Gli anni amari (RECENSIONE DI CATELLO MASULLO)
ITALIA – 2019
Il film ripercorre la vita e i luoghi di Mario Mieli, tra i fondatori del movimento omosessuale nostrano nei primi anni 70. Nato nel 1952 a Milano e morto suicida nel 1983, prima dei trentun anni, Mario fu attivista, intellettuale, scrittore, performer, provocatore, ma soprattutto pensatore e innovatore dimenticato. Figlio di genitori benestanti e penultimo di sette figli, vive una vita intera in un rapporto complicato con il padre Walter e la madre Liderica.
- Regia:
- Attori:
– Ivan Cattaneo,
– Mario,
– Umberto Pasti,
– Walter, il padre,
– Giulio, uno dei fratelli,
– Piero Fassoni,
– Corrado Levi,
– Liderica, La Madre
- Soggetto: Grazia Verasani, Stefano Casi, Andrea Adriatico
- Sceneggiatura: Grazia Verasani, Stefano Casi, Andrea Adriatico
- Fotografia: Gianmarco Rossetti
- Montaggio: Chiara Marotta
- Costumi: Andrea Barberini, Giovanni Santecchia
- Durata:112′
- Genere:BIOGRAFICO
- Specifiche tecniche:FORMATO: 2,39:1 FULL HD; SUPPORTO DI RIPRESA: HD; AUDIO STEREO
- Produzione:SAVERIO PESCHECHERA, NICOLETTA MANTOVANI PER CINEMARE E RAI CINEMA, IN COLLABORAZIONE CON PAVAROTTI INTERNATIONAL 23 SRL, CON IL SOSTEGNO DEL MIBAC DIREZIONE CINEMA, CON IL CONTRIBUTO DI EMILIA ROMAGNA FILM COMMISSION E APULIA FILM COMMISSION
- Distribuzione:I WONDER PICTURES
NOTE
– PREAPERTURA ALLA XIV EDIZIONE DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2019)
RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: Mario Mieli ha avuto un ruolo fondamentale nella storia delle lotte per la conquista dei diritti civili in Italia. Il merito maggiore di questo film e’ quello di ricordarcelo ed e’ quello di accendere i riflettori su questa figura controversa, a favore, soprattutto, delle giovani generazioni. “Gli Anni Amari” racconta il periodo della vita di Mieli compreso tra il 1969 e il 1983. Anni cruciali, di accesi conflitti e grandi conquiste di diritti per i diversi, per gli ultimi, per i paria della società. Sono gli anni delle azioni provocatorie, scandalose, trasgressive e rivoluzionarie di Mario Mieli, condensate nella autobiografia “Il risveglio dei faraoni”, di cui la famiglia, all’indomani del suicidio di Mieli, bloccò la pubblicazione per anni. La struttura del film e’ di stampo classico, con un fluire cronologico degli eventi. Che ci aiuta a leggere un pezzo importante di storia del nostro paese. Credibile e centrata la interpretazione di Nicola Di Benedetto. Non sono da meno i comprimari, tra i quali spiccano i sempre straordinari Sandra Ceccarelli e Antonio Catania. Film importante ed imprescindibile per la storia dei movimenti gay nel nostro paese, di cui si sentiva la mancanza e si avvertiva l’urgenza. Peccato l’uscita in sala, prevista nell’anniversario del suicidio di Mieli, il 12 marzo 2020, sia incappata nella chiusura generalizzata delle sale causa covid19. Se ne attende il più rapido recupero.
Curiosità : ho posto una domanda al regista ed agli sceneggiatori : “La scelta del titolo, “Gli anni amari”, appare in contrapposizione con il primo 90% del film, che e’ irradiato di felicità, di voglia di vivere. Non sembrano davvero anni amari quegli anni. L’amarezza arriva solo nell’ ultima parte. Perché questa scelta narrativa di fare una forte ellissi dal periodo gioioso a quello di tormento che porta al suicidio? Poi una curiosità : viene sottolineata la frattura di Mario Mieli da Angelo Pezzana ed il FUORI, che viene accusato da Mieli di essersi schierato con il partito radicale. Come mai, dato che il partito radicale e’ l’unico che si e’ sempre fortemente battuto per i diritti degli omosessuali e dei diversi in generale? “. La risposta di Andrea Adriatico : “domanda bellissima. Comincio dall’ultima parte. Mario Mieli era in un’ottica completamente fuori dalle idee gay. Lui e’ stato in contatto fortissimo con il movimento femminista per il diritto delle donne ad emanciparsi. I salotti che aveva vissuto Fernanda Pivano. Altra questione e’ politicizzare, entrare nel momento particolare per il movimento gay come quando ha accostato la sigla ARCI. Molto contestato dal movimento gay: “ Pensiamo prima di esistere e poi mettersi in politica”, altra parte della narrazione. Il titolo e’ un verso di una canzone che nasce verso la fine degli anni ’70, di Pino Daniele, che apre con “diritto alla felicità permanente”. Sono un’ammissione che quegli anni sono stati bellissimi, ma molto amari. Il grande sogno, ipotetica centratura sul diritto alla felicità. Una questione che si spazza via con violenza incredibile negli anni ‘80 dando l’amarezza. Quello che era a portata di mano e’ stato spazzato via. L’AIDS nell’83 ha portato via il sogno”.
Valutazione sintetica : 6.5/7