La macchina delle immagini di Alfredo C. (Recensione di Catello Masullo)

La macchina delle immagini di Alfredo C. (Recensione di Catello Masullo)

(credits e sinossi da cinematografo.it)

 

La macchina delle immagini di Alfredo C.

ITALIA – 2021

 

Sinossi: Aprile 1939. L’Italia fascista occupa l’Albania. Migliaia di operai, coloni e tecnici italiani vengono trasferiti nel paese. Novembre 1944, l’Albania è liberata. Il nuovo regime comunista chiude i confini e pone all’Italia decine di condizioni per il rimpatrio dei suoi concittadini. Nel 1945 in Albania si trovano trattenuti 27.000 italiani tra reduci e civili. Tra di loro c’è anche un operatore cinematografico. Alfredo C., operatore della propaganda fascista, ha girato per cinque anni l’Albania con la sua cinepresa. Prima, per quasi un ventennio, ha immortalato la capillare macchina del regime. Ora, deve fare lo stesso, ma per un regime comunista. Chiuso nel suo magazzino, circondato da migliaia di pellicole, Alfredo C. rivede su una vecchia moviola quello che ha girato. La sua storia. È il suo film quello che vediamo. E forse, non solo il suo.

  • Regia: 

Roland Sejko

  • Attori: 

Pietro De Silva

NOTE

– PRODUTTORE ESECUTIVO: MAURA COSENZA.

– FILMATI DI REPERTORIO: ARCHIVIO STORICO LUCE, ARCHIVIO CENTRALE DEL FILM D’ALBANIA AQSHF, BRITISH PATHÉ, IMPERIAL WAR MUSEUM, KALEIDOSCOPE MOSCOW, CRITICAL PAST, CINETECA DI MILANO.

– GIRATO A CINECITTÀ.

– PRESENTATO ALLA 78. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2021), NELLA SEZIONE ‘ORIZZONTI EXTRA’.

 

Recensione di Catello Masullo: Roland Sejko, albanese, laureato a Tirana e subito trasferito in Italia, dove vive da 30 anni e, da quasi altrettanti, lavora a Cinecittà Luce, è uno dei grandi esperti dell’enorme archivio di immagini che data a quasi un secolo orsono e che per questa unicità e preziosità è in lista per il riconoscimento Unesco.  Abilissimo nello scovare immagini inedite, che gli hanno già guadagnato il massimo premio italiano, il David di Donatello, per “La nave dolce”, con questo “La macchina delle immagini di Alfredo C.” ci regala un documento di straordinario valore storico ed artistico. Su una delle avventure coloniali del ventennio meno conosciute, quella della invasione dell’Albania. Le immagini di repertorio, di interesse davvero grande, sono alternate ad immagini di finzione, che fanno da filo logico, in colloquio costante e narrativo con il contesto della specie. Unico protagonista il sublime attore Pietro De Silva, che non è chiamato a pronunciare una sola battuta (si limita ad essere la fondamentale voce narrante fuori campo), ma, con la sua magica espressività dice tutto con il linguaggio del corpo. Da non perdere.

Curiosità, ho chiesto al regista: “anche se il repertorio è il cuore e la parte più importante, avrei qualche curiosità sulla parte di finzione che fa da fil rouge. Prima di tutto, perché, possedendo un’arma così potente come questo magnifico attore che è Pietro De Silva, hai deciso di non farlo parlare se non con la voce narrante fuori campo? Poi, come sono state fatte le ricostruzioni? Ho letto che la moviola è stata prestata, era del tipo che si usava allora? Ho visto che Pietro, che sarà diventato un espertissimo operatore, usava una pressa per attaccare le pellicole. Non credo fosse una pressa Catozzo, inventata a Santa Marinella e poi diventata standard internazionale, perché all’epoca ancora non era stata inventata, è così?”.

 

Questa la risposta di Roland Sejko, il regista: “sembra una domanda che sembra che l’avessi chiesta. La Prevost è unica in Italia, anzi ce ne sono solo due. Ne avevamo visto una al museo del cinema di Torino, l’abbiamo richiesta, ma non è stato possibile averla. L’ing. Paolo Prevost ce l’ha prestata. A Roma l’abbiamo trattata con molto calore. E funziona. È una moviola unica. Paolo Prevost quando è venuto a Roma durante le riprese si è emozionato tantissimo. Le presse e le pellicole sono tutte originali degli anni ‘30. Essendo acetone, la pressa non è Catozzo, inventata negli anni ’50. Non ho fatto parlare Pietro. Facciamo i provini. Gli ho detto che non era prevista una scena parlante. Gli attori sono vanitosi. Pietro è stato umile ed ha capito come doveva essere raccontata questa storia. Il set di Cinecittà, al teatro 3, ha preso vita grazie alle scenografie e al lavoro enorme degli artigiani di Cinecittà. Per me è la prima volta. Il più grande complimento da un collega che voleva vedere il luogo dove era stato girato. Senza sapere che il giorno dopo, alla fine delle riprese, in un ‘ora è stato smontato tutto. Altre persone sono state importanti a livello tecnico. Le musiche, che hanno dato ali al film. La squadra di fotografia, era un set difficile, giravamo in pellicola, non si poteva vedere il girato in tempo reale. Non poteva che essere girato in pellicola, parlando di pellicola”.

Valutazione Sintetica: 7.5