- TORINO FILM FESTIVAL (2020).
The Evening Hour (recensione di Catello Masullo)
(Sinossi e credits da cnematografo.it)
USA – 2019
Sinossi : Un tempo Dove Creek, in West Virginia, era la classica florida cittadina mineraria americana. Oggi, questa comunità post-industriale è in declino. Cole Freeman lavora come collaboratore sanitario a domicilio, occupandosi degli anziani ma neppure la vendita illecita di antidolorifici riesce a fargli sbarcare il lunario. Come tanti della sua generazione vuole cambiare vita ma le opportunità sono sempre poche e l’ambiente che lo circonda è in costante cambiamento. Cole appartiene a una generazione intrappolata in un vortice di paura esistenziale, mancanza di opportunità e inadeguatezza.
- Regia:
- Attori:
– Terry Rose,
– Ruby Freeman,
– Lacy Cooper,
– Everett,
– Charlotte Carson,
– Reese Campbell,
– Dorothy Freeman,
– Cole Freeman,
– Randy
- Soggetto: Carter Sickels – (romanzo)
- Sceneggiatura: Elizabeth Palmore
- Fotografia: Declan Quinn
- Montaggio: Andrew Hafitz, Joseph Krings
- Scenografia: Debbie De Villa
- Costumi: Carisa Kelly
- Durata: 115′
- Colore: C
- Genere: DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: DCP
- Tratto da: romando omonimo di Carter Sickels
- Produzione: LUCAS JOAQUIN, BRADEN KING, DERRICK TSENG PER SECRET ENGINE
NOTE
– IN CONCORSO AL 38. TORINO FILM FESTIVAL (2020).
RECENSIONE DI CATELLO MASULLO : Opera seconda di Braden King, dopo “Here”, girato nel Nagorno Karak. Anche in questo secondo film, come nel primo, le quinte naturali costituiscono uno dei personaggi principali. I Monti Appalachi di questo “The Evening Hour”, sono una potente metafora del profondo senso claustrofobico del film : realizzano, infatti, una perfetta gabbia che racchiude Dove Creek, in West Virginia. Senza via di fuga. Dove ti devi arrampicare fin sulla cresta delle montagne per vedere un panorama, la cui vista ti e’ preclusa se vivi in città. Che opprime tutti i suoi abitanti in disfacimento fisico e morale e non da loro alcuna prospettiva. E nessuna liberta’. Un film maturo, profondo, dolente. Dalle suggestive atmosfere crepuscolari. Con interpreti in grande spolvero. Da non perdere.
Curiosità, ho chiesto al regista : “il cognome dl protagonista, Freeman, uomo libero, ha un sapore ossimorico, in una vicenda sempre in bilico tra perdizione e salvezza, in cui tutto sembra destinato alla catastrofe delle macerie dell’anima?”. Questa la risposta di Braden King: “per certi aspetti bisognerebbe chiedere a Carter (Carter Sickels, l’autore del romanzo, ndr.), perché ha chiamato il suo protagonista uomo libero. E’ molto intenzionale. Cole si pone al di fuori del paradigma delle persone che gli stanno intorno. Il nome e’ simbolico ed intenzionale”.
VALUTAZIONE SINTETICA : 7.5