L’Anac con Liliana Cavani per un premio a Silvano Agosti

L’Anac con Liliana Cavani per un premio a Silvano Agosti

Dopo il comunicato della settimana scorsa a sostegno di Silvano Agosti che paventa la chiusura della sua sala, Azzurro Scipioni, L’Associazione Nazionale Autori Cinematografici ha ricevuto numerose adesioni, tra cui quelle di Ricky Tognazzi, Pupi Avati, Simona Izzo e Liliana Cavani. Quest’ultima, in un’appassionata lettera deplora l’eventuale chiusura della storica sala di Prati, e lancia la proposta di attribuire un premio a Silvano Agosti da parte delle Istituzioni capitoline.

“Il cinema Azzurro Scipioni è l’unico luogo a Roma nel quale si è riusciti per anni a vedere sistematicamente la Storia del Cinema – scrive Liliana Cavani nella sua lettera – e Silvano Agosti merita un premio da parte della comunità romana per avere coperto una mancanza totale di una sala demandata a questo nobile scopo. Dalla nostra comunità, finora, al posto di un Premio per il cinema e un sostegno economico DOVUTO, Agosti ha ricevuto la solita indifferenza…”.

“Non possiamo che aderire pienamente alla proposta di Liliana Cavani – afferma il presidente dell’Anac, Francesco Ranieri Martinotti – e impegnarci a ufficializzarla all’Assessore della Cultura di Roma Capitale, Luca Bergamo. Abbiamo saputo che in questi giorni l’Assessore e Vice-sindaco ha parlato con Silvano Agosti, mostrando una particolare attenzione alle sorti dell’Azzurro Scipioni, il che ci sembra un buon segnale”.

Come si ricorderà, subito dopo Natale, Silvano Agosti aveva annunciato di voler vendere all’incanto le poltrone della sala (base d’asta 5 euro l’una). La pandemia e l’aumento dell’affitto richiesto dal proprietario dell’immobile hanno reso insostenibili i costi di gestione e la chiusura è apparsa inevitabile.

Le difficoltà denunciate da Agosti sono le stesse che stanno vivendo centinaia di cinema, teatri e sale da concerto italiani, difficoltà protratte ulteriormente con le nuove disposizioni del Governo che saranno in vigore fino al 5 marzo 2021. Si compirà così un anno di chiusura semi-totale delle sale, un’inattività alla quale sarà difficile rimediare senza un preciso ed efficace piano di riapertura. Quante sale saranno in grado di riaprire dopo il 5 marzo? Quante non riapriranno mai più? Con quale piano si affronterà la riapertura? La funzione pubblica non può limitarsi all’erogazione dei pur indispensabili e apprezzabili ristori, ma, nell’attesa che la morsa della pandemia si allenti, dovrebbe esplicarsi anche attraverso una valutazione delle condizioni in cui versano le sale italiane e un’interlocuzione diretta con gli esercizi, al fine di realizzare un censimento che fotografi lo stato attuale dei cinema nelle diverse regioni. Tutto ciò andrebbe effettuato in vista di un reale rinnovamento del modo di proporre la visione collettiva sul grande schermo e di accogliere il pubblico. E’ in gioco la sopravvivenza della rete di quegli spazi di fruizione della cultura costituitisi nel corso di decenni e che rappresentano in tante città e province italiane gli unici luoghi rimasti di socializzazione e di confronto diretto delle idee di cui ci sarà sempre bisogno, nonostante le piattaforme.

 

 

 

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