IL TESORO DI MONTICCHIO (Recensione di Catello Masullo)
Regia: Giuseppe Varlotta
Attore protagonista: Nicolò Varlotta
Produttore: Giuseppe Varlotta
Sinossi: Nicolò, parte da Asti con il padre regista Giuseppe, alla scoperta di un luogo a lui sconosciuto: i laghi di Monticchio, in Basilicata. Durante questo viaggio incontra Chiara, una sua coetanea, la quale gli svela che in quel luogo vi sono nascosti alcuni tesori. Nicolò ha la passione del metal detector e nel corso delle giornate del festival “Cine Laghi Monticchio” in cui il padre è premiato, perlustra il territorio per conoscerlo meglio e scoprire se Chiara gli ha svelato un “reale” segreto.
RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: Armando Lostaglio, massimo operatore cultural-cinematografico della Lucania, Presidente del CineClub Vittorio De Sica Cinit di Rionero in Vulture, è l’unico che riesce a distogliermi per un po’ di tempo dai ritmi infernali ed adrenalinici durante la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che vivo da decenni in perenne apnea. Correndo affannosamente da una proiezione ad un’altra, da una conferenza stampa ad un’altra, senza pratica soluzione di continuità. Ci è riuscito anche per l’ultima edizione, la 78esima, del 2021. Ed ancora una volta gliene sono grato. Dal momento che mi ha dato modo di incontrare di nuovo un vecchio amico, il regista Giuseppe Varlotta, che non vedevo da qualche tempo. Arrivato all’elegante ed esclusivo Hotel Ausonia Hungaria del Lido di Venezia, mi è subito venuto incontro lo stesso Varlotta, che, accogliendomi con immutato calore, subito ci ha tenuto a raccontarmi come era nato questo film corto, “Il Tesoro di Monticchio”. Era stato invitato lo scorso Luglio al MonticchioCineLaghi, diretto da Armando Lostaglio, a portare due suoi film. Il mitico e Vulcanico Lostaglio gli aveva detto, poche ore prima della partenza: “dato che vieni a Monticchio, perché non giri anche qualcosa, magari con il telefonino?”. Una sfida, subito accolta da Varlotta, il quale, durante il viaggio in treno da Asti, ha imbastito una sorta di sceneggiatura con il figlio Nicolò che lo accompagnava per l’occasione. Praticamente improvvisazione pura. Attore protagonista lo stesso adolescente Nicolò. Il film, che ci è stato mostrato in anteprima nello splendido salone Liberty dell’Hotel Ausonia Hungaria, è stato realizzato effettivamente con un comune telefonino, ma non si avverte la differenza con un film prodotto con i mezzi tradizionali. Quello che conta non sono i mezzi, ma un’idea (ma anche l’occhio da regista ed una mano ferma contano, questo lo dobbiamo ammettere…). La storia è semplice, ma intrigante. Una favola moderna che parla di un tesoro misterioso. Ma il vero tesoro è lo splendore di Monticchio, cui il film rende luminoso merito.