Cenzorka (Recensione di Catello Masullo)
(credits e sinossi da cinemtografo.it)
Cenzorka (107 Mothers)
SLOVACCHIA, REPUBBLICA CECA, UCRAINA – 2021
CANDIDATO AL “PREMIO DI CRITICA SOCIALE VENEZIA 2021” alla 78esima MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA
Sinossi: Lesya ha commesso un delitto passionale che le porta una condanna a sette anni in una delle strutture correzionali femminili di Odessa. Ha appena dato alla luce il suo primo figlio, e ora sta entrando in un mondo popolato solo da donne: detenute, infermiere e guardiane, donne di tutte le età, mogli e vedove, figlie, sorelle, donne incinte e donne con bambini. Se non fosse per il colore dell’uniforme, a volte sarebbe difficile dire chi è chi.
- Regia:
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- Soggetto: Ivan Ostrochovský
- Sceneggiatura: Ivan Ostrochovský, Péter Kerekes
- Fotografia: Martino Kollar
- Musiche: Lucia Chutkova
- Montaggio: Martin Piga, Thomas Ernst
- Suono: Tobias Potocny
- Altri titoli:
107 Mothers
- Durata:90′
- Colore:C
- Genere:DRAMMATICO
- Produzione:IVAN OSTROCHOVSKÝ PER PUNKCHART FILMS, COOPRODOTTO DA ROZHLAS A TELEVÍZIA SLOVENSKA, ENDORFILM, ARTHOUSE TRAFFIC, PETER KEREKES, HYPERMARKET FILM
NOTE
– IN CONCORSO ALLA 78. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2021), NELLA SEZIONE ‘ORIZZONTI’.
Recensione di Catello Masullo: 107 sono state le detenute/madri intervistate per preparare questo film, dal 2015 al 2020. Alcune di queste interviste vengono riproposte nel film. Sono forse la parte migliore. Di grande impatto visivo ed emotivo. Ed alcune francamente esilaranti, nonostante la gravità dei reati confessati, oppure proprio per questo. Il regista Péter Kerekes è un documentarista. E utilizza al meglio la sua esperienza. Quello di farsi sorprendere da quello che accade davanti alla sua macchina da presa e fissarlo in un efficace montaggio. Riescono quindi a restare nella memoria, piuttosto che la pur buona prova dell’attrice protagonista, Maryna Klimova, una attrice professionista, le immagini della “secondina” Iryna Kiryazeva, la quale nella sua spontaneità di non attrice, ci regala i momenti più espressivi. Quando dona un sorriso di compiacimento e di bonomia alle sue detenute che allattano o accudiscono i propri figli, quando legge, per dovere di ufficio, la corrispondenza delle o per le detenute, quando ascolta i colloqui con i congiunti, e, ancora, quando è in preda ad attacchi di bulimia negli (scarsi) periodi di riposo. Il documentarista riesce a cogliere anche momenti tenerissimi dei piccoli quando arrivano ai 3 anni di età e dovranno essere separati dalle madri. Non mancano le denunce della inumanità di un sistema che prevede di escludere le madri dai colloqui che le assistenti sociali hanno con bambini di meno di 3 anni. Un film che vale.
Valutazione Sintetica: 7