Recensione di Massimo Nardin
Significativi entrambi i titoli, quello del cortometraggio e quello del progetto finanziato dall’Unione Europea, messo in essere dall’istituto comprensivo Caporizzi-Lucarelli e realizzato dalla scuola secondaria di primo grado per il tramite dei suoi alunni e del regista trentenne pugliese Vito Marinelli, qui anche in veste di sceneggiatore insieme a quegli stessi alunni-interpreti.
Ebbene, il cortometraggio ha come scommessa la conoscenza: Ma chi ti conosce!, conoscere l’altro e conoscere se stessi. Il titolo del progetto recita invece “Ciak si scrive: parole in movimento”, e mette in relazione due dimensioni solitamente distinte: da una parte la pagina scritta, letta, il silenzio, l’immagine mentale; dall’altra la parola recitata, udita, l’audio, il video, l’immagine immortalata dalla videocamera. Un analogo arco comunicativo è vissuto dal protagonista, un piccolo “eroe al quadrato”, beniamino dei “like” e delle navigazioni distratte dei compagni di scuola. Proprio per suscitare il loro l’interesse crea ad hoc dei prodotti audiovisivi basati sulle tematiche più cliccate e gettonate, confermando ogni volta di essere un persuasivo venditore di se stesso e al contempo di vivere rapporti superficiali con la realtà e con i propri compagni, se è vero che il contatto con loro si limita a dei “selfie” rubati nel corridoio.
Durante l’ennesima messa in scena, che avrebbe dovuto portare all’ennesimo profluvio di like, qualcosa va storto. E non è un caso se i traghettatori dell’imprevisto sono proprio i due cosiddetti “diversi”: il compagno di banco incapace di auto-promuoversi sul web e un altro studente fino a quel momento tenuto lontano e ghettizzato da tutti. È proprio quest’ultimo a infrangere le regole, abbattere le distanze, bruciare il copione e abbracciare il protagonista, scompaginando tutto quello che costui aveva architettato e mandandone in fumo l’immagine “social”. Non è altrettanto un caso se il dialogo tra i due non è captabile dalla videocamera dello smartphone tenuto in mano dal sodale compagno di banco: a quel punto l’eroe è chiamato a mettere finalmente in discussione la propria vita, a confrontarsi con il mondo reale, con l’imprevisto, con l’inatteso, e quindi a tagliare i ponti con la Rete – almeno temporaneamente, e almeno con una certa concezione di essa.
Auspichiamo che nel suo cammino di maturazione egli riesca a coinvolgere i suoi compagni, gli stessi che una volta lo ammiravano, dando loro una bella svegliata.
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