Appunti di un venditore di donne  (Recensione di Assunta Masullo)

Appunti di un venditore di donne  (Recensione di Assunta Masullo)

(sinossi e credits da cinematografo.it)

Appunti di un venditore di donne

ITALIA – 2021

Sinossi: 1978. Nell’Italia delle Brigate Rosse e, più precisamente, nella cosiddetta “Milano da bere “dove a farla da padrone è Renato Vallanzasca, Bravo vive tra locali di lusso e bische clandestine. I soldi per i suoi passatempi li guadagna con la sua attività di “imprenditore”. Peccato che la “merce” che propone sia a dir poco particolare: Bravo, infatti, vende donne.

  • Regia: 

Fabio Resinaro

  • Attori: 

Mario Sgueglia

– Bravo,

Miriam Dalmazio

– Carla,

Francesco Montanari

– Lucio,

Libero De Rienzo

– Milla,

Paolo Rossi

– Daytona,

Michele Placido

– Amedeo Sangiorgi,

Antonio Gerardi

– Tano,

Claudio Bigagli

– ispettore Giovannone,

Gualtiero Burzi

– Rosso

NOTE

– DISPONIBILE SU SKY DAL 25 GIUGNO 2021.

Recensione di Assunta Masullo: Fabio Resinaro arriva alla sua opera terza,  dopo “Mine” e “DolceRoma”, ed ancora una volta riceve piena fiducia da Luca Barbareschi nel suo ruolo di produttore. Barbareschi, ottenuti i diritti del romanzo di Giorgio Faletti, da cui il film è tratto, voleva uno sceneggiatore di vaglia di supporto alla scrittura. Il regista, che sentiva di aver introiettato il cuore della storia, ha insistito nel chiedere di poter eseguire personalmente l’adattamento del romanzo per il grande schermo. Era un venerdì, Barbareschi concede a Resinaro il week end per riflettere sulla sua proposta. Lunedì Resinaro gli presenta la sceneggiatura bella che pronta:  170 pagine scritte in 48 ore. Una capacità di scrittura non comune. Resinaro coglie l’essenza delle atmosfere di Faletti. La Milano da bere degli anni ’70. Il famigerato locale notturno Derby, dove si incontravano cabarettisti, spacciatori e malavitosi. Locale frequentato da Barbareschi, da Faletti, e anche dal grande Paolo Rossi, che ha conosciuto il personaggio che interpreta, Daytona, che in realtà veniva chiamato Le Mans, dato che rubava auto da corsa. Una Milano notturna, che non andava mai a dormire. Colori, luci e mood che ricordano molto, e sono tributari della serie John Wick. Ci sono le metafore, il tema di Crono che mangia i figli, tutte le suggestioni di Faletti. Peccato che il film scivoli un po’ nel didascalico ai tre quarti. Ma si può vedere.

 

Valutazione Sintetica: 7/7.5