“Finanza in celluloide”, di Catello Masullo
La registrazione dell’evento e del film antologico originale può essere scaricata dal seguente link: :: https://www.cinecircoloromano.it/2021/04/eventi-dibattiti/i-mercoledi-culturali-del-cinecircolo-romano-14-aprile-2021-finanza-in-celluloide/
I principali contenuti sono anche riassunti di seguito.
Di finanza parlano tutti. Molti millantando di essere degli esperti. A giudicare dai risultati e dalle (ridicole) capacità di prevedere gli andamenti dei mercati anche dei più grossi esperti finanzieri, forse nemmeno questi ultimi ci capiscono davvero qualcosa. Magari vale la pena premettere (e ricordare) qualche definizione, facendomi aiutare da Wikipedia : “La finanza è la disciplina economica che studia i processi e le scelte di investimento e finanziamento, soffermando l’analisi sul lato prettamente tecnico, cioè pricing, hedging e valutazione delle attività oggetto dell’investimento o finanziamento. La finanza si occupa anche degli strumenti finanziari, attraverso i quali avvengono gli scambi di flussi di denaro tra individui, imprese e Stati, oltre che dei mercati sui quali tali strumenti finanziari vengono negoziati. Una differenza rilevante fra un investimento finanziario ed investimento produttivo è la capacità del secondo di creare ricchezza economica reale per la società. Esiste un dibattito di etica della finanza, legato all’ipotesi che la finanza sia un gioco a somma zero, capace quindi solo di spostare denaro fra soggetti economici, o un gioco a somma positiva, in grado di creare ricchezza per alcuni di questi; in altri termini, se possa creare una “torta” più grande, o solo cambiare la dimensione relative delle diverse “fette” dei vari attori dello scenario finanziario”.
Mi piace citare per la specie i sintetici pareri di alcuni uomini autorevoli. Più che autorevoli, dovessi dire. “Avevano cominciato a considerare il governo degli Usa come una mera appendice dei loro affari. Ora sappiamo che il governo esercitato dalla finanza organizzata è altrettanto pericoloso del governo della malavita organizzata”. (Franklin D. Roosevelt). “Da tempo sono convinto che la sovrastruttura finanziario-borsistica con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati favorisca non già il vigore competitivo ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio, che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori in un quadro istituzionale che di fatto consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi. Esiste una evidente incoerenza tra i condizionamenti di ogni genere che vincolano l’attività produttiva reale dei vari settori agricoli industriali, di intermediazione commerciale e la concreta licenza di espropriare l’altrui risparmio che esiste per i mercati finanziari”. (Federico Caffè). “Mi propongo di esaminare le cause dell’atteggiamento di critica verso i banchieri e le banche in alcuni paesi. In altri tempi gli assetti bancari stimolarono interessi intorno al comportamento delle banche. Una delle cause del sospetto nei confronti dei banchieri credo debba attribuirsi all’estensione assunta dall’intermediazione finanziaria sia nei regolamenti tra paesi sia all’interno di ciascuno di essi. La diffidenza (nei confronti dei banchieri) trae origine dalla convinzione che le banche commerciali si sono appropriate di una porzione troppo ampia della sovranità monetaria”. (Guido Carli). E, infine, quella forse più famosa: “C’EST L’ARGENT QUI FAIT LA GUERRE”. (attribuita a Napoleone Bonaparte). Che mi pare la più azzeccata. Si, perché, se si riflette bene, dietro ogni (apparente) motivazione, religiosa, etnica, politica, geografica, ecc., sotto sotto, è sempre il denaro che spinge l’uomo al conflitto (o meglio lo spinge a convincere altri uomini, più ingenui e sprovveduti di lui, a combatterla per suo conto, per un suo arricchimento finale, a spese dell’impoverimento dei più). Del tutto naturale, quindi, che di finanzia si occupino le arti. Ed in particolare quelle narrative. Moltissimi i film sulla finanza. Di seguito fornisco dei cenni di inquadramento e contestualizzazione di alcuni di essi, che ho scelto per comporre un filmato antologico. Come ho fatto per le precedenti analoghe ricerche monografiche (“Un pensiero triste che si balla”/(“Tango in celluloide”), “Mostri di celluloide”, “Natale in celluloide”, “Gourmandises in celluloide”, “Spaghetti in celluloide”, “Vino in celluloide”, “Cioccolata in Celluloide”, “Beffe in Celluloide”, “Caffè in Celluloide”, “Miele in Celluloide”), a comporre il film di montaggio ho inserito brani tratti dai film che mi sono sembrati più significativi e paradigmatici.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ DIDASCALICA : “Inside Job”, USA – 2010, di Charles Ferguson (OSCAR 2011 COME MIGLIOR DOCUMENTARIO), un film di grande chiarezza, che fa (finalmente) piena luce , in modo comprensibile per tutti, ma davvero tutti, sui meccanismi perversi di strumenti finanziari a scatola cinese che sono alla base della moderna finanza.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ SARCASTICA : “CAPITALISM : A LOVE STORY” , USA – 2010, di Michael Moore, che smonta il mito del capitalismo con la potente arma dell’ironia e del sarcasmo. Con una tesi coraggiosa e temeraria, al limite della sfida titanica: “il capitalismo è il male. Ed il male non può essere regolamentato. Va eliminato. E sostituito con un sistema migliore: la Democrazia!”. Il miglior film di Michael Moore di sempre (il mio personale “Leone d’Oro” della 66-esima Mostra di Venezia-2009).
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ VINCENTE : “1 KM DA WALL STREET (BOILER ROOM)”, USA – 2000, di Ben Younger, con un Ben Affleck formidabile nell’incarnare il finanziere rampante e vincente.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ PERDENTE : “THE COMPANY MEN”, USA – 2010, di John Wells, con Ben Affleck. Mi è sembrato interessante che lo stesso attore feticcio che rappresentava, 10 anni prima, il lato vincente della finanza, potesse interpretare anche il lato perdente. E lo fa sempre egregiamente, naturalmente.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ ROMANTICA : “I SOLDI DEGLI ALTRI (OTHER PEOPLE’S MONEY)”, USA 1991, di Norman Jewison, con Gregory Peck e Danny De Vito, con il monologo più toccante e vibrante della storia del cinema in difesa del modello antico e romantico di finanza, che sta per essere spazzato via dai nuovi squali di Wall Street.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ FELICE : “LA RICERCA DELLA FELICITA’ (The Pursuit of Happyness)”, USA 2006, di Gabriele Muccino, con Will Smith , una visione della finanza come un universo salvifico, in grado di far avverare i desideri del protagonista.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ “NOIOSA” E SEXI… : “LA NOIA”, ITALIA, FRANCIA – 1963, di Damiano Damiani, dal celebre romanzo di Alberto Moravia, con una deliziosa e conturbante Catherine Spaak nella celeberrima scena in cui viene ricoperta, nuda, da grosse banconote.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ INVENTATA : “IL GIOIELLINO”, ITALIA, 2010, di Andrea Molaioli, con Toni Servillo ,Remo Girone, straordinaria ricostruzione dello scandalo “Parmalat” (lo stesso titolo del film deriva da una celebre battuta di Calisto Tanzi al processo : “a parte il buco di 14 miliardi, la Parmalat è un gioiellino!”), costruito sulla pura invenzione di esotici imperi finanziari, banalmente realizzati con bianchetto, forbici, colla ed una fotocopiatrice.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ APOCALITTICA : “COSMOPOLIS”, FRANCIA, CANADA, 2012, di David Cronenberg, con Robert Pattinson, Samantha Morton . «homo sine pecunia est imago mortis» (l’uomo senza soldi è l’immagine della morte) : MORTE E DENARO IN UN FILM GIRATO TUTTO DENTRO UNA LIMOUSINE COME UN CARRO FUNEBRE.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ SEGRETARIA… : “UNA DONNA IN CARRIERA (WORKING GIRL)”, USA, 1988, di Mike Nichols, con Melanie Griffith e Harrison Ford , felice esempio di brillanti intuizioni finanziarie e rapaci tentativi di appropriarsene approfittando di posizioni di potere.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ MUSICALE… : “MARGIN CALL”, USA, 2011, di C. Chandor, con Kevin Spacey, Jeremy Irons (CANDIDATO ALL’OSCAR 2012 PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE), magistrale rappresentazione del fallimento della Lehman Brothers che ha provocato la reazione a catena della crisi mondiale, in cui il guru del colosso finanziario confessa di essere (profumatamente) pagato per indovinare la “musica” delle settimane , mesi ed anni a venire.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ MITICA 1 : “WALL STREET”, USA, 1987, di Oliver Stone, con Michael Douglas, Martin Sheen (OSCAR 1987 PER IL MIGLIOR ATTORE A MICHAEL DOUGLAS. – DAVID DI DONATELLO 1988 PER MIGLIOR ATTORE STRANIERO A MICHAEL DOUGLAS). Un film che è una pietra miliare. La storia della rapida ascesa e rapida caduta di uno squalo di Wall Street, Gordon Gekko (Michael Douglas). Che doveva essere l’esempio paradigmatico della “cattiva finanza”. Ed invece, ironia della sorte, è finito con il diventare il mito di tutti i finanzieri d’assalto delle generazioni a venire.
- LA FINANZA IN CELLULOIDE PIU’ MITICA 2 : “WALL STREET: IL DENARO NON DORME MAI (WALL STREET 2 : MONEY NEVER SLEEPS)”, USA, 2010, di Oliver Stone, con Michael Douglas, Shia LaBeouf (MICHAEL DOUGLAS E’ STATO CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2011 COME MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA). Dopo 23 anni il mitico lupo che perde il pelo, ma non il vizio. Sempre più mitico.
Le tradizioni sono fatte per essere mantenute. Concludo sempre queste antologie con la citazione di una frase dal cinema. Nella specie non potevo che scegliere quella che pronuncia il mitico Gordon Gekko (Michael Douglas): “L’avidità, non trovo una parola migliore, è giusta!”. (Greed, for lack of a better word, is good.). Frase scelta da 1500 addetti ai lavori dell’American Film Institute come la numero 57 tra le 100 migliori citazioni cinematografiche di tutti i tempi tratte da film di produzione USA.