VENEZIA 76 : MONDO SEXI (recensione di Rossella Pozza)

MONDO SEXI

VENEZIA 76 : RECENSIONE DI ROSSELLA POZZA

(credits e sinossi dal sito de Le Giornate degli Autori)

MONDO SEXY

MONDO SEXI

di Mario Sesti

Italia, 2019, 75′, colore, DCP

Sceneggiatura: Mario Sesti

SINOSSI

Immagini di repertorio di dodici film documentari erotici degli anni Sessanta. Un ritmo e uno stile di montaggio incalzanti, a tratti quasi ipnotico, segue sonorità contemporanee create ad hoc. La voce dell’autore rompe questo ritmo con un testo che si ispira a Roland Barthes. Il documentario propone un viaggio nel mondo dello strip-tease che evocava l’universo del nudo e del desiderio nella vita notturna degli anni Sessanta.

 

IL REGISTA

 

Critico, giornalista e regista cinematografico, Mario Sesti è autore di un programma di cinema e cultura su Iris (Splendor – Suoni e Visioni). Ha diretto più di dieci documentari, selezionati ai festival di Cannes, Venezia, Locarno e Torino. Ha vinto due volte il premio per il migliore libro di cinema (nel 1994 con Nuovo Cinema Italiano e nel 1997 con Tutti i film di Pietro Germi) e nel 2005 si è aggiudicato il premio Diego Fabbri sempre per il miglior libro di cinema dell’anno (In quel film c’è un segreto). È tra i curatori della Festa del Cinema di Roma. Ha diretto, dal 2012 al 2014, il Taormina Film Fest. Ha collaborato alla sceneggiatura di Appassionate (1999) e a quella di Cosa c’entra con l’amore (1997) con la quale ha vinto il premio Solinas insieme a Ivan Cotroneo e Silvia Barbiera.

Filmografia

2019 Mondo sexy (doc)

2019 Cinecittà – I mestieri del cinema.

Bernardo Bertolucci: no end travelling (doc)

2017 La voce di Fantozzi (doc)

2015 Senza Lucio (doc)

2013 La voce di Berlinguer (doc, con Theo Teardo)

2012 Fiamme di Gadda.
A spasso con l’ingegnere (doc)

2005 La voce di Pasolini (doc, con Matteo Cerami)

2003 L’ultima sequenza (doc)

1997 L’uomo dal sigaro in bocca (doc)

 

 

COMMENTO DEL REGISTA

«Il film setaccia e decostruisce figure, narrazioni e modi di produzione di questi film a basso costo che realizzavano grandi profitti (fino a quattro volte il loro costo) ma soprattutto passa ai raggi X le modalità di discriminazione e adozione di stereotipi sessuali, sfruttamento e abuso dell’immagine del corpo femminile che oggi appaiono altamente controverse e che in questi film sembrano messi sotto una lente d’ingrandimento “involontariamente” rivelatrice. Attraverso le testimonianze di critici ed esperti del genere, di giornaliste e studiose contemporanee, di terapeute e protagoniste del burlesque, ho cercato di mappare e ricostruire il set dell’immaginario di quel cinema, il modo in cui riflette società, ritualità, idee e comportamenti dominanti e traccia, da quella scena, la distanza che, dopo la rivoluzione del #MeToo, in tutto il mondo, ci separa nettamente da uno sguardo di cui abbiamo imparato a riconoscere i limiti, l’inadeguatezza, l’odioso potere». [Mario Sesti]

 

RECENSIONE : La critica cinematografica e’ in crisi, più del cinema. E’ quindi alla ricerca di nuove forme espressive. Il saggio critico filmato, sotto forma di documentario, si va affermando. Questo “Mondo Sexi”, ne e’ dimostrazione esemplare. Mario Sesti e’ critico sopraffino, e si cimenta sempre più spesso dietro la macchina da presa, con crescente padronanza anche del mezzo espressivo per immagini in movimento, oltre che della carta stampata. Questo “Mondo Sexi” ha il pregio di fornire una analisi di 12 film degli anni ’60 che sono praticamente introvabili. Erano documentari “piccanti” di “pronta beva”, come i vini novelli, da consumare e dimenticare in fretta. Fatti sulla scia del precursore “”Europa di Notte”, di Alessandro Blasetti, del ’58. L’analisi critica e’ perfetta. Esalta il vero protagonista di quei film e cioè lo sguardo maschile. Ne evidenzia i limiti in merito alla qualità cinematografica. Appare un po’ ingenua questa ultima affermazione. Mi fa ricordare quanto diceva il grande Charlie Chaplin quando qualcuno gli faceva notare che nelle sue prime comiche si vedevano sullo sfondo gli attrezzisti che portavano una scala o altri oggetti di scena. Lui rispondeva sempre : “Lo spettatore guarda me che sono al centro della scena, l’attrezzista sullo sfondo non lo vede nemmeno”. Parafrasando, allo spettatore di questi film della qualità cinematografica non gliene poteva importare di meno. Era interessato esclusivamente a centimetri quadrati di pelli femminili che in altri contesti non poteva vedere.

Curiosità : in questi film, per ragioni di censura, era vietatissimo mostrare i genitali, ed anche i capezzoli (con la eccezione delle donne di colore), praticamente anticipando l’algoritmo di facebook .

VALUTAZIONE SINTETICA COMPLESSIVA : 7. 5/10