Amira (Recensione di Catello Masullo)

Amira (Recensione di Catello Masullo)

(credits e sinossi da cinematografo.it)

 

CANDIDATO AL “PREMIO DI CRITICA SOCIALE VENEZIA 2021” alla 78esima MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA

 

Amira

EGITTO, GIORDANIA, EMIRATI ARABI, ARABIA SAUDITA – 2021

 

  • Regia: 

Mohamed Diab

  • Attori: 

Saba Mubarak

,

Ali Suliman

,

Tara Abboud

,

Waleed Zuaiter

,

Ziad Bakri

,

Suhaib Nashwan

,

Reem Talhami

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NOTE

– IN CONCORSO ALLA 78. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2021), NELLA SEZIONE ‘ORIZZONTI’.

 

Recensione di Catello Masullo: Un film sorprendente. Per molti motivi. Per un tema di grande originalità, per una scrittura precisa, per una regia sicura e virtuosa che cattura l’attenzione dello spettatore con una struttura ed un ritmo da thriller, per il coraggio di portare sul grande schermo temi così sensibili per la cultura arabo/palestinese. Nawar, che la sua gente considera un eroe della guerra di liberazione, destinato al carcere a vita nelle prigioni israeliane, era riuscito anni prima ad avere una figlia dalla moglie facendole pervenire il suo liquido seminale tramite corriere clandestino, con una inseminazione artificiale ricevuta ancora da vergine. Quando la figlia Amira si avvia all’età adulta, esprime il desiderio di ripetere la operazione, dicendo alla moglie: “Voglio avere figli perché ogni parte di me che sfugga a questa prigione, mi sembra una parte di me che è libera”. Ma, ricevuto il liquido seminale, i medici verificano che Nawar è sterile dalla nascita. Si pone quindi il problema di scoprire chi è il padre biologico di Amira. Ove fosse frutto di un rapporto adulterino della madre Warda, porterebbe questa ad essere giustiziata per legge coranica. Ove invece fosse frutto di uno scambio di sperma effettuato dal secondino israeliano dell’epoca comporterebbe che nelle vene di Amira scorrerebbe il sangue del nemico e la esporrebbe a prevedibili rappresaglie da parte della sua gente. In entrambi i casi si sviluppa un potentissimo stigma sociale. Solo un atto di grande amore potrebbe, forse, superare questa che in occidente sarebbe considerata follia tribale ancestrale. Il film è efficace. Di eccellente confezione, con costruzione e definizione raffinata dei personaggi, con interpretazioni di spessore, sempre credibili ed apprezzabili.

Valutazione Sintetica: 7.5