Museo Nazionale del Cinema, Mole Antonelliana20 luglio 2021–7 marzo 2022IlMuseo Nazionale del Cinema, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, rendeomaggio al cinema di ieri e di oggi conPHOTOCALL. Attrici e attori del cinema italiano, la grandemostra fotografica che racconta oltre un secolo di cinema italiano attraverso i volti dei protagonisti che lohanno reso famoso in tutto il mondo.Dal 20 luglio 2021 al 7 marzo 2022 la Mole Antonelliana diventerà ancora di più il tempio del cinema,raccontando un viaggio nella memoria filtrato dall’obiettivo della macchina fotografica che, tra ritratti instudio e scatti rubati, foto di scena sul sete servizi giornalisti, ripercorre oltre un secolo di vitacinematografica e sociale d’Italia, un viaggio a ritroso che parte dal contemporaneo e che termina con leicone del divismo dell’epoca del cinema muto. Il ruolo del fotografo si trasforma, da semplice maestranzaa paparazzo, da artista agli scatti di moda: interpretal’interazionetra cinema e fotografia, grazie al suorapporto con l’attore, diventando così il tramite per lo spettatore.La mostra inaugura il 20 luglio 2021, giorno del 21esimo compleanno del Museo Nazionale del Cinemaalla Mole Antonelliana.Madrina della mostra èSara D’Amario, attrice e scrittrice piemontese, che saràanche modella per un giorno per il fotografo Riccardo Ghilardi: le foto realizzate verranno poi esposte inmostra.Oltre 250 riproduzioni fotografiche fine art, 71 stampe originali e più di 150 scatti presenti nellevideogallery: questi i numeri della mostra che espone preziosi materiali conservati negli archivi del Museo(cartoline originali, apparecchi fotografici, brochure, riviste d’epoca) insieme a opere di fotografi, collezionistiprivati, agenzie, enti e istituzioni italiane come il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale,la Cineteca di Bologna, l’Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, la FilmCommission Torino Piemonte e l’ArchivioCentro Cinema Città di Cesena.IL PERCORSO ESPOSITIVOLa mostra si sviluppa nell’Aula del Tempio, cuore del Museo Nazionale del Cinema. I due grandi schermipropongono un montato realizzato da Rai Cinema che raccoglie momenti di red carpet nei festival più famosial mondo. Sotto gli schermi trova posto uno sfavillanteRed Carpet, un’installazione con le fotografie diSabina Filice, che racconta il momento più glamour e mondano di ogni festival cinematografico, che fasognare ad occhi aperti. E perché questo sogno di avveri, in fondo alRed Carpetla gigantografia di ungruppo difotografi torinesi accoglie i visitatori tra flash lampeggianti. Basta girarsi e farsi un selfie,immaginando di essere una star.
Il percorso espositivo parte alla base della rampa elicoidale e si divide inquattro sezioni.Laprima,Attrici eattori contemporanei, racconta il cinema degli ultimi decenni.Qui sono privilegiati sia iritratti, in cui l’occhio della macchina fotografica scruta ogni espressione del viso e ogni gestualità, sia lefigure intere inserite in un contesto di architetturae paesaggio. Allo sguardo femminile di Sabina Filice, siaggiungono gli scatti di famose firme contemporanee comeStefano Guindani, Riccardo Ghilardi, Stylaz,Philippe Antonello e Stefano C. Montesi, i cui sguardi d’artista lasciano trasparire una complicità assolutatra attore e fotografo, sia sui set sia nelle foto in posa.Lasecondasezione-composta dalle coloratissimeDive Pope dai ritratti, rigorosamente in bianco e nero, diItalian Men-prosegue con l’epoca d’oro del cinema italiano e si concentra nel fenomeno del divismo deglianni ‘50 e ‘60 che ha reso la “Hollywood sul Tevere” il centro del mondo cinematografico.Laterzaparte,Icone della rinascitaeRitratto d’autore, illustra i protagonisti della rinascita del secondodopoguerra i grandi interpreti di Cinecittà,dal primo cinemasonoroal dopoguerra.Laquartasezione,Nascita del Divismoè dedicata al cinema muto degli anni ‘10 e ‘20, alle prime dive e aiprimi divi immortalati da fotografie in bianco e nero o seppiate.Al termine delle quattro sezioni, un intero piano è dedicato asei approfondimenti tematici: oltre le proiezionie levideo gallery, vi sono progetti artistici intorno alla stretta e complessa relazione tra fotografo, attore ecinema. Tra questi,Sguardi D’AttorediStefano Guindani, il concorso per fotografi di scenaCliCiak Scatti dicinema,Prove di LibertàdiRiccardoGhilardie le prezioseGiant Polaroidoriginali messe a disposizione daClaudio Canova. L’ultima stanza,Peep Show, è un omaggio al “mago del nudo”Angelo Frontoni.Un’area è dedicata aifotografi torinesiche, in occasione di questa mostra, hanno deciso diconcederealcuneloro immagini al Museo Nazionale del Cinema:Francesco Del Bo, Dario Gazziero, Stefano Guidi, GabrieleMariotti, Carlo Mogavero, Gianluca Platania, Alberto Ramella, Giuseppe Sacchetto, Renato Valterza,Sabrina Gazzola, Michele D’Ottavio, Pasquale Juzzolino, Maria Vernetti.Il percorso di mostra si conclude al piano zero della Mole con la sezioneBackstage!,con fotografiescelteconFilm Commission Torino Piemonte: una selezione di scatti d’autore chevuole raccontare la magiae la complessità dei set cinematografici, insieme alle tante professionalità che li compongono. Quattordiciscatti e alcuni importanti attori e attrici che hanno contribuito, nei vent’anni di attività della Fondazione,ad accendere i riflettori su Torino e il Piemonte.All’esterno, sulla cancellata della Mole Antonelliana una proposta forse un poco inusuale: i fantasiosi ecolorati collagebrividopoprealizzati daMarco Innocenti.La mostra si estende nelcortile delRettorato dell’Università di Torino,dovedieci immagini digrandissimo formato, tratte dall’importantearchivio diAngelo Frontoni,ritraggono insieme celebri coppiedel cinema italiano.
In occasione della mostra le due sale diCineVRpresentano il videoRedCarpetVRrealizzato da RaiCinema alla Mostra del Cinema di Venezia 2019. I visitatori potranno così provare l’emozione di vedersfilare accanto a loro gli attori e attricipreferiti.A partire dal mese di settembre verranno organizzate delleMasterclasscon fotografi, attori e attrici, acura di Stefano Della Casa con Stefano Boni, Grazia Paganelli e Mariapaola Pierini.Durante tutta la durata della mostra verranno organizzate delle iniziative per il pubblico e delle attivitàper le scuole, mentreilCinema Massimoproporrà omaggi, proiezioni e incontri.All’interno di un progetto di digitalizzazione per la fruizione dei contenuti, il Museo Nazionale del Cinemaha realizzato unaguida digitalecheoffreapprofondimentisfogliabili o scaricabili su smartphone tramitei QR/NFC posizionati lungo il percorso espositivo.La guida, cheincludeanche contenuti in LIS,èconsultabile online sul sito delmuseoall’indirizzohttps://photocall.museocinema.itInfo orari e tariffewww.museocinema.itTuttoil materiale stampa è scaricabile dahttps://bit.ly/36Kb9hnPRESS INFOMUSEO NAZIONALE DEL CINEMAResp.Ufficio Stampa: Veronica Geraci+39 011 8138.509|+39 335 1341195|geraci@museocinema.itSerena Santoro+39 011 8138.510 |santoro@museocinema.it
La mostraPhotocall. Attrici e Attori del Cinemaitalianovuole essere un tributo del Museo Nazionale delCinema ai protagonisti del cinema italiano. Sono i loro volti, noti al grande pubblico, ad accogliere ivisitatori dai più giovani agli appassionati cinefili. Un lungoflashbackche dalle passerelle sui redcarpet ciaccompagna fino alla nascita del divismo cinematografico all’epoca del muto. Un’occasione importanteper valorizzare il ricco patrimonio fotografico del Museo, mantenendo sempre vivo il dialogo con ilpresente, grazie agli scatti e le opere di autori contemporanei che arricchiscono il percorso espositivo.L’esposizione alla Mole Antonelliana e nel cortile del Rettorato vuole essere anche un omaggio ai fotografiche hanno immortalato i nostri divi e dive, in studio o sul set, o che hanno trasformato i ritratti in veri epropri progetti di ricreazione artistica, in una relazione tra attore e fotografo tangibilmente mutata neltempo.Realizzata in collaborazione con l’Università di Torino, la mostra è lo straordinario risultato del lavoro inrete con le più rilevanti istituzioni culturali a livello nazionale, quali Cineteca Nazionale, Rai Cinema, FilmCommission Torino Piemonte, Istituto Luce-Cinecittà, Cineteca di Bologna, Archivio Centro Cinema Cittàdi Cesena, Reggia di Venaria, accumunate dalla volontà e dall’impegno di rendere fruibile al pubblico unpatrimonio unico del cinema italiano.Agli sponsor, Canon-Digital Imaging Partner e Outlet Village, va il mio sentito ringraziamento per ilsostegno a questo importante progetto e alle attività della Fondazione.Il mio auspicio è che, al termine della visita, a tanti venga voglia di riscoprire il cinema italiano propostoin mostra attraverso le immagini dei suoi protagonisti e di ritornare al Museo,rivivendo la magia delcinema nelle sequenze di capolavori che appartengono a tutte le epoche e a tutte le cinematografie delmondo.Enzo GhigoPresidente Museo Nazionale del Cinema
La collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema per la realizzazione della mostra“Photocall. Attrici eattori del cinema italiano”si inserisce in un contesto fertile e continuativo di scambio e confrontoche ilnostro Ateneo ha avviato da tempo conuna delle più importanti istituzioni internazionali deputate allaconservazione e alla valorizzazione del patrimonio cinematografico.Ilcoinvolgimentonel progettodistudiosi e studiose dei nostri dipartimenti, insieme all’estensione delpercorsoespositivonel cortile d’onore del Rettorato,rappresentano i segni tangibili di una sinergiacapace difarecultura per il territorio e per lacittadinanza. Una missione che sempre più enti culturali eatenei devono portare avanti insieme per rigenerare attraverso la conoscenza gli spazi e le dimensioni delvivere sociale e civile.Per questa ragione, il nostro ateneo inscrive questa felice occasione nell’ambito di“UniVerso”, il nuovo palinsesto culturaledell’Università di Torino,pensato per valorizzare il dialogo con ilmondo esterno.Laricchissimamostra propone unviaggiolungo più di un secolo dicinema italiano attraverso i volti e icorpi dei suoi protagonisti, offrendoun itinerario nell’immaginario e nella memoriacapace di raccontarcinon solo il cinema, mala storia e la società italiananel suo complesso. Dal cinema muto aicontemporaneired carpet, tra cinema di genere ecinema d’autore, le immagini esposte attivano tuttauna serie di associazioni e di riferimenti che ci guidano, con la lente del cinema, attraverso momenti esvolte cruciali della nostra storia. Gli scatti fotografici e i documenti presenti in mostra rappresentanoinoltre testimonianze preziose di un patrimonio culturaleche sempre più deve essere valorizzato etrasmesso. Il valore aggiunto di questa collaborazione risiede proprionella consapevolezza condivisa dellanecessità di preservare, interpretare erendere presente la pregnanza culturale di un’eredità in grado ditrasformare lamemoriain lezione di futuro.Il Rettore dell’Università di TorinoStefano Geuna
IlMuseo Nazionale del Cinema, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, rende omaggioal cinema di ieri e di oggi con un progetto espositivo che sceglie di guardare alla storia del cinema italianoattraverso la lente dei fotografi e delle fotografe che hanno ritratto i suoi protagonisti dalle origini fino alla piùstringentee immediata contemporaneità.Con questa specifica angolazione, la mostra ripercorre oltre un secolo di cinema italiano attraverso i corpi e ivolti delle attrici e degli attori che lo hanno reso famoso nel mondo. Al centro, le star e i divi che hanno fattosognare, litigare, ridere, piangere, spaventare e innamorare diverse generazioni di spettatori, con le vite chehanno vissuto, i personaggi che hanno interpretato, le storie che hanno recitato, i film per i quali sono statipremiati.Il percorso fotografico è progettato come un viaggio nella memoria, a ritroso nel tempo: ilflashbackinizia coni protagonisti di oggi, del grande, ma anche del piccolo schermo, e termina con le icone del cinema muto. Ognivisitatore può ritrovare sguardi familiari dimenticati, soffermarsi su volti sconosciuti, ricordarne altri non inclusinel percorso, in un gioco di specchi-tra affinità e contrasti-all’interno della storia del cinema e del grandeimmaginario del cinema italiano.Un gioco di rimandi e di sguardi chequesta volta non muove dalla relazione tra attore e regista, ma si attivaa partire da quella più segreta e peculiare che coinvolge l’attore e il fotografo. Sono loro i protagonisti indiscussidella mostra. Tra ritratti in studio e scatti rubati, foto di scena sul set e servizi giornalistici, attraverso l’obiettivodella macchina fotografica si ripercorre l’evolversi di una nuova professionalità all’interno dell’industriacinematografica, contestualmente allo sviluppo della storia del divismo e dell’attorialità in Italia. Gli sguardi deifotografi proposti in mostra concentrano in singoli istanti la perfezione o l’imperfezione della gestualità edell’espressione degli attori, il rapporto tra la posa e lo sfondo, la relazione tra la persona e il ruolo, esintetizzano l’atmosfera del momento, il senso di un contesto.Documentando e valorizzando, inoltre, l’impatto di un mestiere che da artigianale e improvvisato acquisiscenel corso del tempo una professionalità sempre più precisa: dalle maestranze anonime deiprimi decenni delsecolo scorso ai professionisti che frequentano il set, dal fenomeno dei “paparazzi” ai fotografi che creanoprogetti artistici, dalla studiata creatività per le riviste alla moda agli scatti veloci inviati conwhat’s appalleagenzie. Ingioco non è solo il rapporto tra cinema e fotografia, ma anche tra attore e fotografo e, soprattutto,tra fotografia e spettatore.Il fenomeno del divismo, che così tanto influenza la rappresentazione delle nostre identità sociali, culturali, digenere,deve molto alla fotografia di cinema. Un insieme di immagini, di documenti, un universo iconograficoche permette di indagare la trasformazione del gusto e delle mode, il ruolo dell’attore e il valore dellarecitazione, l’immaginario del cinema.Con oltre 250 riproduzioni fotografiche fine art, 71 stampe originali e più di 150 scatti presenti nellevideogallery, la mostra permette inoltre di esporre preziosi materiali conservati negli archivi del Museo (cartolineoriginali, apparecchi fotografici, brochure, riviste d’epoca) insieme a opere di fotografi, collezionisti privati,agenzie, enti e istituzioni italiane come il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, laCineteca di Bologna, l’Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, la FilmCommission Torino Piemonte e l’ArchivioCentro Cinema Città di Cesena.
IL PERCORSO DELLA MOSTRANell’Aula del Tempio della Mole lo sfavillanteRed Carpet, un’installazione con le fotografie di Sabina Filice,mette in scena il momento più glamour e mondano di ogni festival cinematografico, con i protagonisti dei filme i loro accompagnatori che sfilano sul tappeto rosso soffermandosi a posare per la gioia della stampaaccreditata e dei fan più accaniti. Sono ritratti come dei dell’Olimpo di celluloide o di pixel, figure stilizzate diun mondo dorato; in fondo alRed Carpetun gruppo di fotografi torinesi accoglie i visitatori tra flashlampeggianti.L’allestimento si articola in più spazi all’interno del Museo: sui due grandi schermi sono proiettati i momentipiù salienti dei recenti red carpet ripresi da Rai Cinema. Nelle sale CineVR, ci si può immergere in quel mondo,camminando sul tappeto rosso ediventandone protagonisti.Il percorso di visita vero e proprio inizia sulla rampa elicoidale, srotolando i volti delle attrici e degli attori inuna sorta di viaggio nel tempo, una passeggiata nellaWalk of Famea ritroso nella memoria.Quattro le sezioni. La prima,Attrici e attori contemporanei, presenta il cinema degli ultimi decenni, con i volticonosciuti dal pubblico che oggi dominano sale cinematografiche, tv, smartphone e tablet, da Monica Belluccia Pierfrancesco Favino, da Miriam Leone a Roberto Benigni. Sono privilegiati sia i ritratti, in cui l’occhio dellamacchina fotografica scruta ogni espressione del viso e ogni gestualità, sia le figure intere inserite in uncontesto di architettura e paesaggio. Allo sguardo femminile di Sabina Filice,si aggiungono gli scatti di famosefirme contemporanee come Stefano Guindani, Riccardo Ghilardi, Stylaz, Philippe Antonello e Stefano C.Montesi, i cui sguardi d’artista lasciano trasparire una complicità assoluta tra attore e fotografo, sia sui set sianelle foto in posa. La seconda sezione-composta dalle coloratissimeDive Pope dai ritratti, rigorosamente inbianco e nero, diItalian Men-prosegue con l’epoca d’oro del cinema italiano e si concentra nel fenomeno deldivismo degli anni ‘50 e ‘60 che hareso la “Hollywood sul Tevere” il centro del mondo cinematografico. Laterza parte,Icone della rinascitaeRitratto d’autore, illustra i protagonisti della rinascita del secondodopoguerra i grandi interpreti di Cinecittà, fino al primo cinema italiano sonoro.La quarta sezione,Nascita delDivismoè dedicata al cinema muto degli anni ‘10 e ‘20, alle prime dive e ai primi divi immortalati da fotografiein bianco e nero o seppiate.Un percorso fluido, non esaustivo e non rigorosamente cronologico, che mette in risalto lo spirito dei tempi, lemode,i colori, l’iconografia del cinema italiano, i suoi miti e i suoi testimoni. Un percorso con al centro larelazione tra attore e fotografo, figura professionale anonima all’inizio della storia del cinema, che è mutatanel corso del secolo fino a firmare progetti artistici nei quali il cinema può arrivare a essere addirittura fuoricampo, elemento marginale, evocazione implicita.Cinema e fotografia sono unite fin dalla loro nascita da un legame naturale, sia per approccio artistico sia perevoluzione tecnologica e, potremmo dire, per DNA. Tra le collezioni originali del Museo esposte non potevamancare un’attenzione specifica dedicata alla tecnologia, coneun approfondimento dedicato alle macchinefotografiche, dai primi pesanti apparecchi da studio alle recenti camere digitali.La vicinanza tra l’arte fotografica e il cinema dell’epoca muta è testimoniata in modo evidente dalla fotografiadi scena, che in Italia si sviluppa concretamente nel corso degli anni ‘20, per affermarsi negli anni ‘30. Inprincipio, le foto scattate sui set sono pensate come meri strumenti promozionali voluti dalle case di
produzione, distribuite nei cinema come materiali pubblicitari–locandine, cartoline e brochure-e pubblicatesulle riviste, al tempo strumenti d’informazioneprivilegiati per gli addetti al settore ma anche per lacomunicazione al grande pubblico. Anche attraverso il forte impatto della fotografia di cinema, la neonatasettima arte e il fenomeno nascente del divismo sono diventati protagonisti del costume. Nella fotografia delcinema muto, le foto di scena sono soprattutto ripetizioni dei momenti salienti dei film. Gli attori sono chiamatia mettersi in posa simulando la recitazione della scena appena interpretata; dietro la macchina fotograficavengono arruolati gli operatori già presenti sul set o fotografi teatrali. Il primo fotografo di scena italiano èAurelio Pesce, formalmente ingaggiato come tale perLa canzone dell’amore(1930), primo film sonororealizzato in Italia. Gli scatti erano pochi, visto l’altocosto dei materiali fotografici, e tutti rigorosamentecontrollati.Con l’introduzione del cinema sonoro si afferma definitivamente un altro ramo della fotografia di scena: ilfotoritratto d’attore. I set di posa sono inizialmente costituiti da semplicifondali dipinti, che richiamano l’ultimofilm interpretato dall’attore. Solo in un secondo momento le foto sono eseguite su commissione, prima da partedella casa di produzione poi anche per iniziativa degli stessi attori. È questa la grande stagione dei famosifotografi ritrattisti come Elio Luxardo.Fotoritratto e fotografia di scena sono elementi che caratterizzano il lavoro di Angelo Frontoni, il “fotografodelle dive” che, in particolare tra gli anni ‘50 e ‘70, ritrae i più grandi protagonisti della scena cinematografica,documentando un importante spaccato della storia del cinema e del costume nazionali. Una ricca raccolta difoto di set e ritratti di grande bellezza e interesse che restituiscono il lavoro sul set e dei suoi protagonisti: lamacchinafotografica si sofferma sugli attori, seguendoli durante le riprese e nei momenti di relax.In altri casi invece si tratta di scatti rubati della vita privata degli attori che alimentano il fenomeno emblematicodei “paparazzi” (Barillari, Geppetti, Secchiaroli). E ancora, fotografie in posa fatte in studio o ambientateall’aperto per le riviste in occasione del lancio di un film o legate ad altri temi (spettacolo, moda, costume).Uno sguardo ancora diverso appartiene al presente, quando il fenomeno del divismo trova nuovi palcoscenicisul piccolo e sul grande schermo, oppure sui tappeti rossi dei festival di cinema nazionali e internazionali. Quisi riuniscono fotografi che devono catturare le loro immagini cogliendo in pochi attimi emozioni e fascino. Ladocumentazione di un evento si fa cronaca, come le anteprime dei film in cui l’attore viene colto nella suaspontaneità esibizionistica, in una recitazione da passerella davanti a una distesa di obiettivi. La fotografiaacquista in questo senso una dimensionesocialper lo sfruttamento e il consumo veloci, con scatti subito messia disposizione dei committenti per un utilizzo giornalistico sul web.Al termine delle quattro sezioni, un intero piano è dedicato a sei approfondimenti tematici: oltre le proiezionie le video gallery, vi sono progetti artistici intorno alla stretta e complessa relazione tra fotografo, attore ecinema. Tra questi,Sguardi D’Attoredi Stefano Guindani, il concorso per fotografi di scenaCliCiak Scatti dicinema,Prove di Libertàdi Riccardo Ghilardi e le prezioseGiant Polaroidoriginali messe a disposizione daClaudio Canova. L’ultima stanza,Peep Show, è un omaggio al “mago del nudo” Angelo Frontoni.Il percorso di mostra, iniziato nella spettacolare Aula del Tempio, siconclude al piano zero della Mole con lasezioneBackstage!,una selezione di foto di scena scattate sui set di film realizzati a Torino con il supporto diFilm Commission Torino Piemonte.
All’esterno, sulla cancellata della Mole Antonelliana una propostaforse un poco inusuale: i fantasiosi e coloraticollagebrividopoprealizzati da Marco Innocenti.Infine, nel poco distante cortile del Rettorato dell’Università di Torino, una selezione degli scatti realizzati daAngelo Frontoni che ritraggono insieme celebri coppie del cinema italiano.Giulia Carluccio, Domenico De GaetanoCuratori della mostra
La fotografia al servizio del cinema.La collezione del MuseoNazionale del CinemaRoberta Basano«L’Italia ha molte case produttrici di filmsche debbono la loro fortuna all’iniziativa ed alla perseveranza diuomini acuti ed operosi. Noi li andremo ricordando via via sulle pagine di questa rivista che è legata percosì saldi vincoli alla cinematografia, poiché-come i nostri lettori non ignorano-la cinematografiapotrebbe essere detta la prima e splendida figlia dell’arte fotografica».È il 1907 e in un editoriale della celebre rivista “LaFotografiaArtistica” si sottolinea lo stretto legame trala fotografia e il cinema. All’epoca–ma anchenei decennisuccessivi–questo rapporto di parentela èspesso negato. Lo attestanolecollezioni di molte istituzionidedicate alla salvaguardia del cinemacheescludono la fotografiastoricadal campo d’indagine.Fa eccezionela collezionedel Museo Nazionale delCinemala cuifondatrice, Maria AdrianaProlo,a partire dagli anni ’40 inizia a raccogliere un patrimoniodedicato al cinemae allafotografia. Per Prolo tra i due media non esiste solo un’analogia tecnica,ma unarelazione molto più complessain quantola fotografia offre allaSettimaArte modelli iconografici elinguistici già ampiamentecodificati e sperimentati. Su questo presupposto si costituisce una collezionedioltre 1.155.000immaginiche raccontanola storia del cinema e quelladella fotografia, soprattuttoitaliana, dalle originial1950. Due raccolte in dialogo tra loro che costituiscono un unico atlante visivoincuile due artipartecipano a una narrazione condivisa.La raccoltafotograficadel cinema italianoL’obiettivo dicollezionarefotografie del cinema muto italiano si manifesta già nei primi anni di vita delMuseo: nel 1941Maria Adriana Prolocompra 492 fotografie, di cui 292 dall’attore Alberto Collo. Sarannoperò le donazioni pervenute dai protagonisti del muto italianoadareorigine alla raccolta;insieme alleimmagini ufficiali distribuite dalle case di produzione,Prolo acquisiscerari e preziosi documenti-come lefotografie di set, degli stabilimenti e del personale-capaci di offrire preziosi indizi sulla messa in scenadei film. Oltre alle più consuete stampe positive riesce inoltre arecuperarelelastre negative checostituiscono le matrici originali di molte delle fotografie conservate.Completano la raccolta ifoto-ritrattid’attorerealizzati da importanti firme dell’epocache contribuirono allanascita del fenomenodel divismo.Lacollezionedocumenta altresì migliaia di titoli di film sonori: un patrimonio in continua crescita chetraccia, pur con alcune lacune, la storia del cinema italianoe della fotografia di scena.Grazieall’importante opera di valorizzazionesvoltadal Museo, molti protagonisti del cinema o i loro familiarihannosceltol’istituzione torinese perconservareimportanti fondi di fotografie.Tragli altri, gli archivideiregisti Elio Petri, Gillo Pontecorvo, Marco Ferreri e Francesco Rosi, e quelli dei produttori LorenzoPegoraro eGuido Lombardo.Raccoltedi estremo interesse, costituite da moltimateriali inediti come iprovini dei reportage realizzati sui set o i bozzetti fotografici dei materiali promozionali.Altri due importantiarchivirendono unica la raccolta: il fondo Frontoni e il fondo Lombardi. L’archiviodioltre 546.000 fotografie realizzate da Angelo Frontoni(1929-2002)èstatoacquisito nel 2004 insieme allaCineteca Nazionale: le fotografie di set, i ritratti, i nudi, i servizi di moda ma anche gli scatti della vita
privata dellecelebritàraccontanola storia del cinema, della moda e del costume nazionale.Grazie invecealla recente donazione della collezione di Aldo Lombardi(1919-2006),laraccolta è stata incrementata dioltre 55.000 fotografie, soprattutto ritratti d’attore, che documentano la nascita e lo sviluppo del divismo.Non solo: l’integrità dell’archivioLombardioffre la possibilitàdi approfondire il tema del collezionismocinematografico che unisce ricerca storica, passione cinefila e, non ultimo, queldesideriobulimicochespinge i collezionistialla ricerca disemprenuovi cimeli.Tale preziosopatrimonio sul cinema italianoevidenziail ruolo strategico della fotografianelladefinizionedel rapporto tra lo spettatore e il grande schermoe consente diripercorrerela storia di questo particolaregenere fotografico.
Fotografare i divi: rivelare ecelareMariapaola Pierini«Le fotografie ci sconvolgono perché ci mostrano qualcosa di nuovo.Possono essere ricordate piùfacilmentedelle immagini in movimento,perché sono una precisa fetta di tempo anziché un flusso». CosìscrivevaSusan Sontag riflettendosulruolo della fotografia nella percezione e relazione con il mondo, conil tempo econ la memoria.Se applichiamo le sueconsiderazioniallefotografieesposte in mostraci accorgiamo cheforseènecessaria qualche nota a margine,perchéle starimmortalate qui, quelle di iericomequelle di oggi,sonosoggetticomplessiperl’obiettivo deifotografi.Questiscatticirivelanoqualcosa dinuovo,maèunnuovo che assume valore rispettoal già noto, alla fama dichi èritratto. Certamente fissano un tempo, unmovimento, un’espressione,all’interno di un flussocheèinsiemequello della vitaequello del film.Le fotografie dei divisonoeloquentiemisterioseal tempo stesso, perché gli attori,per mestiere,incarnano qualcuno che è altro da sé;si trasformano, si espongono,usano se stessi per darecorpoacreature immaginarie.Se il compito della fotografia è«mostrare qualcosa“che c’è”»,come scrivevaancora Sontag,nel caso degli attoriche cosa dovrà e potrà cogliereuno scatto? L’interprete, ilpersonaggio,oqualcos’altro?Se lefotografiesono fette di tempo, di quale tempo,nel caso degli attori?Ilprivato o il pubblico,l’istante o la posa?Forse è proprio nella loro ambiguità e densità che sta il fascino diqueste fotografie che sono state,e continuano a essereoggi, trai principali strumenti attraverso cui ilcinema rinsalda il rapporto con il proprio pubblico.Sianoesseritrattiin posa, foto di scena, istantaneeda un red carpet,scattirubatidai paparazzi,immaginipromozionali,non ci stanchiamo diguardarle e collezionarle, da decenni,negli album o nellegallery dei nostri cellulari,perché ci dannosempre e comunqueuna percezionedi vicinanza a quei corpi ea quei volti che abbiamo visto sullo schermo.Le fotografie esposte quisonotassellidella memoria del cinemaitaliano,ma anche frammenticontraddittori o alternativirispetto ai filme ai canonistoriografici.Infatti, le fotografiedelle starpossonoamplificare ilfascino seducentedelle divedel mutoodelcinema delregime;crearlo,comenel casodelleneo-dive del dopoguerra;offrirneuncontrocanto intimoe quotidiano,comenelle foto domestiche e dicoppia.I fotografi possonoreinventarei divinegli spazi architettonici, come negli scattidi Ghilardi;possonosfidare i cliché o giocarci,comenelle immaginientravesti;osare ed essere sfrontati,nellacomposizione,nei colorie nei contenuti,come nel casodei servizidiFrontoni.Possonocatturareun tratto espressivoimmediatamente riconoscibileoun dettaglio rimastoa lungocelato.Siamo attratti dalle fotografie dellestar perchésonol’esito di una relazionesegretadi cui noi siamoparte, quella tra il fotografo e chi stadavanti all’obiettivo.Perché cimostrano ciòcheanoiè preclusooci fanno rivedere,cristallizzato, unmomentodi un film cheabbiamoamato.E perché nel lorosaperrivelareecelarecontinuanoatener vivoil nostro desidero.
Fotografia: linfa vitale del divismo e fonte preziosa del restauro cinematograficoClaudia GianettoAi tempi del cinema muto la fotografia è il veicolo privilegiato della promozione dei film mediante i corredipubblicitari esposti nelle prime sale cinematografiche, l’illustrazione delle brochure pubblicitarie, le rivistedi settore e i cataloghi delle case di produzione. Con un successo particolare delle cartoline dedicate adescrivere un intero film. Caso eccellente quello della serie realizzata perI promessi sposi(EleuterioRodolfi, 1913) inserita poi dalla Casa editrice Hoepli nell’edizione del 1917del romanzo di Manzoniconservata dal Museo. Innumerevoli le cartoline che ritraggono le attrici e gli attori più rappresentatividella produzione d’inizio Novecento.Le fotografie di scena sono scattate durante le riprese e talvolta rivelano interessantidettagli e contornidel lavoro sul set. Le foto realizzate in studio possono in alcuni casi sottolineare i personaggi interpretatio più liberamente i “tipi” che incarnano. La serie di cartoline originali in mostra che ritraggono ElenaMakowska, perfettanel ruolo della donna malvagia inLa fiaccola sotto il moggio(E. Rodolfi, 1916), benrappresentano quest’ultima ammiccante modalità di rivolgersi al pubblico, che inizia a riconoscere i suoibeniamini, e ai collezionisti.I ritratti delle prime grandi dive di fama nazionale e internazionale come Francesca Bertini, Lyda Borelli,Pina Menichelli, Maria Jacobini o quelle di divi come Febo Mari, Bartolomeo Pagano, Emilio Ghione e MarioBonnard, alimentano e amplificano il successo di memorabili film muti:Ma l’amor mio non muore! (MarioCaserini, 1913),Cabiria(Giovanni Pastrone, 1914),La signora dalle camelie(Gustavo Serena, 1915),Ilfuoco(G. Pastrone, 1915),Tigre Reale(G. Pastrone, 1916),Addio giovinezza!(Augusto Genina, 1918),gli episodi di Za-la-Mort o l’avventurosa serie di Maciste. Le maschere di André Deed (Cretinetti), MarcelFabre (Robinet) e Ferdinand Guillaume (Polidor) hanno talmente successo che le case di produzione Itala,Ambrosio e Pasquali continuano aprodurre le loro comiche anche dopo l’avvento del lungometraggio.Sono gli anni pre-Hollywood in cui la cinematografia italiana, soprattutto le produzioni delle grandi casetorinesi, invade e domina il mercato cinematografico mondiale.I materiali che Maria Adriana Prolo, fondatrice del Museo del Cinema, ha raccolto a partire dagli anni ’40ci rivelano un più ampio universo di documenti che ruotano intorno all’opera filmica, e talvolta ne sonol’unica traccia. Una visione del cinema e della ricerca estremamente moderna e in anticipo sui tempi.Il Museo conserva oggi più di 30.000 copie di film in pellicola e su altri supporti, dai nastri ai file indigitale. L’obiettivo è di contribuire alla conservazione, catalogazione, restauro e digitalizzazione delpatrimonio filmico, con particolare attenzione alla produzione nazionale.Le sequenze filmiche che arricchiscono il percorso della mostra provengono in parte dalle collezioni delMuseo. Dal 1991 a oggi molte risorse sono state dedicate alla realizzazionedi più di duecento restauri difilm. Una parte di questi progetti ha permesso il recupero di film sonori di autori come Elio Petri,Francesco Rosi, Federico Fellini, Marco Ferreri ed Ettore Scola. Molti restauri sono stati dedicati al nucleostorico più antico della collezione che conserva titoli preziosi del cinema muto italiano degli anni ‘10 e ‘20.
Ancora oggi, nonostante l’attività delle istituzioni preposte alla salvaguardia del patrimonio di cinemamuto mondiale, si stima che ne sia sopravvissuta solouna minima parte. Di molte pellicole andateperdute si conosce l’esistenza solo grazie proprio alla documentazione extra filmica delle quali lefotografie di cinema fanno parte.L’analisi e lo studio delle fotografie di cinema muto, messe in relazione ai film sopravvissuti e alle altrefonti di documentazione, permette di identificare opere sconosciute, di individuare gli attori e talvoltaanche altri ruoli della troupe (all’epoca, proprio come i primi fotografi di cinema, spesso non menzionati),ricostruire il corretto ordine di montaggio di materiali manipolati e mutilati nel corso del tempo.Talvolta poi, le fotografie rivelano che alcuni film sopravvissuti avevano all’epoca della loro prima uscitauna struttura estetica e narrativa assai differente da quella giunta sino a noi. E si scopre che il cinema diinizio Novecento era assai più ricco e più ardito di quanto non si possa immaginare conoscendonesoltanto una minima parte,spesso privata delle sue caratteristiche originarie. I progetti di preservazioneo restauro di film si trasformano così in una sorta d’indagine quasi investigativa, grazie allo studio e alconfronto delle fonti d’epoca.Alcuni misteri si svelano. Ad esempio, nel già citatoTigre realedi fatto non compare l’attrice ValentinaFrascaroli citata nel cast da tutte le più documentate filmografie. Nelle copie sopravvissute è presentesolo uno dei due finali destinati alla distribuzione in Italia e all’estero, quello più intrigante: la conturbantee scandalosafemme fatalePina Menichelli sopravvive accanto al suo nuovo amante; il focolare domesticonon trionfa sull’adulterio e il ruolo della Frascaroli, in questa versione, non esiste.Nell’adattamento di romanzi famosi, capolavori intoccabili, a una prima visione si ha l’impressione diassistere a una trasposizione cinematografica che pare–a parte l’inevitabile sintesi rispetto l’operaletteraria–non discostarsi né dal romanzo né dalle altre successive trasposizioni. Accade però che alcuniindizi nella copia di un film oggetto di restauro pongano quesiti e sembrino mettere in discussione la suaapparentemente solida struttura. Analizzando fotografie e foto cartoline che documentano parti del filmandate perdute-come la sceneggiatura originale-si scopre che uno dei grandi sceneggiatori dell’epocamuta, Arrigo Frusta, negli anni ‘10 aveva saputo prendere le distanze e plasmare con non poche “licenzepoetiche” anche grandi classici della letteratura mondiale(come nel caso del già citatoI Promessi Sposi),raccogliendo il favore di un pubblico vasto e in parte ancora analfabeta.In assenza di altre versioni disponibili, sono i documenti e le foto di scena che ricostruiscono la verastoria di una pellicola d’epoca andata in parte perduta. Esemplare il caso del filmL’emigrante(Febo Mari,1915), mediometraggio a partire da un soggetto originale, sopravvissuto in copia unica. Il film sipresenta lineare e anche la scena finale sembra concludere coerentemente l’opera. Eppure, moltielementi (il genere, il cast, i personaggi, le location) e il contesto produttivo destano dubbi riguardo lasua completezza. In quel che possiamo vedere della versione preservata, un padre emigra in Sudamericae dopo varie peripezie, s’imbarca per tornare dalla figlia e dalla moglie ammalata. Ma c’era ben altro. Lamessa in sequenza delle fotografie di scena permette di ricostruire numerose inquadrature e sequenzemancanti nel film: un montaggio parallelo raccontava per gran parte del film la vita delle due donne inpatria e quella dell’uomo oltre oceano. Mancano le scene più scabrose e passionali: la figlia abbandona ilsuo onesto fidanzato e, per pagare le cure alla madre, cede alle lusinghe di un nobile che ne fa una
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Museo Nazionale del Cinema, Mole Antonelliana20 luglio 2021–7 marzo 2022IlMuseo Nazionale del Cinema, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, rendeomaggio al cinema di ieri e di oggi conPHOTOCALL. Attrici e attori del cinema italiano, la grandemostra fotografica che racconta oltre un secolo di cinema italiano attraverso i volti dei protagonisti che lohanno reso famoso in tutto il mondo.Dal 20 luglio 2021 al 7 marzo 2022 la Mole Antonelliana diventerà ancora di più il tempio del cinema,raccontando un viaggio nella memoria filtrato dall’obiettivo della macchina fotografica che, tra ritratti instudio e scatti rubati, foto di scena sul sete servizi giornalisti, ripercorre oltre un secolo di vitacinematografica e sociale d’Italia, un viaggio a ritroso che parte dal contemporaneo e che termina con leicone del divismo dell’epoca del cinema muto. Il ruolo del fotografo si trasforma, da semplice maestranzaa paparazzo, da artista agli scatti di moda: interpretal’interazionetra cinema e fotografia, grazie al suorapporto con l’attore, diventando così il tramite per lo spettatore.La mostra inaugura il 20 luglio 2021, giorno del 21esimo compleanno del Museo Nazionale del Cinemaalla Mole Antonelliana.Madrina della mostra èSara D’Amario, attrice e scrittrice piemontese, che saràanche modella per un giorno per il fotografo Riccardo Ghilardi: le foto realizzate verranno poi esposte inmostra.Oltre 250 riproduzioni fotografiche fine art, 71 stampe originali e più di 150 scatti presenti nellevideogallery: questi i numeri della mostra che espone preziosi materiali conservati negli archivi del Museo(cartoline originali, apparecchi fotografici, brochure, riviste d’epoca) insieme a opere di fotografi, collezionistiprivati, agenzie, enti e istituzioni italiane come il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale,la Cineteca di Bologna, l’Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, la FilmCommission Torino Piemonte e l’ArchivioCentro Cinema Città di Cesena.IL PERCORSO ESPOSITIVOLa mostra si sviluppa nell’Aula del Tempio, cuore del Museo Nazionale del Cinema. I due grandi schermipropongono un montato realizzato da Rai Cinema che raccoglie momenti di red carpet nei festival più famosial mondo. Sotto gli schermi trova posto uno sfavillanteRed Carpet, un’installazione con le fotografie diSabina Filice, che racconta il momento più glamour e mondano di ogni festival cinematografico, che fasognare ad occhi aperti. E perché questo sogno di avveri, in fondo alRed Carpetla gigantografia di ungruppo difotografi torinesi accoglie i visitatori tra flash lampeggianti. Basta girarsi e farsi un selfie,immaginando di essere una star.
Il percorso espositivo parte alla base della rampa elicoidale e si divide inquattro sezioni.Laprima,Attrici eattori contemporanei, racconta il cinema degli ultimi decenni.Qui sono privilegiati sia iritratti, in cui l’occhio della macchina fotografica scruta ogni espressione del viso e ogni gestualità, sia lefigure intere inserite in un contesto di architetturae paesaggio. Allo sguardo femminile di Sabina Filice, siaggiungono gli scatti di famose firme contemporanee comeStefano Guindani, Riccardo Ghilardi, Stylaz,Philippe Antonello e Stefano C. Montesi, i cui sguardi d’artista lasciano trasparire una complicità assolutatra attore e fotografo, sia sui set sia nelle foto in posa.Lasecondasezione-composta dalle coloratissimeDive Pope dai ritratti, rigorosamente in bianco e nero, diItalian Men-prosegue con l’epoca d’oro del cinema italiano e si concentra nel fenomeno del divismo deglianni ‘50 e ‘60 che ha reso la “Hollywood sul Tevere” il centro del mondo cinematografico.Laterzaparte,Icone della rinascitaeRitratto d’autore, illustra i protagonisti della rinascita del secondodopoguerra i grandi interpreti di Cinecittà,dal primo cinemasonoroal dopoguerra.Laquartasezione,Nascita del Divismoè dedicata al cinema muto degli anni ‘10 e ‘20, alle prime dive e aiprimi divi immortalati da fotografie in bianco e nero o seppiate.Al termine delle quattro sezioni, un intero piano è dedicato asei approfondimenti tematici: oltre le proiezionie levideo gallery, vi sono progetti artistici intorno alla stretta e complessa relazione tra fotografo, attore ecinema. Tra questi,Sguardi D’AttorediStefano Guindani, il concorso per fotografi di scenaCliCiak Scatti dicinema,Prove di LibertàdiRiccardoGhilardie le prezioseGiant Polaroidoriginali messe a disposizione daClaudio Canova. L’ultima stanza,Peep Show, è un omaggio al “mago del nudo”Angelo Frontoni.Un’area è dedicata aifotografi torinesiche, in occasione di questa mostra, hanno deciso diconcederealcuneloro immagini al Museo Nazionale del Cinema:Francesco Del Bo, Dario Gazziero, Stefano Guidi, GabrieleMariotti, Carlo Mogavero, Gianluca Platania, Alberto Ramella, Giuseppe Sacchetto, Renato Valterza,Sabrina Gazzola, Michele D’Ottavio, Pasquale Juzzolino, Maria Vernetti.Il percorso di mostra si conclude al piano zero della Mole con la sezioneBackstage!,con fotografiescelteconFilm Commission Torino Piemonte: una selezione di scatti d’autore chevuole raccontare la magiae la complessità dei set cinematografici, insieme alle tante professionalità che li compongono. Quattordiciscatti e alcuni importanti attori e attrici che hanno contribuito, nei vent’anni di attività della Fondazione,ad accendere i riflettori su Torino e il Piemonte.All’esterno, sulla cancellata della Mole Antonelliana una proposta forse un poco inusuale: i fantasiosi ecolorati collagebrividopoprealizzati daMarco Innocenti.La mostra si estende nelcortile delRettorato dell’Università di Torino,dovedieci immagini digrandissimo formato, tratte dall’importantearchivio diAngelo Frontoni,ritraggono insieme celebri coppiedel cinema italiano.
In occasione della mostra le due sale diCineVRpresentano il videoRedCarpetVRrealizzato da RaiCinema alla Mostra del Cinema di Venezia 2019. I visitatori potranno così provare l’emozione di vedersfilare accanto a loro gli attori e attricipreferiti.A partire dal mese di settembre verranno organizzate delleMasterclasscon fotografi, attori e attrici, acura di Stefano Della Casa con Stefano Boni, Grazia Paganelli e Mariapaola Pierini.Durante tutta la durata della mostra verranno organizzate delle iniziative per il pubblico e delle attivitàper le scuole, mentreilCinema Massimoproporrà omaggi, proiezioni e incontri.All’interno di un progetto di digitalizzazione per la fruizione dei contenuti, il Museo Nazionale del Cinemaha realizzato unaguida digitalecheoffreapprofondimentisfogliabili o scaricabili su smartphone tramitei QR/NFC posizionati lungo il percorso espositivo.La guida, cheincludeanche contenuti in LIS,èconsultabile online sul sito delmuseoall’indirizzohttps://photocall.museocinema.itInfo orari e tariffewww.museocinema.itTuttoil materiale stampa è scaricabile dahttps://bit.ly/36Kb9hnPRESS INFOMUSEO NAZIONALE DEL CINEMAResp.Ufficio Stampa: Veronica Geraci+39 011 8138.509|+39 335 1341195|geraci@museocinema.itSerena Santoro+39 011 8138.510 |santoro@museocinema.it
La mostraPhotocall. Attrici e Attori del Cinemaitalianovuole essere un tributo del Museo Nazionale delCinema ai protagonisti del cinema italiano. Sono i loro volti, noti al grande pubblico, ad accogliere ivisitatori dai più giovani agli appassionati cinefili. Un lungoflashbackche dalle passerelle sui redcarpet ciaccompagna fino alla nascita del divismo cinematografico all’epoca del muto. Un’occasione importanteper valorizzare il ricco patrimonio fotografico del Museo, mantenendo sempre vivo il dialogo con ilpresente, grazie agli scatti e le opere di autori contemporanei che arricchiscono il percorso espositivo.L’esposizione alla Mole Antonelliana e nel cortile del Rettorato vuole essere anche un omaggio ai fotografiche hanno immortalato i nostri divi e dive, in studio o sul set, o che hanno trasformato i ritratti in veri epropri progetti di ricreazione artistica, in una relazione tra attore e fotografo tangibilmente mutata neltempo.Realizzata in collaborazione con l’Università di Torino, la mostra è lo straordinario risultato del lavoro inrete con le più rilevanti istituzioni culturali a livello nazionale, quali Cineteca Nazionale, Rai Cinema, FilmCommission Torino Piemonte, Istituto Luce-Cinecittà, Cineteca di Bologna, Archivio Centro Cinema Cittàdi Cesena, Reggia di Venaria, accumunate dalla volontà e dall’impegno di rendere fruibile al pubblico unpatrimonio unico del cinema italiano.Agli sponsor, Canon-Digital Imaging Partner e Outlet Village, va il mio sentito ringraziamento per ilsostegno a questo importante progetto e alle attività della Fondazione.Il mio auspicio è che, al termine della visita, a tanti venga voglia di riscoprire il cinema italiano propostoin mostra attraverso le immagini dei suoi protagonisti e di ritornare al Museo,rivivendo la magia delcinema nelle sequenze di capolavori che appartengono a tutte le epoche e a tutte le cinematografie delmondo.Enzo GhigoPresidente Museo Nazionale del Cinema
La collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema per la realizzazione della mostra“Photocall. Attrici eattori del cinema italiano”si inserisce in un contesto fertile e continuativo di scambio e confrontoche ilnostro Ateneo ha avviato da tempo conuna delle più importanti istituzioni internazionali deputate allaconservazione e alla valorizzazione del patrimonio cinematografico.Ilcoinvolgimentonel progettodistudiosi e studiose dei nostri dipartimenti, insieme all’estensione delpercorsoespositivonel cortile d’onore del Rettorato,rappresentano i segni tangibili di una sinergiacapace difarecultura per il territorio e per lacittadinanza. Una missione che sempre più enti culturali eatenei devono portare avanti insieme per rigenerare attraverso la conoscenza gli spazi e le dimensioni delvivere sociale e civile.Per questa ragione, il nostro ateneo inscrive questa felice occasione nell’ambito di“UniVerso”, il nuovo palinsesto culturaledell’Università di Torino,pensato per valorizzare il dialogo con ilmondo esterno.Laricchissimamostra propone unviaggiolungo più di un secolo dicinema italiano attraverso i volti e icorpi dei suoi protagonisti, offrendoun itinerario nell’immaginario e nella memoriacapace di raccontarcinon solo il cinema, mala storia e la società italiananel suo complesso. Dal cinema muto aicontemporaneired carpet, tra cinema di genere ecinema d’autore, le immagini esposte attivano tuttauna serie di associazioni e di riferimenti che ci guidano, con la lente del cinema, attraverso momenti esvolte cruciali della nostra storia. Gli scatti fotografici e i documenti presenti in mostra rappresentanoinoltre testimonianze preziose di un patrimonio culturaleche sempre più deve essere valorizzato etrasmesso. Il valore aggiunto di questa collaborazione risiede proprionella consapevolezza condivisa dellanecessità di preservare, interpretare erendere presente la pregnanza culturale di un’eredità in grado ditrasformare lamemoriain lezione di futuro.Il Rettore dell’Università di TorinoStefano Geuna
IlMuseo Nazionale del Cinema, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, rende omaggioal cinema di ieri e di oggi con un progetto espositivo che sceglie di guardare alla storia del cinema italianoattraverso la lente dei fotografi e delle fotografe che hanno ritratto i suoi protagonisti dalle origini fino alla piùstringentee immediata contemporaneità.Con questa specifica angolazione, la mostra ripercorre oltre un secolo di cinema italiano attraverso i corpi e ivolti delle attrici e degli attori che lo hanno reso famoso nel mondo. Al centro, le star e i divi che hanno fattosognare, litigare, ridere, piangere, spaventare e innamorare diverse generazioni di spettatori, con le vite chehanno vissuto, i personaggi che hanno interpretato, le storie che hanno recitato, i film per i quali sono statipremiati.Il percorso fotografico è progettato come un viaggio nella memoria, a ritroso nel tempo: ilflashbackinizia coni protagonisti di oggi, del grande, ma anche del piccolo schermo, e termina con le icone del cinema muto. Ognivisitatore può ritrovare sguardi familiari dimenticati, soffermarsi su volti sconosciuti, ricordarne altri non inclusinel percorso, in un gioco di specchi-tra affinità e contrasti-all’interno della storia del cinema e del grandeimmaginario del cinema italiano.Un gioco di rimandi e di sguardi chequesta volta non muove dalla relazione tra attore e regista, ma si attivaa partire da quella più segreta e peculiare che coinvolge l’attore e il fotografo. Sono loro i protagonisti indiscussidella mostra. Tra ritratti in studio e scatti rubati, foto di scena sul set e servizi giornalistici, attraverso l’obiettivodella macchina fotografica si ripercorre l’evolversi di una nuova professionalità all’interno dell’industriacinematografica, contestualmente allo sviluppo della storia del divismo e dell’attorialità in Italia. Gli sguardi deifotografi proposti in mostra concentrano in singoli istanti la perfezione o l’imperfezione della gestualità edell’espressione degli attori, il rapporto tra la posa e lo sfondo, la relazione tra la persona e il ruolo, esintetizzano l’atmosfera del momento, il senso di un contesto.Documentando e valorizzando, inoltre, l’impatto di un mestiere che da artigianale e improvvisato acquisiscenel corso del tempo una professionalità sempre più precisa: dalle maestranze anonime deiprimi decenni delsecolo scorso ai professionisti che frequentano il set, dal fenomeno dei “paparazzi” ai fotografi che creanoprogetti artistici, dalla studiata creatività per le riviste alla moda agli scatti veloci inviati conwhat’s appalleagenzie. Ingioco non è solo il rapporto tra cinema e fotografia, ma anche tra attore e fotografo e, soprattutto,tra fotografia e spettatore.Il fenomeno del divismo, che così tanto influenza la rappresentazione delle nostre identità sociali, culturali, digenere,deve molto alla fotografia di cinema. Un insieme di immagini, di documenti, un universo iconograficoche permette di indagare la trasformazione del gusto e delle mode, il ruolo dell’attore e il valore dellarecitazione, l’immaginario del cinema.Con oltre 250 riproduzioni fotografiche fine art, 71 stampe originali e più di 150 scatti presenti nellevideogallery, la mostra permette inoltre di esporre preziosi materiali conservati negli archivi del Museo (cartolineoriginali, apparecchi fotografici, brochure, riviste d’epoca) insieme a opere di fotografi, collezionisti privati,agenzie, enti e istituzioni italiane come il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, laCineteca di Bologna, l’Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, la FilmCommission Torino Piemonte e l’ArchivioCentro Cinema Città di Cesena.
IL PERCORSO DELLA MOSTRANell’Aula del Tempio della Mole lo sfavillanteRed Carpet, un’installazione con le fotografie di Sabina Filice,mette in scena il momento più glamour e mondano di ogni festival cinematografico, con i protagonisti dei filme i loro accompagnatori che sfilano sul tappeto rosso soffermandosi a posare per la gioia della stampaaccreditata e dei fan più accaniti. Sono ritratti come dei dell’Olimpo di celluloide o di pixel, figure stilizzate diun mondo dorato; in fondo alRed Carpetun gruppo di fotografi torinesi accoglie i visitatori tra flashlampeggianti.L’allestimento si articola in più spazi all’interno del Museo: sui due grandi schermi sono proiettati i momentipiù salienti dei recenti red carpet ripresi da Rai Cinema. Nelle sale CineVR, ci si può immergere in quel mondo,camminando sul tappeto rosso ediventandone protagonisti.Il percorso di visita vero e proprio inizia sulla rampa elicoidale, srotolando i volti delle attrici e degli attori inuna sorta di viaggio nel tempo, una passeggiata nellaWalk of Famea ritroso nella memoria.Quattro le sezioni. La prima,Attrici e attori contemporanei, presenta il cinema degli ultimi decenni, con i volticonosciuti dal pubblico che oggi dominano sale cinematografiche, tv, smartphone e tablet, da Monica Belluccia Pierfrancesco Favino, da Miriam Leone a Roberto Benigni. Sono privilegiati sia i ritratti, in cui l’occhio dellamacchina fotografica scruta ogni espressione del viso e ogni gestualità, sia le figure intere inserite in uncontesto di architettura e paesaggio. Allo sguardo femminile di Sabina Filice,si aggiungono gli scatti di famosefirme contemporanee come Stefano Guindani, Riccardo Ghilardi, Stylaz, Philippe Antonello e Stefano C.Montesi, i cui sguardi d’artista lasciano trasparire una complicità assoluta tra attore e fotografo, sia sui set sianelle foto in posa. La seconda sezione-composta dalle coloratissimeDive Pope dai ritratti, rigorosamente inbianco e nero, diItalian Men-prosegue con l’epoca d’oro del cinema italiano e si concentra nel fenomeno deldivismo degli anni ‘50 e ‘60 che hareso la “Hollywood sul Tevere” il centro del mondo cinematografico. Laterza parte,Icone della rinascitaeRitratto d’autore, illustra i protagonisti della rinascita del secondodopoguerra i grandi interpreti di Cinecittà, fino al primo cinema italiano sonoro.La quarta sezione,Nascita delDivismoè dedicata al cinema muto degli anni ‘10 e ‘20, alle prime dive e ai primi divi immortalati da fotografiein bianco e nero o seppiate.Un percorso fluido, non esaustivo e non rigorosamente cronologico, che mette in risalto lo spirito dei tempi, lemode,i colori, l’iconografia del cinema italiano, i suoi miti e i suoi testimoni. Un percorso con al centro larelazione tra attore e fotografo, figura professionale anonima all’inizio della storia del cinema, che è mutatanel corso del secolo fino a firmare progetti artistici nei quali il cinema può arrivare a essere addirittura fuoricampo, elemento marginale, evocazione implicita.Cinema e fotografia sono unite fin dalla loro nascita da un legame naturale, sia per approccio artistico sia perevoluzione tecnologica e, potremmo dire, per DNA. Tra le collezioni originali del Museo esposte non potevamancare un’attenzione specifica dedicata alla tecnologia, coneun approfondimento dedicato alle macchinefotografiche, dai primi pesanti apparecchi da studio alle recenti camere digitali.La vicinanza tra l’arte fotografica e il cinema dell’epoca muta è testimoniata in modo evidente dalla fotografiadi scena, che in Italia si sviluppa concretamente nel corso degli anni ‘20, per affermarsi negli anni ‘30. Inprincipio, le foto scattate sui set sono pensate come meri strumenti promozionali voluti dalle case di
produzione, distribuite nei cinema come materiali pubblicitari–locandine, cartoline e brochure-e pubblicatesulle riviste, al tempo strumenti d’informazioneprivilegiati per gli addetti al settore ma anche per lacomunicazione al grande pubblico. Anche attraverso il forte impatto della fotografia di cinema, la neonatasettima arte e il fenomeno nascente del divismo sono diventati protagonisti del costume. Nella fotografia delcinema muto, le foto di scena sono soprattutto ripetizioni dei momenti salienti dei film. Gli attori sono chiamatia mettersi in posa simulando la recitazione della scena appena interpretata; dietro la macchina fotograficavengono arruolati gli operatori già presenti sul set o fotografi teatrali. Il primo fotografo di scena italiano èAurelio Pesce, formalmente ingaggiato come tale perLa canzone dell’amore(1930), primo film sonororealizzato in Italia. Gli scatti erano pochi, visto l’altocosto dei materiali fotografici, e tutti rigorosamentecontrollati.Con l’introduzione del cinema sonoro si afferma definitivamente un altro ramo della fotografia di scena: ilfotoritratto d’attore. I set di posa sono inizialmente costituiti da semplicifondali dipinti, che richiamano l’ultimofilm interpretato dall’attore. Solo in un secondo momento le foto sono eseguite su commissione, prima da partedella casa di produzione poi anche per iniziativa degli stessi attori. È questa la grande stagione dei famosifotografi ritrattisti come Elio Luxardo.Fotoritratto e fotografia di scena sono elementi che caratterizzano il lavoro di Angelo Frontoni, il “fotografodelle dive” che, in particolare tra gli anni ‘50 e ‘70, ritrae i più grandi protagonisti della scena cinematografica,documentando un importante spaccato della storia del cinema e del costume nazionali. Una ricca raccolta difoto di set e ritratti di grande bellezza e interesse che restituiscono il lavoro sul set e dei suoi protagonisti: lamacchinafotografica si sofferma sugli attori, seguendoli durante le riprese e nei momenti di relax.In altri casi invece si tratta di scatti rubati della vita privata degli attori che alimentano il fenomeno emblematicodei “paparazzi” (Barillari, Geppetti, Secchiaroli). E ancora, fotografie in posa fatte in studio o ambientateall’aperto per le riviste in occasione del lancio di un film o legate ad altri temi (spettacolo, moda, costume).Uno sguardo ancora diverso appartiene al presente, quando il fenomeno del divismo trova nuovi palcoscenicisul piccolo e sul grande schermo, oppure sui tappeti rossi dei festival di cinema nazionali e internazionali. Quisi riuniscono fotografi che devono catturare le loro immagini cogliendo in pochi attimi emozioni e fascino. Ladocumentazione di un evento si fa cronaca, come le anteprime dei film in cui l’attore viene colto nella suaspontaneità esibizionistica, in una recitazione da passerella davanti a una distesa di obiettivi. La fotografiaacquista in questo senso una dimensionesocialper lo sfruttamento e il consumo veloci, con scatti subito messia disposizione dei committenti per un utilizzo giornalistico sul web.Al termine delle quattro sezioni, un intero piano è dedicato a sei approfondimenti tematici: oltre le proiezionie le video gallery, vi sono progetti artistici intorno alla stretta e complessa relazione tra fotografo, attore ecinema. Tra questi,Sguardi D’Attoredi Stefano Guindani, il concorso per fotografi di scenaCliCiak Scatti dicinema,Prove di Libertàdi Riccardo Ghilardi e le prezioseGiant Polaroidoriginali messe a disposizione daClaudio Canova. L’ultima stanza,Peep Show, è un omaggio al “mago del nudo” Angelo Frontoni.Il percorso di mostra, iniziato nella spettacolare Aula del Tempio, siconclude al piano zero della Mole con lasezioneBackstage!,una selezione di foto di scena scattate sui set di film realizzati a Torino con il supporto diFilm Commission Torino Piemonte.
All’esterno, sulla cancellata della Mole Antonelliana una propostaforse un poco inusuale: i fantasiosi e coloraticollagebrividopoprealizzati da Marco Innocenti.Infine, nel poco distante cortile del Rettorato dell’Università di Torino, una selezione degli scatti realizzati daAngelo Frontoni che ritraggono insieme celebri coppie del cinema italiano.Giulia Carluccio, Domenico De GaetanoCuratori della mostra
La fotografia al servizio del cinema.La collezione del MuseoNazionale del CinemaRoberta Basano«L’Italia ha molte case produttrici di filmsche debbono la loro fortuna all’iniziativa ed alla perseveranza diuomini acuti ed operosi. Noi li andremo ricordando via via sulle pagine di questa rivista che è legata percosì saldi vincoli alla cinematografia, poiché-come i nostri lettori non ignorano-la cinematografiapotrebbe essere detta la prima e splendida figlia dell’arte fotografica».È il 1907 e in un editoriale della celebre rivista “LaFotografiaArtistica” si sottolinea lo stretto legame trala fotografia e il cinema. All’epoca–ma anchenei decennisuccessivi–questo rapporto di parentela èspesso negato. Lo attestanolecollezioni di molte istituzionidedicate alla salvaguardia del cinemacheescludono la fotografiastoricadal campo d’indagine.Fa eccezionela collezionedel Museo Nazionale delCinemala cuifondatrice, Maria AdrianaProlo,a partire dagli anni ’40 inizia a raccogliere un patrimoniodedicato al cinemae allafotografia. Per Prolo tra i due media non esiste solo un’analogia tecnica,ma unarelazione molto più complessain quantola fotografia offre allaSettimaArte modelli iconografici elinguistici già ampiamentecodificati e sperimentati. Su questo presupposto si costituisce una collezionedioltre 1.155.000immaginiche raccontanola storia del cinema e quelladella fotografia, soprattuttoitaliana, dalle originial1950. Due raccolte in dialogo tra loro che costituiscono un unico atlante visivoincuile due artipartecipano a una narrazione condivisa.La raccoltafotograficadel cinema italianoL’obiettivo dicollezionarefotografie del cinema muto italiano si manifesta già nei primi anni di vita delMuseo: nel 1941Maria Adriana Prolocompra 492 fotografie, di cui 292 dall’attore Alberto Collo. Sarannoperò le donazioni pervenute dai protagonisti del muto italianoadareorigine alla raccolta;insieme alleimmagini ufficiali distribuite dalle case di produzione,Prolo acquisiscerari e preziosi documenti-come lefotografie di set, degli stabilimenti e del personale-capaci di offrire preziosi indizi sulla messa in scenadei film. Oltre alle più consuete stampe positive riesce inoltre arecuperarelelastre negative checostituiscono le matrici originali di molte delle fotografie conservate.Completano la raccolta ifoto-ritrattid’attorerealizzati da importanti firme dell’epocache contribuirono allanascita del fenomenodel divismo.Lacollezionedocumenta altresì migliaia di titoli di film sonori: un patrimonio in continua crescita chetraccia, pur con alcune lacune, la storia del cinema italianoe della fotografia di scena.Grazieall’importante opera di valorizzazionesvoltadal Museo, molti protagonisti del cinema o i loro familiarihannosceltol’istituzione torinese perconservareimportanti fondi di fotografie.Tragli altri, gli archivideiregisti Elio Petri, Gillo Pontecorvo, Marco Ferreri e Francesco Rosi, e quelli dei produttori LorenzoPegoraro eGuido Lombardo.Raccoltedi estremo interesse, costituite da moltimateriali inediti come iprovini dei reportage realizzati sui set o i bozzetti fotografici dei materiali promozionali.Altri due importantiarchivirendono unica la raccolta: il fondo Frontoni e il fondo Lombardi. L’archiviodioltre 546.000 fotografie realizzate da Angelo Frontoni(1929-2002)èstatoacquisito nel 2004 insieme allaCineteca Nazionale: le fotografie di set, i ritratti, i nudi, i servizi di moda ma anche gli scatti della vita
privata dellecelebritàraccontanola storia del cinema, della moda e del costume nazionale.Grazie invecealla recente donazione della collezione di Aldo Lombardi(1919-2006),laraccolta è stata incrementata dioltre 55.000 fotografie, soprattutto ritratti d’attore, che documentano la nascita e lo sviluppo del divismo.Non solo: l’integrità dell’archivioLombardioffre la possibilitàdi approfondire il tema del collezionismocinematografico che unisce ricerca storica, passione cinefila e, non ultimo, queldesideriobulimicochespinge i collezionistialla ricerca disemprenuovi cimeli.Tale preziosopatrimonio sul cinema italianoevidenziail ruolo strategico della fotografianelladefinizionedel rapporto tra lo spettatore e il grande schermoe consente diripercorrerela storia di questo particolaregenere fotografico.
Fotografare i divi: rivelare ecelareMariapaola Pierini«Le fotografie ci sconvolgono perché ci mostrano qualcosa di nuovo.Possono essere ricordate piùfacilmentedelle immagini in movimento,perché sono una precisa fetta di tempo anziché un flusso». CosìscrivevaSusan Sontag riflettendosulruolo della fotografia nella percezione e relazione con il mondo, conil tempo econ la memoria.Se applichiamo le sueconsiderazioniallefotografieesposte in mostraci accorgiamo cheforseènecessaria qualche nota a margine,perchéle starimmortalate qui, quelle di iericomequelle di oggi,sonosoggetticomplessiperl’obiettivo deifotografi.Questiscatticirivelanoqualcosa dinuovo,maèunnuovo che assume valore rispettoal già noto, alla fama dichi èritratto. Certamente fissano un tempo, unmovimento, un’espressione,all’interno di un flussocheèinsiemequello della vitaequello del film.Le fotografie dei divisonoeloquentiemisterioseal tempo stesso, perché gli attori,per mestiere,incarnano qualcuno che è altro da sé;si trasformano, si espongono,usano se stessi per darecorpoacreature immaginarie.Se il compito della fotografia è«mostrare qualcosa“che c’è”»,come scrivevaancora Sontag,nel caso degli attoriche cosa dovrà e potrà cogliereuno scatto? L’interprete, ilpersonaggio,oqualcos’altro?Se lefotografiesono fette di tempo, di quale tempo,nel caso degli attori?Ilprivato o il pubblico,l’istante o la posa?Forse è proprio nella loro ambiguità e densità che sta il fascino diqueste fotografie che sono state,e continuano a essereoggi, trai principali strumenti attraverso cui ilcinema rinsalda il rapporto con il proprio pubblico.Sianoesseritrattiin posa, foto di scena, istantaneeda un red carpet,scattirubatidai paparazzi,immaginipromozionali,non ci stanchiamo diguardarle e collezionarle, da decenni,negli album o nellegallery dei nostri cellulari,perché ci dannosempre e comunqueuna percezionedi vicinanza a quei corpi ea quei volti che abbiamo visto sullo schermo.Le fotografie esposte quisonotassellidella memoria del cinemaitaliano,ma anche frammenticontraddittori o alternativirispetto ai filme ai canonistoriografici.Infatti, le fotografiedelle starpossonoamplificare ilfascino seducentedelle divedel mutoodelcinema delregime;crearlo,comenel casodelleneo-dive del dopoguerra;offrirneuncontrocanto intimoe quotidiano,comenelle foto domestiche e dicoppia.I fotografi possonoreinventarei divinegli spazi architettonici, come negli scattidi Ghilardi;possonosfidare i cliché o giocarci,comenelle immaginientravesti;osare ed essere sfrontati,nellacomposizione,nei colorie nei contenuti,come nel casodei servizidiFrontoni.Possonocatturareun tratto espressivoimmediatamente riconoscibileoun dettaglio rimastoa lungocelato.Siamo attratti dalle fotografie dellestar perchésonol’esito di una relazionesegretadi cui noi siamoparte, quella tra il fotografo e chi stadavanti all’obiettivo.Perché cimostrano ciòcheanoiè preclusooci fanno rivedere,cristallizzato, unmomentodi un film cheabbiamoamato.E perché nel lorosaperrivelareecelarecontinuanoatener vivoil nostro desidero.
Fotografia: linfa vitale del divismo e fonte preziosa del restauro cinematograficoClaudia GianettoAi tempi del cinema muto la fotografia è il veicolo privilegiato della promozione dei film mediante i corredipubblicitari esposti nelle prime sale cinematografiche, l’illustrazione delle brochure pubblicitarie, le rivistedi settore e i cataloghi delle case di produzione. Con un successo particolare delle cartoline dedicate adescrivere un intero film. Caso eccellente quello della serie realizzata perI promessi sposi(EleuterioRodolfi, 1913) inserita poi dalla Casa editrice Hoepli nell’edizione del 1917del romanzo di Manzoniconservata dal Museo. Innumerevoli le cartoline che ritraggono le attrici e gli attori più rappresentatividella produzione d’inizio Novecento.Le fotografie di scena sono scattate durante le riprese e talvolta rivelano interessantidettagli e contornidel lavoro sul set. Le foto realizzate in studio possono in alcuni casi sottolineare i personaggi interpretatio più liberamente i “tipi” che incarnano. La serie di cartoline originali in mostra che ritraggono ElenaMakowska, perfettanel ruolo della donna malvagia inLa fiaccola sotto il moggio(E. Rodolfi, 1916), benrappresentano quest’ultima ammiccante modalità di rivolgersi al pubblico, che inizia a riconoscere i suoibeniamini, e ai collezionisti.I ritratti delle prime grandi dive di fama nazionale e internazionale come Francesca Bertini, Lyda Borelli,Pina Menichelli, Maria Jacobini o quelle di divi come Febo Mari, Bartolomeo Pagano, Emilio Ghione e MarioBonnard, alimentano e amplificano il successo di memorabili film muti:Ma l’amor mio non muore! (MarioCaserini, 1913),Cabiria(Giovanni Pastrone, 1914),La signora dalle camelie(Gustavo Serena, 1915),Ilfuoco(G. Pastrone, 1915),Tigre Reale(G. Pastrone, 1916),Addio giovinezza!(Augusto Genina, 1918),gli episodi di Za-la-Mort o l’avventurosa serie di Maciste. Le maschere di André Deed (Cretinetti), MarcelFabre (Robinet) e Ferdinand Guillaume (Polidor) hanno talmente successo che le case di produzione Itala,Ambrosio e Pasquali continuano aprodurre le loro comiche anche dopo l’avvento del lungometraggio.Sono gli anni pre-Hollywood in cui la cinematografia italiana, soprattutto le produzioni delle grandi casetorinesi, invade e domina il mercato cinematografico mondiale.I materiali che Maria Adriana Prolo, fondatrice del Museo del Cinema, ha raccolto a partire dagli anni ’40ci rivelano un più ampio universo di documenti che ruotano intorno all’opera filmica, e talvolta ne sonol’unica traccia. Una visione del cinema e della ricerca estremamente moderna e in anticipo sui tempi.Il Museo conserva oggi più di 30.000 copie di film in pellicola e su altri supporti, dai nastri ai file indigitale. L’obiettivo è di contribuire alla conservazione, catalogazione, restauro e digitalizzazione delpatrimonio filmico, con particolare attenzione alla produzione nazionale.Le sequenze filmiche che arricchiscono il percorso della mostra provengono in parte dalle collezioni delMuseo. Dal 1991 a oggi molte risorse sono state dedicate alla realizzazionedi più di duecento restauri difilm. Una parte di questi progetti ha permesso il recupero di film sonori di autori come Elio Petri,Francesco Rosi, Federico Fellini, Marco Ferreri ed Ettore Scola. Molti restauri sono stati dedicati al nucleostorico più antico della collezione che conserva titoli preziosi del cinema muto italiano degli anni ‘10 e ‘20.
Ancora oggi, nonostante l’attività delle istituzioni preposte alla salvaguardia del patrimonio di cinemamuto mondiale, si stima che ne sia sopravvissuta solouna minima parte. Di molte pellicole andateperdute si conosce l’esistenza solo grazie proprio alla documentazione extra filmica delle quali lefotografie di cinema fanno parte.L’analisi e lo studio delle fotografie di cinema muto, messe in relazione ai film sopravvissuti e alle altrefonti di documentazione, permette di identificare opere sconosciute, di individuare gli attori e talvoltaanche altri ruoli della troupe (all’epoca, proprio come i primi fotografi di cinema, spesso non menzionati),ricostruire il corretto ordine di montaggio di materiali manipolati e mutilati nel corso del tempo.Talvolta poi, le fotografie rivelano che alcuni film sopravvissuti avevano all’epoca della loro prima uscitauna struttura estetica e narrativa assai differente da quella giunta sino a noi. E si scopre che il cinema diinizio Novecento era assai più ricco e più ardito di quanto non si possa immaginare conoscendonesoltanto una minima parte,spesso privata delle sue caratteristiche originarie. I progetti di preservazioneo restauro di film si trasformano così in una sorta d’indagine quasi investigativa, grazie allo studio e alconfronto delle fonti d’epoca.Alcuni misteri si svelano. Ad esempio, nel già citatoTigre realedi fatto non compare l’attrice ValentinaFrascaroli citata nel cast da tutte le più documentate filmografie. Nelle copie sopravvissute è presentesolo uno dei due finali destinati alla distribuzione in Italia e all’estero, quello più intrigante: la conturbantee scandalosafemme fatalePina Menichelli sopravvive accanto al suo nuovo amante; il focolare domesticonon trionfa sull’adulterio e il ruolo della Frascaroli, in questa versione, non esiste.Nell’adattamento di romanzi famosi, capolavori intoccabili, a una prima visione si ha l’impressione diassistere a una trasposizione cinematografica che pare–a parte l’inevitabile sintesi rispetto l’operaletteraria–non discostarsi né dal romanzo né dalle altre successive trasposizioni. Accade però che alcuniindizi nella copia di un film oggetto di restauro pongano quesiti e sembrino mettere in discussione la suaapparentemente solida struttura. Analizzando fotografie e foto cartoline che documentano parti del filmandate perdute-come la sceneggiatura originale-si scopre che uno dei grandi sceneggiatori dell’epocamuta, Arrigo Frusta, negli anni ‘10 aveva saputo prendere le distanze e plasmare con non poche “licenzepoetiche” anche grandi classici della letteratura mondiale(come nel caso del già citatoI Promessi Sposi),raccogliendo il favore di un pubblico vasto e in parte ancora analfabeta.In assenza di altre versioni disponibili, sono i documenti e le foto di scena che ricostruiscono la verastoria di una pellicola d’epoca andata in parte perduta. Esemplare il caso del filmL’emigrante(Febo Mari,1915), mediometraggio a partire da un soggetto originale, sopravvissuto in copia unica. Il film sipresenta lineare e anche la scena finale sembra concludere coerentemente l’opera. Eppure, moltielementi (il genere, il cast, i personaggi, le location) e il contesto produttivo destano dubbi riguardo lasua completezza. In quel che possiamo vedere della versione preservata, un padre emigra in Sudamericae dopo varie peripezie, s’imbarca per tornare dalla figlia e dalla moglie ammalata. Ma c’era ben altro. Lamessa in sequenza delle fotografie di scena permette di ricostruire numerose inquadrature e sequenzemancanti nel film: un montaggio parallelo raccontava per gran parte del film la vita delle due donne inpatria e quella dell’uomo oltre oceano. Mancano le scene più scabrose e passionali: la figlia abbandona ilsuo onesto fidanzato e, per pagare le cure alla madre, cede alle lusinghe di un nobile che ne fa una