Il filo dell’alleanza (RECENSIONE DI ASSUNTA MASULLO )
ITALIA – 2018
Un gruppo di donne tra Israele e Palestina. Una tela da ricamare. Un tentativo di ricucire gli strappi in un territorio in guerra.
- Regia:
Francesco Micciché e Daniela Papadia
- Sceneggiatura: Daniela Papadia
- Fotografia: Gioacchino Castiglione
- Musiche: Francesco Cerasi
- Montaggio: Paolo Vanghetti
- Suono: Matteo Del Vecchio
- Colore:C
- Genere:DOCUMENTARIO
- Durata : 57’
- Produzione:R-REPORTER IN ASSOCIAZIONE CON ISTITUTO LUCE CINECITTÀ
- Distribuzione:ISTITUTO LUCE CINECITTÀ
(RECENSIONE DI ASSUNTA MASULLO ): “Il Filo dell’Alleanza” e’ un progetto culturale che fa parte del programma “Italia, Culture, Mediterraneo” del Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, realizzato da Wish. Consiste nella realizzazione di un grande arazzo, lungo quasi sei metri, idea concepita dall’artista Daniela Papadia, con lo scopo di farlo ricamare da donne di sei etnie diverse, israeliane e palestinesi, druse e beduine, che vivono tra Israele e Palestina. L’arazzo rappresenta una mappa del mediterraneo che contiene una ricostruzione grafica del genoma umano del nostro sangue. Metafora potentissima, del sangue versato nei tanti conflitti dell’area, ma anche simbolo di vita e di legami antichi, che ci fa capire come deriviamo tutti da uno stesso sangue (come ci informa il film, tutte le genti del mediterraneo sono identiche al 99.9% per quanto attiene al genoma). I vari pezzi che compongono l’arazzo sono state delle tovaglie da tavolo, sulle quali si e’ mangiato. Il racconto che ne fa il film ha qualcosa di magico, come se volasse da una comunità all’altra su un tappeto volante. Il filo che lega questi pezzi di stoffa e che li ricama, ricuce tante storie e tanti strappi (in lingua ebraica “ricamo” significa anche “tessuto”, come il tessuto umano, la pelle). Il genoma ci fa riflettere sui comuni tratti di umanità che ci contraddistinguono e ci accomunano. Impreziosiscono il film una serie di illuminanti interviste al grande pensatore Abraham Yehoshua (“Devi sapere il più possibile del passato, solo così puoi cambiare il passato”). Il momento finale in cui le donne delle varie etnie che hanno partecipato al progetto si incontrano fisicamente e’ di una commozione travolgente (con palestinesi e beduine che aiutano le israeliane, in ritardo sul loro lavoro) . E ci convince che se ci fossero più donne ai posti di comando ci sarebbero molte meno guerre. Imperdibile.
Valutazione sintetica : 8