(credits da IMDB)
State a casa
ITALIA – 2021
Sinossi: Il mondo là fuori è bloccato da una pandemia, e in lockdown un appartamento a Roma diventa lo stesso di Milano, Napoli, Parigi e New York. Ognuno vive una storia identica a tutti gli altri e allo stesso tempo unica e personale. Ma questo è un film su un altro virus, ben più pericoloso, che si nasconde nella natura umana. Quattro ragazzi sotto i trent’anni condividono un appartamento da tempo e, fermati dal contagio, si trovano ad affrontare ombre più grandi che vivere in quella situazione. L’occasione per fare dei soldi facili a scapito del loro equivoco padrone di casa porterà il film a un crescendo di tensione e delirio. Le scelte e le azioni dei ragazzi diventeranno sempre più ambigue mentre le conseguenze sconvolgeranno i loro sogni e speranze, paure e amori, fino al finale inaspettato di questa commedia molto nera o di questa tragedia molto brillante.
- Regia:
- Attori:
– Paolo,
– Benedetta,
– Nicola,
– Sabra,
– Spatola,
– Portiere,
– Irina,
– Zio
- Soggetto: Roan Johnson
- Sceneggiatura: Roan Johnson
- Fotografia: Gianluca Palma
- Musiche: Lorenzo Tomio
- Montaggio: Paolo Landolfi
- Scenografia: Laura Boni
- Costumi: Alessandra Trippetta
- Effetti: Rodolfo Migliari
- Suono: Fabio Conca
- Durata:110′
- Colore:C
- Genere:COMMEDIA
- Produzione:CARLO DEGLI ESPOSTI E NICOLA SERRA PER PALOMAR E VISION DISTRIBUTION IN COLLABORAZIONE CON SKY E AMAZON PRIME VIDEO
- Distribuzione:VISION DISTRIBUTION
- Data uscita1 Luglio 2021
Recensione di Catello Masullo: Il cineasta toscano Roan Johnson ci propone questa volta un racconto catartico della pandemia, quasi un antidoto, un vaccino psicologico. Significativo l’esergo iniziale che viene ripreso nel finale: “Questa è la storia di un virus. Non un virus che arriva dagli animali, ma uno di quelli che nasce nello stesso organismo che lo ospita. Che infatti gli chiede: ‘Oh, ma non è che mi uccidi?’. – ‘Ma sei scemo? Se ti uccido muoio anch’io’. Così l’organismo e il virus si ripetono ‘fino a qui tutto bene’. Fino a che ormai morente l’organismo fa: ‘Non avevi detto che non m’ammazzavi?’ – ‘Lo so. Ma questa è la mia natura. Sono un virus molto stupido’. L’organismo è la terra. E il virus siamo noi”. Protagonisti ancora una volta giovani, come nelle due opere precedenti dello stesso autore. Qui tutti di provenienza teatrale: Paolo (Dario Aita), Benedetta (Giordana Faggiano), Nicola (Lorenzo Frediani) e Sabra (Martina Sammarco). Che si trovano a memoria, con grande naturalezza. Frutto delle due settimane di prove teatrali che hanno dato grande fluidità alla azione. Ogni personaggio ha un carattere e rappresenta un faccia simbolica del diamante poliedrico della storia. Su tutti spicca Sabra, una sorta di dea, empatica, ma distante, che non decide per gli altri, ma indica loro la strada. Altro personaggio di nota il serpente, che si nasconde e finisce con il cambiare pelle, come cambiano, di continuo, le prospettive del racconto. Straordinario, al solito, il personaggio interpretato da Tommaso Ragno, perfettamente laido, viscido e ributtante. Ancora una volta un film riuscito. Da non perdere. Che coraggiosamente esce in sala a luglio in 150 copie, per invogliare gli spettatori a tornare ad assaporare la inimitabile magia del cinema sul grande schermo.
Curiosità, ho chiesto al regista : “Roan, il film mi è apparso diviso in due da uno spartiacque, che è la scena in cui i ragazzi entrano nel conto bancario del deceduto e scoprono che ci sono somme molto ingenti. Dal quel momento il film cambia registro, dai toni realistici della prima parte a quelli dark, misterici, esoterici della seconda parte. Perché questo punto di svolta?”.
Questa la risposta di Roan Johnson : “credo che la visione del film sarà molto soggettiva. Quello è uno spartiacque. Ma non è l’unico. Quando muore Spatola è anche più grosso. Credo che ci siano dissolvenze incrociate tra registri e toni che ci sono sempre a parte il finalissimo. Abbiamo fatto proiezioni dove si è riso persino quando c’è la scena nel sogno tra Aita e Tommaso Ragno. Credo che i due registri convivano a lungo. Poi c’è il finale cupo, sorta di vaccino psicologico per non andare in errori. L’inizio è più spensierato e gioioso. Credo ci sia una sorta di progressione. Ognuno individua i suoi spartiacque”.