VENEZIA 76 : Marriage Story (recensione di Anna Piccini)

I film sono stati per me una cura in alcuni dei momenti più bui della mia vita e mi hanno aiutato a capire ciò che credevo andasse oltre la mia comprensione. Sedendomi in una sala cinematografica, lasciavo che il meccanismo dell’empatia insito nel cinema agisse su di me. Il divorzio è la storia che accomuna moltissimi matrimoni, ed è fonte di vergogna e isolamento. Il sistema giuridico che regolamenta il divorzio è inevitabilmente concepito per dividere. Divide le persone, la famiglia, la proprietà e il tempo. Isola ogni singolo individuo all’interno della propria storia e offusca il punto di vista dell’altra persona. Io volevo offrire una nuova prospettiva, fare una proposta più generosa. Volevo trovare la storia d’amore all’interno del crollo. La speranza nelle aule di tribunale, in mezzo ai documenti e alle regole. I film sono un antidoto al divorzio. Un mondo non di separazione ma di amore

RECENSIONE : Noah Baumbach e’ un vero specialista in drammi familiari. Ci aveva già’ raccontato la storia di un divorzio, in “Il Calamaro e la Balena”, ma dal punto di vista dei figli. In “Marriage Story”, non solo il punto di vista si sposta sugli adulti, ma l’asticella, e l’ambizione, vengono spostate molto più’ alto. Il dramma e’ analizzato con la precisione dell’entomologo ed il taglio dell’anatomopatologo. Ma con una sublime ironia, sempre presente, che sposta le atmosfere da quelle alla Bergman a quelle alla Woody Allen. Ma lo stile di Baumbach e’ solo suo, ed e’ inconfondibile. La litigata tra Scarlett Johansson ed Adam Driver e’ da antologia della storia del cinema. E vale da sola il prezzo del biglietto. Da non perdere.

VALUTAZIONE SINTETICA COMPLESSIVA : 7.5/8/10