MonticchioCineLaghi
FilmFest Biosfera Escursioni Arte
XXVII Mostra CinEtica Ecologia dell’anima
Su indicazione del Parco Naturale Regionale del Vulture e della Regione Basilicata Dipartimento Ambiente, con FESR Ambiente Basilicata, anche questa estate Monticchio vivrà giornate di spessore culturale.
MonticchioCineLaghi dal 21 al 25 luglio prossimi sarà Cinema d’autore, Biosfera, Escursioni, Arte, inserita nella XXVII Mostra CinEtica motivata su Ecologia dell’anima. L’iniziativa è promossa dal CineClub “Vittorio De Sica” – Cinit e la ProLoco Monticchio, unitamente ad altre associazioni ambientaliste e di volontariato, rientrante nel programma MAB (man and the Biosphere) per la candidatura di Monticchio quale sito UNESCO.
Location d’eccezione saranno le millenarie Mura di Sant’Ippolito, da qualche anno recuperate per fruizioni culturali.
Nel novero delle diverse iniziative svolte dal DE SICA – Cinit da 28 anni in Basilicata e oltre, rimane prioritaria quella di essere al servizio della crescita culturale ed ambientale del territorio.
Sull’onda del successo della passata edizione di MonticchioCineLaghi – che in 5 serate, nell’Arena dell’Istmo, ha portato oltre 1200 persone (nel rispetto dei protocolli di sicurezza) – l’organizzazione conta anche per questa estate di replicare la proficua esperienza, coinvolgendo anche i Comuni e relative attività imprenditoriali e turistiche, interessati alla visibilità che l’iniziativa produce. Lo sostiene Armando Lostaglio, presidente del De Sica che cura la direzione artistica.
Pertanto, il De Sica, la ProLoco Monticchio ed altre Associazioni ambientaliste e di volontariato, ripropongono il FilmFest ed escursioni di biosfera, con teatro e arte con un programma che prevede anche in questa edizione l’intervento di attori, registi e scrittori. L’obiettivo – sottolinea Anna Innocenti presidente ProLoco – rimane quello di conferire un maggiore rilancio ad una località e ad un territorio di rara bellezza, riconosciuta a livello nazionale, ma da troppo tempo tenuta in un decadimento ambientale e socio-economico.
Questo è il Programma: la marcialonga attorno ai due laghi vulcanici introduce le quattro serate di cinema d’autore, di teatro, di escursioni, con la presenza di personalità del Cinema: MonticchioCineLaghi è gemellato con il Matiff cinefestival internazionale di Matera: sarà presente Raffaele Petralla, fotoreporter lucano di fama internazionale che presenterà il contest fotografico del Matiff 2021, e il suo libro “Mari El, A Pagan Beauty”, otto anni di lavoro in una regione della Russia sull’ultima popolazione pagana d’occidente.
Saranno, inoltre, a Monticchio, i registi Giuseppe Varlotta (di Asti, con origini proprio nel Vulture) con due suoi film “Zoè” e “Nanà”; la documentarista siciliana Nella Condorelli presenterà l’anteprima lucana del suo film La storia vergognosa. Con lei ospite a Monticchio anche l’attore Carmelo Rappisi. Sarà l’occasione per i registi presenti di realizzare un documentario sul territorio di Monticchio e del Vulture – a cura di BweB TV di Gerardo Graziano – al fine di carpirne il genius loci, da proporre quindi in vari festival internazionali. Sarà donato ai registi il BasilicataCinemaAward.
Spazio anche a teatro e arte: Dino Becagli propone il suo “Cantico delle creature – salviano il pianeta”, mentre l’attore Paolo Romano (attore affermato e volto noto di “Un posto al sole” Rai3) porta in scena “Demasiado” con Manolo Macrì, tratto da un libro di Sandro Medici, autore di origine lucana. L’artista Vittorio Vertone terrà una live performance di Rapidismo (corrente da lui creata).
Introducono la kermesse ecologista le mattinate con escursioni e lezioni ambientali; marcia longa da Monticchio Bagni ai Laghi vulcanici.
D.M. Comunicazione “De Sica”
Rionero in V. 13.7.2021
Monticchio
Monticchio è una frazione appartenente ai comuni di Rionero in Vulture ed Atella, in provincia di Potenza. Situata alle pendici del Monte Vulture, uno dei più antichi vulcani dell’appennino meridionale, conserva un variopinto patrimonio ambientale, che rende Monticchio una meta di visitatori soprattutto nel periodo estivo. Dal 1971 è stata istituita la Riserva regionale Lago piccolo di Monticchio, che rappresenta l’habitat naturale della farfalla notturna Brahmea europea, unica specie vivente in Europa.
La riserva naturalistica è caratterizzata, inoltre, per via del microclima, da una faggeta di bassa quota (650 m s.l.m.)
Monticchio è suddivisa in tre aree: Monticchio Bagni, Monticchio Sgarroni (entrambe appartenenti al comune di Rionero) e Monticchio Laghi (del comune di Atella). Monticchio Bagni presenta circa 250 abitanti ed è ricca di vegetazione di ontani, pioppi e cerri. La frazione è rinomata per la produzione di acque minerali, ove opera il gruppo imprenditoriale Fonti di Monticchio.
La seconda, situata sulle pendici occidentali del monte Vulture, conta una popolazione di circa 150 abitanti ed è sede di strutture ricettive come gli agriturismi. La frazione di Monticchio Laghi, collocata a ridosso del Vulture, prende il nome dalla presenza di due laghi di origine vulcanica (denominati “i gemelli del Vulture”), uno maggiore e uno minore, in alcuni punti profondi oltre 60 metri.
Le origini di Monticchio sono piuttosto incerte. Tra i primi popoli che vi si insediarono furono i normanni, che si stabilirono nel castello locale (castrum Monticuli), probabilmente costruito prima del loro arrivo, in località San Vito, nei pressi di Monticchio Sgarroni. Tra il X ed XIII secolo, l’area vide stanziarsi alcuni ordini monastici. Intorno al X secolo appaiono a Monticchio i basiliani, sfuggiti alle lotte iconoclaste, provocate nel 726 dal decreto contro il culto delle immagini emanato da Leone III l’Isaurico, si erano rifugiati nella zona adriatica dell’Italia meridionale, tra cui nel Vulture ove trovarono un confortevole riparo. I religiosi fondarono uno dei centri monastici di maggiore rilievo, tanto da attirare l’attenzione di Papi e Imperatori nel corso dei secoli.
Un’altro gruppo clericale che si trasferì a Monticchio fu quello dei Benedettini, insediatisi nella zona per osteggiare l’influsso della Chiesa di Bisanzio, lasciando testimonianze storico-religiose molto importanti. Con l’arrivo degli svevi nel Vulture, Federico II lasciò la sua impronta anche a Monticchio, dato che la Badia di S. Ippolito presenta alcune fasi costruttive in stile svevo.
Inoltre l’imperatore svevo trascorse nei boschi di Monticchio i suoi momenti di svago praticando la caccia con il falcone (hobby che svolgeva sovente anche a Melfi, Lagopesole e Palazzo San Gervasio).
Nel corso dei secoli, la località non registrò avvenimenti eclatanti e, con il progredire degli anni, divenne una zona sempre più povera e depressa. Durante il brigantaggio, Monticchio divenne un punto strategico per i briganti, che lo resero un ottimo rifugio per nascondersi dalle truppe sabaude. Qui si riparavano Carmine Crocco e i suoi subalterni Ninco Nanco, Giuseppe Caruso, Caporal Teodoro e Giovanni “Coppa” Fortunato. Negli ultimi decenni, Monticchio è diventata un’importante centro di estrazione di acque minerali. Il gruppo Fonti di Monticchio, sebbene sia in attività dal 1890, ha raggiunto maggior visibilità solamente negli ultimi anni, figurando tra le prime 10 aziende nazionali del settore ed al 4° posto in Italia nel comparto delle acque effervescenti naturali.
Luoghi d’interesse
I laghi
I laghi di Monticchio. Situati alla falda sud occidentale del monte Vulture, circondati ed ombreggiati da roveri e di faggi, i laghi hanno una forma ellittica e sono entrambi di origine vulcanica. Il Lago Piccolo presenta una superficie di 16 ettari, una profondità di 35 metri ed un circuito di 1800 metri mentre il Lago Grande superficie di 38 ettari, una profondità di 38 metri ed un circuito di 2700 metri. I due laghi sono separati da una parte di terra larga 215 metri, ma sono comunicanti attraverso un canale sotterraneo che porta 57 litri al secondo acqua, dal Lago Piccolo al Lago Grande, avendo il Lago Piccolo il pelo dell’acqua sette centimetri al di sopra del corrispondente livello del lago più grande. Pur comunicando tra loro, i laghi presentano un diverso colore: Lago Piccolo ha un colore verdastro il Lago Grande verde oliva ed entrambi hanno la temperatura più elevata dei laghi d’Italia. Nelle loro acque galleggiano i fiori della ninfea (Nymphaea alba).
Abbazia di San Michele Arcangelo
L’Abbazia di San Michele. Edificio religioso la cui costruzione risale al VIII secolo d.C., intorno ad una grotta abitata da monaci basiliani. Fu eretta su una grotta scavata nel tufo, nei pressi della quale sono stati ritrovati depositi votivi risalenti al IV-III secolo a.C. L’abbazia passò poi ai benedettini (che la abbandonarono nel 1456), ai cappuccini (che fondarono una biblioteca e un lanificio) e, nel 1782 all’ordine militare costantiniano, che ne fu proprietario fino al 1866. L’intero complesso è costituito da un convento a più piani, una chiesa settecentesca e la cappella di S. Michele. La Grotta dell’Angelo dedicata a S. Michele è adornata da affreschi risalenti alla metà dell’XI secolo ed era il luogo dove si riunivano in preghiera i monaci italo-greci che anticamente abitavano la zona. Da qui è possibile avere un suggestivo panorama dei laghi di Monticchio.
Il castello
Situato nella località di San Vito, presso Monticchio Sgarroni, su una collina a più di settecento metri, di questo monumento sono rimasti alcuni reperti, anche a causa dei numerosi terremoti che tormentarono il Vulture, tra cui quello del 5 dicembre 1456. Si ritiene che la sua edificazione risalga prima dell’arrivo dei normanni nel Vulture, dimostrando che si tratta di uno dei castelli più antichi della zona, di fatto gli scavi, non ancora portati a completamento, hanno evidenziato tre diverse fasi di costruzione del castello, databili dal I al XIV secolo. Giustino Fortunato sostenne che nel 957 la struttura fu data in donazione da Tandolfo, principe di Conza, ai benedettini della Badia di Monticchio. In epoca medievale, fu sempre oggetto di conquista di vari feudatari della zona. Nel 1072, Abelardo, figlio primogenito del conte normanno Umfredo d’Altavilla, dopo aver battuto presso Troia le bande facenti capo a Roberto il Guiscardo, si spinse fin sull’Ofanto per occupare il Castello di Monticchio, nonchè tutto il Vulture e la valle di Vitalba nei pressi dell’odierna Atella. Successivamente Roberto il Guiscardo riconquistò il Castello. Sopra la struttura muraria è presente un arco acuto ghierato, risalente al XII secolo successivamente restaurato durante l’epoca angioina.
Abbazia di Sant’Ippolito
Come il castello normanno, anche dell’Abbazia di Sant’Ippolito sono rimaste alcune tracce. Situata tra i due laghi, la struttura è datata tra il XI ed il XII secolo, ad opera dei basiliani. Con l’arrivo dei normanni, i basiliani abbandonarono il Vulture e al loro posto arrivarono i benedettini. Questi trasformarono l’antico monastero basiliano di Sant’Ippolito in un’altra badia benedettina. La struttura, costituita da un unica navata, subì anche alcune modifiche costruttive in stile svevo, soprattutto per quanto riguarda la cosiddetta torre “campanaria”. Il terremoto del 1456 distrusse gran parte dell’Abbazia e i religiosi che vi dimorarono furono costretti ad abbandonarla. Oggi di quello che era un tempo l’Abbazia sono solamente osservabili alcuni pilastri e le absidi.
L’agricoltura è perlopiù concentrata alle sommità del monte Vulture, ove vengono coltivati vigneti, castagneti e oliveti. L’industria locale si basa sulle esportazioni delle acque minerali, dove operano le già citate aziende Fonti di Monticchio e Fonti del Vulture, quest’ultima (che ha sede a Rionero), ha un secondo stabilimento nella frazione che produce le acque minerali Toka, Solaria e Felicia. Per quanto riguarda il turismo, Monticchio, per via del suo clima fresco e temperato, è una meta molto ambita nel periodo estivo, ove si cerca riparo dalle temperature elevate della stagione. Soprattutto nel periodo di ferragosto, Monticchio viene affollata maggiormente da turisti provenienti dalla Puglia, dalla Campania e dal Molise. I visitatori possono praticare escursioni ed esplorare la rigogliosa vegetazione del posto, i suoi laghi e i suoi monumenti. Nonostante i numerosi arrivi, lo sviluppo e l’occupazione registrano ancora risultati insoddisfacenti, causa il cosidetto turismo “mordi e fuggi” ed uno scarso interesse politico per la zona.