Stay Still (RECENSIONE DI CATELLO MASULLO )
Still Stehen
(sinossi e credits da cinematografo.it )
GERMANIA, ITALIA – 2019
Julie è un’ereditiera testarda e sarcastica che celebra l’ozio e di tanto in tanto si reca volontariamente in una clinica psichiatrica per sfuggire al lavoro e alle responsabilità. Agnes, d’altra parte, è una giovane e ingenua infermiera, madre di una bimba di tre anni con un problema fondamentale: nonostante le ansie di soddisfare tutte le aspettative, ancora non ha capito cosa voglia dire essere madre. Quando le due donne si incontrano in clinica, nonostante le evidenti differenze, iniziano una ribellione che metterà a ferro e fuoco tutto e tutti quelli che gli stanno intorno.
- Regia:
- Attori:
,
,
,
,
,
- Musiche: Sascha Ring
- Durata:90′
- Colore:C
- Genere:DRAMMATICO
- Produzione:ANDREA SRTUCOVITZ
- Distribuzione:ISTITUTO LUCE CINECITTÀ
(RECENSIONE DI CATELLO MASULLO ): Opera di esordio per Elisa Mishto, regista di origini italiane, una ex pugile e video-artista che vive a Berlino ormai da vent’anni. L’idea di questo film e’ nata nella mente della regista qualche anno fa, mentre girava uno dei suoi primi documentari sulle istituzioni psichiatriche,”States of Mind”, e si e’ imbattuta in qualcosa che l’ha profondamente colpita, i pazienti, che ha definito : “personaggi un po’ felliniani, con un grande forza di sconvolgere la realtà e di plasmarla secondo i propri bisogni”. Il film e’ una co-produzione italo-tedesca e, nonostante la lavorazione sia durata sei anni per questioni produttive, ha felicemente coniugato il meglio delle caratteristiche degli apparati produttivi dei due paesi, quello tedesco, organizzato, affidabile, chiaro, con un sistema finanziario che funziona molto bene, e quello italiano , che ha una maggiore sensibilità artistica. Il film e’ molto originale, rifugge dagli stereotipi delle storie sul disagio mentale, mette accanto due protagoniste di carattere diametralmente opposto, ma che hanno in comune l’impeto alla ribellione alle convenzioni sociali oppressive (con un lontano richiamo/omaggio a “Qualcuno volò sul nido del cuculo”). Un’opera di esordio riuscita, con una solida scrittura, una direzione molto professionale, interpreti credibili, ed una apprezzabile dose di ironia (su tutti un irresistibile scambio di battute tra lo psichiatra e la infermiera, a proposito della paziente protagonista : “la prima volta che l’ho incontrata , 10 anni fa, aveva rubato un lama e lo aveva portato ad un raduno in un bosco…/ ma per una cosa del genere si finisce in galera! / No, se riesci a convincere il giudice che te lo ha chiesto il lama!”). Degne di nota le musiche originali di Sascha Ring (Apparat), (che aveva già curato le musiche di un cortometraggio precedente delle regista ), uno dei nomi più importanti nella scena elettronica contemporanea che ha già in passato lavorato per autori italiani, avendo firmato anche la colonna sonora de “Il giovane favoloso” e di “Capri-Revolution”, per cui ha recentemente vinto un David di Donatello.
Valutazione sintetica : 7