ROMA XIV (2019) : 438 Days (Recensione di Rossella Pozza)
(credits e sinossi da cinematografo.it)
Titolo originale : 438 Dagar (2018)
- Regia:
- Attori:
Gustaf Skarsgård – Martin Schibbye,
Matias Varela – Johan Persson,
Faysal Ahmed – Abdullahi Hussein,
Nat Ramabulana – Werar,
Fredrik Evers – Jens Odlander,
Josefin Neldén – Linnéa Schibbye
- Sceneggiatura: Peter Birro
- Fotografia: Sophia Olsson
- Musiche: Jon Ekstrand
- Montaggio: Hanna Lejonqvist
- Scenografia: Fred Du Preez
- Costumi: Clinton Booyse
- Suono: Andreas Franck
- Durata:214′
- Colore:C
- Genere:DRAMMATICO, THRILLER
- Specifiche tecniche:CINEMA SCOPE (1:2,39)
- Produzione:SANDRA HARMS, KARL FREDRIK ULFUNG PER MISO FILM SWEDEN CON DO PRODUCTION, SOUTH AFRICA
– PRODUTTORI ESECUTIVI: JONAS ALLEN & PETER BOSE
– PRESENTATO ALLA XIV EDIZIONE DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2019) | SELEZIONE UFFICIALE
SINOSSI :
La sera del 28 giugno 2011 i giornalisti svedesi Johan Persson e Martin Schibbye attraversano il confine tra Somalia ed Etiopia. Il loro obiettivo è quello di indagare sulle conseguenze che la spietata caccia al petrolio ha sulla popolazione della regione dell’Ogaden. Cinque giorni dopo si ritrovano nelle mani dell’esercito etiope e, in seguito a un processo kafkiano, sono condannati a 11 anni di prigione per terrorismo.
Recensione di Rossella Pozza: Il film è ispirato alla vera storia dei due giornalisti svedesi arrestati e condannati a 11 anni di carcere per terrorismo in Ogaden (Etiopia). Da quanto ci racconta il film, la dinamica dei fatti e la scansione della storia reale è stata rispettata fedelmente nella messa in scena. Il dramma personale dei due giornalisti è raccontato con precisione. Gli interpreti sono credibili e la confezione più che decorosa. Quello che manca è il “cuore”. Non si riesce, infatti, a empatizzare totalmente con i malcapitati, perché il film non è stato costruito in maniera sufficientemente avvincente. L’inferno del carcere di Addis Abeba, una sorta di agglomerato contornato da grandi mura, all’interno del quale i dannati reclusi vengono scaricati, senza che le guardie carcerarie interferiscano minimamente con quello che succede lì dentro, avrebbe avuto materia da vendere per una rappresentazione drammaturgica. E invece sembra un centro di “Avventure nel mondo”. Non si cattura l’attenzione e la partecipazione emotiva degli spettatori in questo modo. Quello che comunque rimane dalla visione di questo film, dal racconto di questa storia, è il tema dello sfruttamento delle ricchezze dei paesi meno sviluppati –ad ogni costo- da parte delle multinazionali.
Valutazione sintetica : 6.5/7