L’agnello film dell’esordiente Mario Piredda (recensione di Armando Lostaglio)
Era uscito poco prima della chiusura delle sale, un anno fa circa. Ne parliamo con l’auspicio che possa ritornare a circolare, come altri film finora bloccati. Un film giovane “L’agnello” che l’esordiente Mario Piredda sa ben calibrare, sotto diverse luci.
Siamo in una Sardegna non ben definita, il paesaggio incantato della costa ripreso in simbiosi con l’interno di collina e rocce. E’ un’area sottoposta alle servitù militari, argomento che il giovane regista sardo tiene da sottofondo ad una storia familiare, ad un bel rapporto padre-figlia, e ad una antropologia culturale che si fa metafora della quotidianità, ruggini familiari compresi. E c’è il tema incombente della morte, dell’agnello sacrificale che non vuol essere sacrificato. Mario Piredda tratta dunque un tema che sta a cuore da tempo al popolo sardo: la presenza militare con gli abitanti della zona, che può essere una delle cause di morte denunciata da tempo. Nel film è la leucemia cui è affetto il papà della ragazza, Anita, che racconta e denuncia in maniera indiretta la sgradita “presenza”. Della stessa malattia era pure mancata sua madre. Il film si regge sulla brillante interpretazione della giovane Nora Stassi/Anita, che scarica le sue ansie suonando la batteria, è dotata di una briosa ironia che fa da contraltare alla narrazione nella quale i rapporti interfamiliari rendono cupo il divenire. “La parola Agnello – suggerisce Durdica, giovane archeologa sarda – mi ricollega sempre alla simbologia sacra, quindi ho subito intuito il simbolo della morte per una rinascita, un sacrificio per la rinascita del mondo (più consapevole).” Dunque Piredda sa cogliere i ritmi della quotidianità, i luoghi “dialogano” con la storia, con le sue ataviche preclusioni che fanno dei sentimenti la cassa di risonanza di un futuro che stenta a riapparire. Ma è nella gioiosa ostinatezza della giovane protagonista la chiave di un riscatto di una terra che ambisce al futuro prossimo venturo, visto ben oltre i suoni assordanti e le luci artefatte dei milionari ritrovi estivi.