SEMINA IL VENTO di DANILO CAPUTO
in anteprima il 22 agosto al Bif&st e in sala dal 3 settembre con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection
UNA FAVOLA DI RIBELLIONE AI PARASSITI, NATURALI E SOCIALI.
UNA STORIA DI RINASCITA
Sarà presentato in anteprima al Bif&st – Bari International Film Festival (sabato 22 agosto, ore 16.00, Teatro Piccinni), e sarà poi in sala dal 3 settembre con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, SEMINA IL VENTO di Danilo Caputo, che ha avuto la sua premiere internazionale all’ultima Berlinale, nella sezione Panorama.
Una storia di ribellione e rinascita, ambientata tra alberi d’olivo e scenari industriali del tarantino.
Una giovane donna che lotta per salvare la sua terra dai parassiti, naturali e sociali.
Nica è una studentessa di agronomia, poco più che ventenne. Dopo tre anni d’assenza torna a casa, in un paesino vicino Taranto, e lì trova un padre sommerso dai debiti, una terra inquinata, gli ulivi devastati da un parassita. Tutti sembrano essersi arresi davanti alla vastità del disastro ecologico e suo padre aspetta solo di poter abbattere l’uliveto di famiglia per pura speculazione economica. Nica, forte di uno spirito battagliero ereditato dall’amata nonna, lotta con tutte le sue forze per salvare quegli alberi secolari. Ma l’inquinamento ormai è anche e soprattutto nella testa della gente e lei si troverà a dover affrontare ostacoli inaspettati…
Il film esplora il conflitto tra due modi di pensare e sentire la natura, quello di Nica, ereditato dalla nonna, e quello di Demetrio, figlio di un progresso industriale che ha disatteso le sue promesse. Interpreti della vicenda sono gli attori Yile Yara Vianello (la giovane protagonista di “Corpo Celeste” di Alice Rohrwacher), Caterina Valente, Espedito Chionna e Feliciana Sibilano.
Spiega il regista tarantino Danilo Caputo, che ha ambientato la sua storia ai piedi dell’Ilva: «A dieci chilometri da casa mia c’è il più grande polo siderurgico d’Europa, una fabbrica che inquina da 60 anni e della quale però non riusciamo a fare a meno. Perché il vero problema è l’inquinamento mentale… questa strana patologia moderna per cui chi è disposto ad avvelenare la propria terra, è disposto ad avvelenare se stesso».
« L’attaccamento che provo per queste terre è lo stesso attaccamento che sente Nica, la protagonista di Semina il vento. C’è anche la rabbia, la stessa che prova Nica. Ma la rabbia è sterile se non si unisce alla voglia di lottare per cambiare le cose, proprio come fa Nica, che immagina un futuro diverso a partire dal passato. […] Ma non volevo fare un film per puntare il dito. Non volevo fare un film sull’inquinamento, né sulla xylella, né sulle ecomafie. Volevo fare un film per provare a capire come fenomeni del genere siano possibili. Così ho provato a interpretare i fatti come sintomi di qualcosa di più profondo».
Il film è una produzione Jba Production e Okta Film con Rai Cinema in coproduzione con Graal Films, e con il contributo di Regione Puglia e il sostegno di Apulia Film Commission, con il sostegno del Fondo bilaterale per le coproduzioni cinematografiche italo-francesi del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MiBACT) e del Centre national de la cinématographie (CNC), con il contributo del MiBACT – Direzione Generale Cinema per la produzione di opere di giovani autori, con il sostegno di Eurimages e del Greek Film Centre.
Danilo Caputo, tarantino, classe ’84, ha scritto e diretto i corti Polvere (2008), Banduryst e Il Posto Fisso (2009), e il lungometraggio no-budget La Mezza Stagione, presentato in anteprima nel 2014 a Karlovy Vary.
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