La Fellinette, di Francesca Fabbri Fellini (Recensione di Catello Masullo)
(sinossi e credits da cinematografo.it)
ITALIA – 2020
Sinossi: “Fellinette”, una bambina disegnata sul foglio di un quadernino nel lontano 1971 dal Maestro Federico Fellini, è la protagonista di questa favola ambientata sulla spiaggia di Rimini il 20 Gennaio 2020, giorno del Centanario della nascita del grande Maestro. Attraverso la sua fervida immaginazione di bimba vivremo un’avventura insieme malinconica e meravigliosa, dove le riprese in live action e le parti in animazione celebreranno il più grande dei registi con atmosfere oniriche e piene di poesia.
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- Soggetto: Francesca Fabbri Fellini
- Sceneggiatura: Francesca Fabbri Fellini
- Fotografia: Blasco Giurato
- Musiche: Andrea Guerra
- Scenografia: Sergio Metalli
- Durata: 12′
- Colore: C
- Genere: CORTOMETRAGGIO
- Produzione: DAVIDE MONTECCHI
- Distribuzione: MECLIMONE PRODUZIONI CINEMATOGRAFICHE
NOTE
– ANIMAZIONE: DI STUDIO IBRIDO.
– REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA.
– PRESENTATO ALLA XV FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2020) NELLA SEZIONE ‘OMAGGI’.
Recensione di Catello Masullo: Quando Francesca Fabbri Fellini aveva cinque anni, il 20 gennaio, giorno del compleanno di Federico Fellini, da lei, e solo da lei chiamato “zio Chicco”, il grande cineasta torna a Rimini portandole un pensierino da Roma, una bella mantellina. La porta poi a fare una passeggiata sulla spiaggia. E, di ritorno, le fa un bel disegnino, di quelli che impareggiabilmente ci ha lasciati, in cui la ritrae, con quella mantellina. Con il nasino all’insù ed il piedino che sgambetta sulla sabbia. “Tu così sei e sarai sempre”, le disse con l’occasione. E restò, per sempre, l’unica bambina ad essere disegnata dallo zio Federico. Che chiamò quel disegno “La Fellinette”. Da quel disegno nasce questo film. E dalla voglia, dalla necessità di esaudire un desiderio inappagato di Federico Fellini, quello di fare un film di animazione. Con questo altissimo ed appassionato tributo la amatissima nipotina di allora realizza quel sogno di suo zio. La bimba con la mantellina diventa la protagonista assoluta del film. Passeggia sulla spiaggia giocando con il suo cane. Si assopisce sulla celeberrima sedia da regista e sogna un film strepitoso. Che coglie magistralmente tutta la magia dell’universo cinematografico di Federico Fellini, vista con lo sguardo ed il candore della bambina che fu. Un film di rara eleganza, di struggente poesia, di avvolgente suggestione. Con la bimba che sbircia dalla tenda semiaperta di un circo (dove suo zio l’aveva portata). Dove avvengono cose mirabolanti. Bolle di sapone che suonano se picchiettate dalle bacchette di uno xilofono, ad intonare il buon compleanno. Il direttore che fa numeri di magia (un impareggiabile Ivano Marescotti, bonariamente sulfureo). La pulitrice a cui il moccio si impiglia, perché contiene un naso da pagliaccio che chiede di essere indossato (una deliziosa Milena Vukotic). Non poteva non apparire Lui, alla fine, il Picasso delle immagini in movimento, il Maestro dei maestri, l’unico regista al mondo ad aver conquistato 5 Oscar, Federico Fellini. Solo cappotto e lunga sciarpa rossa, senza viso e senza mani. Seguito dalla sua raffigurazione di Gelsomina e da un corteo di clown. Pe chiudere, con la sua vera voce, con un esergo finale che acchiude tutta la sua poetica: “Nulla si sa, tutto si immagina”. Mitico!
Il film è curatissimo in ogni aspetto. Dalla fotografia (si dovrebbe meglio dire oggi “cinematografia”) dell’inarrivabile Blasco Giurato. Alle musiche di Andrea Guerra, ora poetiche, ora struggenti, ora ritmate: un omaggio nell’omaggio, con echi del Nino Rota le cui note hanno accompagnato i film del Maestro. Ai costumi, straordinari, tra i quali il mitico costume di Mandrake disegnato da Danilo Donati per il Marcello Mastroianni di “Intervista”. Fino alla magia virtuosistica delle ombre fatte con le mani dello specialista Carlo Truzzi, che arriva a riprodurre il profilo di Fellini, con il suo insperabile cappellino. In definitiva, la perfezione della perfezione di un capolavoro assoluto. Da non perdere.
Valutazione Sintetica: 10