XIV EDIZIONE – Finalisti 2021
Critica Cinematografica Lorenzo Scheggi
4 giugno 2021
Hey di Iaca Studio, artista Vasco Barbieri
Attento uomo, hey, stai attento! Un grido ripetuto continuamente, dopo ogni frase, quasi una implorazione, mentre l’uomo cammina, mentre noi camminiamo in un deserto di solitudine. Le immagini che accompagnano il grido sono quelle di una sapiente quanto essenziale animazione, i colori sono tenui, il paesaggio dolce, mentre le parole sono forti, scandite da una bella voce e da una musica che finalmente è musica e non rumore. Il pianoforte si impone per le grandi e profonde sonorità che riesce a esprimere e fa venire alla mente le grandi pagine classiche. È la metafora della vita, quella passeggiata nel deserto, e va diritta al cuore e alla mente. Siamo in viaggio, ci canta Vasco Barbieri, con una voce garbata ma decisa, fermiamoci a riflettere, prima di riprendere il viaggio dalla destinazione ignota.
Etica Peletica di Antonella Barbera e Fabio Leone, artista Davide Campisi
È il trionfo dell’intelligenza. Come ottenere il massimo risultato col minimo sforzo. Ovvero come fare un piccolo capolavoro in famiglia, trasformando il nonsense di una filastrocca in un mantra degno di monaci tibetani allegri che cantando in coro e trasmettono pace interiore, ma soprattutto gioia di vivere. Una inusuale ninna nanna, con parole in buona parte inventate che, giocando sulle assonanze, si ripetono sempre uguali al suono del battito delle mani, in un vortice di sorrisi, bocche, volti di bambini e adulti, lampi di luce con la magia del bianco e nero, luce-buio-luce-buio-luce-buio-per poi perdersi tutti nel sonno dell’innocenza ripetendo all’infinito “etica peletica, etica peletica…..” Notazione a latere: Averne di padri così!
Acustico di Valerio Matteu, artista Veronica
Veronica canta, canta di bianco vestita, canta un testo tutto sommato abbastanza facile, quasi elementare, e il suo bianco, forse è la stagione, ci ricorda il clima festoso di una prima comunione festeggiata in famiglia nel bel mezzo di un bel giardino. Tutto è molto facile e lineare, e in fondo anche la Veronica in abito da sera rosso con i lustrini non evoca femmine peccaminose. Eppure la sua voce non riesce a raggiungere la mente di quel bel volto maschile, lo sguardo puro ma perso in un infinito solo suo. Le orecchie sono chiuse nella cuffia della malattia e della sofferenza. Tema difficilissimo, quello dell’autismo, trattato con delicatezza, direi col pudore e il rispetto che ogni malattia merita. Molti primi piani su un bel volto. Mentre il frastuono del traffico ci ricorda l’affannarsi di una società nella quale il frastuono ci impedisce di capire e accogliere le molte grida di chi chiede invano il nostro aiuto.
Fragile di Emiliano Leone e Max Nardari, artista Max Nardari
Un agghiacciante, crudo, realistico film di guerra. Realizzato con grande maestria e con largo uso di mezzi ed effetti speciali. Versione aggiornata de “La guerra dei mondi”, dove l’alieno venuto dallo spazio è il misterioso virus portato dal pipistrello nero che non è il Batman salvatore di Gotham City, ma il demone che infetta. Anche questa guerra, come quasi ogni guerra, vuole i buoni e i cattivi. I cattivi, il cattivo nel nostro caso, è il mostro che cresce, occupa lo schermo, protende i suoi tentacoli come tanti funghi velenosi sulla superficie sferica, e attacca i nostri polmoni lasciando una scia di devastazione e di morte. Compare anche un minaccioso elicottero che immediatamente riporta al clima cupo della cavalcata delle Valchirie in Apocalipse Now. Il cattivo mette i brividi, i buoni commuovono, novelli John Wayne, con le mascherine e le flebo al posto dei fucili e dei cannoni. I morti, nudi, giacciono sul lettino d’ospedale. La musica non è però violenta. Anzi, quasi dolce con un motivo facile cantato con. È la nostra guerra, il Covid 19. Il pipistrello cade sconfitto, per ora. Ritornerà a volare?
Libertà di Gianni Cannizzo, artista Peppe Lana
Si può dire che è un grande, corto capolavoro? Certamente un prodotto raro che non può non imporsi nella memoria di chi ha la fortuna di vederlo. Un raffinatissimo, intelligente, coinvolgente squarcio di genio col quale è quasi impossibile non usare i superlativi. È un gioco di specchi-inevitabile usare il pur abusato attributo “pirandelliano” dato che gli autori sono giovanissimi siciliani- che frastorna per il repentino e continuo cambio di linguaggio. È teatro dei burattini, ma i burattini hanno le sembianze dei burattinai, personaggi stralunati che agiscono in un teatro fatto di carta dai burattini-burattinai, Pinocchi che diventano umani. Peppe Lana, non certo una scoperta dell’ultima ora, conferma la sua maturità artistica con una canzone orecchiabile che potrebbe, e certamente potrà, vivere di vita propria.