In prima italiana al Trieste Film Festival
IL DONO
un film documentario di
Giuliano Fratini
Il primo film sulla ‘zona’ italiana
di Andrej Tarkovskij
Una produzione Infinitas film
Una distribuzione Istituto Luce-Cinecittà
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IN ALLEGATO COMUNICATO E PRESSBOOK
DA QUI LE FOTO DEL FILM:
https://we.tl/t-T70dzPYES6
Arriva in prima italiana al Trieste Film Festival 2020, dopo le anteprime internazionali nelle prestigiose vetrine del Bafici di Buenos Aires, e del Festival di Varsavia, Il dono, opera prima documentaria di Giuliano Fratini, e un racconto-evento: il primo film a documentare un capitolo del tutto inedito – eppure decisivo – della carriera di uno dei grandi del cinema di tutti i tempi, Andrej Tarkovskij.
Il Dono porta letteralmente alla luce una storia occultata per decenni di uno degli avamposti della storia del cinema mondiale: Andrej Tarkovskij. L’autore di capolavori totali come L’Infanzia di Ivan, Andrei Rublev, Solaris, Lo Specchio – il suo film più personale e l’unico a non aver ricevuto premi – è una pietra angolare che ha influenzato e continua a influenzare intere generazioni di cineasti. Il film di Giuliano Fratini mostra l’ultima fase della vicenda esistenziale legata al suo esilio italiano, quando dopo l’uscita in sala di Nostalghia, esaurito il permesso di lavoro all’estero concesso dalle autorità sovietiche, l’artista decide di non rientrare in patria e di tagliare definitivamente i legami fisici con la Russia, cui è visceralmente e spiritualmente legato. Da quel momento è un esule, un ‘traditore della patria’ secondo i rapporti riservati del KGB – alcune delle cui spie si riveleranno suoi accesi ammiratori. Siamo nel 1983, e Tarkovskij trova un rifugio italiano in un paesino della provincia romana, un borgo medievale nei pressi di Tivoli. Qui inizia l’ultimo capitolo del suo soggiorno italiano, che si rivelerà straordinariamente importante e fecondo nella sua opera e nell’immagine che questo genio della visione ha voluto consegnare al mondo, proprio come ‘un dono’.
SINOSSI
Andrej Tarkovskij (1932-1986), dopo l’uscita del film Nostalghia, ha esaurito il permesso da parte delle autorità sovietiche di lavorare all’estero: deve tornare in patria. Ma dai messaggi che riceve da alcuni amici e colleghi capisce che in Russia lo aspetta una vita ancor più dura rispetto a quella che da sempre gli è stata riservata, nonostante il talento e i successi come il Leone D’Oro per L’Infanzia di Ivan alla Mostra del Cinema di Venezia del 1962. Decide così di strappare con le autorità sovietiche e, un anno prima della Conferenza di Milano del 1984 in cui annuncerà ufficialmente questa decisione, lascia gli amici romani che lo ospitano e si rifugia in una località segreta, nel tentativo di sfuggire al controllo esercitato delle autorità anche in terra straniera. Inizia così nel giugno 1983 il soggiorno nel paese di San Gregorio da Sassola, suggestivo borgo medievale in cui può respirare un clima di ritrovata serenità a contatto con la natura e con la semplice umanità degli abitanti. San Gregorio come una nuova Zona, anche qui una casa abbandonata come in Stalker, una casa in cui affiorano desideri e visioni. Presto capirà di essere stato scoperto, ritrovandosi di nuovo in cammino verso altre direzioni, ma portando questa volta con sé i germi di una malattia che si rivela al suo carattere profetico proprio durante il soggiorno a San Gregorio. Qui porta a termine degli scritti importantissimi come Scolpire il Tempo, il suo trattato di teoria cinematografica, l’adattamento teatrale del ‘Boris Godunov’, ma soprattutto la sceneggiatura di Sacrificio, il suo testamento cinematografico.
Credo di aver visto tutti i documentari che sono stati fatti su Tarkovskij. Non ho mai trovato in alcuno di questi – quello che io ho cercato di far emergere nel mio, ossia quanto fosse legata la biografia spirituale e umana del regista alle vicende politiche in cui era immersa… Cercavo i sentieri della mia infanzia, itinerari eminentemente tarkovskijani – gli incroci della mia biografia con quella del soggiorno tiburtino di Tarkovskij – e ho trovato anche una storia di spionaggio. La mia scelta morale e politica è stata quella di lasciarla [dalle note di regia di Giuliano Fratini)
IL DONO credits
Sceneggiatura e Regia Giuliano Fratini
Camera Francesco Crispino, Stefano Talone Direttore della fotografia Stefano Talone (A.I.C. m.a.) Musiche Bernardino Fratini, Pipe’s Not Dead Montaggio Maurizio Baglivo Supervisore al montaggio Luciano Vittori Correzione colore Luciano Vittori VFX Alessio Ricciarelli, Daniele Crociani Supervisore VFX Luciano Vittori Montatore di presa diretta Gianluca Rocchi Fonico di mix Roberto Cappannelli Post produzione audio Roberto Casula Promozione e realizzazione Diritti HV Vera Fazio
Una produzione Infinitas film
Una distribuzione Istituto Luce-Cinecittà
Italia, 2019 89’ Colore e b/n (riprese e repertorio)
Marlon PELLEGRINI
Ufficio stampa
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ISTITUTO LUCE-CINECITTÀ srl
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