DIABOLIK (Recensione di Catello Masullo)
(Sinossi e credits da cinematografo.it)
- Regia:
,
- Attori:
– Diabolik,
– Eva Kant,
– Ginko,
– Caron,
– Elisabeth,
– Direttore Hotel,
– Signora Morel,
– Agente Ghenf,
– Agente Dalton,
– Nadia,
– Agente Florian,
– Ettore
- Soggetto: Angela Giussani – (fumetti), Luciana Giussani – (fumetti), Manetti Bros. (Marco Manetti), Manetti Bros. (Antonio Manetti), Mario Gomboli
- Sceneggiatura: Manetti Bros. (Marco Manetti), Manetti Bros. (Antonio Manetti), Michelangelo La Neve
- Fotografia: Francesca Amitrano
- Musiche: Pivio , Aldo De Scalzi – canzoni originali di Manuel Agnelli
- Montaggio: Federico Maria Maneschi
- Scenografia: Noemi Marchica
- Costumi: Ginevra De Carolis
- Suono: Lavinia Burcheri – (presa diretta)
- Colore: C
- Genere: POLIZIESCO
- Tratto da: personaggio dei fumetti creato da Angela e Luciana Giussani
- Produzione: CARLO MACCHITELLA E MANETTI BROS PER MOMPRACEM, CON RAI CINEMA, IN ASSOCIAZIONE CON ASTORINA
- Distribuzione: 01 DISTRIBUTION (2021)
- Data uscita 16 Dicembre 2021
Sinossi: Clerville, anni ’60. Diabolik, un ladro privo di scrupoli la cui vera identità è sconosciuta, ha inferto un altro colpo alla polizia, sfuggendo con la sua nera Jaguar E-type. Nel frattempo c’è grande attesa in città per l’arrivo di Lady Kant, un’affascinante ereditiera che porterà con sé un famoso diamante rosa. Il gioiello dal valore inestimabile non sfugge all’attenzione di Diabolik che, nel tentativo di rubarlo, rimane incantato dal fascino irresistibile della donna. Ma poi la vita stessa del ladro è in pericolo: l’incorruttibile e determinato Ispettore Ginko e la sua squadra hanno trovato il modo di intrappolare il criminale, e questa volta Diabolik non sarà in grado di uscirne da solo…
Recensione di Catello Masullo: Sono passati ben 54 anni dalla precedente trasposizione per il grande schermo del famoso fumetto delle sorelle Giussani. Era il 1967 e la firma era quella prestigiosa di Mario Bava, e gli interpreti del calibro di John Phillip Law per Diabolik, Marisa Mell per Eva Kant, e nientemeno che Michel Piccoli per l’Ispettore Ginko. Un confronto a distanza da far tremare le vene ai polsi per gli indomiti fratelli Manetti. Che, more solito, non si sono troppo lasciati impressionare dalla sfida. Devo dire subito che alla prima visione sono stato spiazzato, sorpreso di non essere stato sorpreso dai Manetti, come avvenuto per i film precedenti. E glielo ho detto (si legga la curiosità qui sotto). Ma, poi, riflettendoci, il film è sostanzialmente riuscito. Con una sua visione programmatica. Grande fedeltà al fumetto (alcune inquadrature hanno usato le strisce disegnate come un vero story board, il riferimento specifico è al n. 3 della serie originale, quello in cui per la prima volta appare Eva Kant). Stile da cinema classico, vintage come la precisa ricostruzione storica. Interpretazioni di gran livello. Un impagabile Mastandrea/Ginko, una “femme fatale” di classe di Miriam Leone/Eva Kant, forse alla sua migliore interpretazione di sempre. Sorprende un po’, invece, quanto i Manetti hanno chiesto, per il protagonista assoluto, Diabolik, al grande Luca Marinelli. Una recitazione di sottrazione assoluta, per rendere una freddezza glaciale, quasi da automa. Senza un minimo guizzo di sulfureo che pur sarebbe stato nelle corde di Marinelli. Confezione di classe. Una colonna sonora di livello di Pivio e Aldo De Scalzi, storici collaboratori dei Manetti Bros. Arricchita da due canzoni originali di Manuel Agnelli: La profondità degli abissi e Pam pum pam. Un buon intrattenimento, nel complesso che non deluderà i fan di Diabolik (ma rischia di farlo, in parte, per i fan dei Manetti Bros).
Curiosità, ho chiesto ai registi: “ho avuto la impressione di un film sorprendente perché non sorprende. Mi spiego, ci avete abituati a sorprenderci sempre. Invece questa volta avete scelto un linguaggio classico da cinema cinema, come fosse stato girato negli anni ’60. Perché questa scelta? Poi un paio di curiosità, chi ha fatto le maschere, Sergio Stivaletti? E vi siete concessi delle raffinatezze stilistiche, come la inquadratura dall’interno di un bicchiere, si tratta di un omaggio all’Hitchcock del periodo del muto di “Champagne” del 1928?”. La risposta di Marco Manetti: “Allora, ti dico che il regista fa il film che si sente di fare. E noi Diabolik lo abbiamo fatto così, è un fumetto che amiamo, abbiamo fatto la nostra versione di Diabolik senza voler essere necessariamente originali. Però riguardo al cinema classico sì, noi ne siamo appassionati, ce lo siamo anche detto: “ci piacerebbe fare un film classico”. In questo senso sì, hai colto la citazione, il bicchiere è “copiato” dal Maestro. Le maschere sono un misto di Sergio Stivaletti che ha fatto i calchi, le maschere, di tutti i personaggi, e della Palantir Digital che ha aiutato questo effetto anche con l’uso del digitale, che abbiamo cercato di limitare molto nel film (ma nel caso delle maschere c’era)”.
Curiosità 2 : la mitica Jaguar E di Diabolik che si vede nel film è di proprietà di Mario Gomboli, il proietario della piccola casa editrice (solo 8 dipendenti) che si dedica esclusivamente alla pubblicazione del fumetto Diabolik (la Astorina, casa editrice milanese fondata da Angela Giussani nel 1962 all’interno della sede della casa editrice Astoria del marito Gino Sansoni), e che detiene i diritti del marchio, ceduti per questo film, dopo averli rifiutati a molte richieste precedenti, non reputate adeguate a mantenere il mito (sono stati convinti dai Manetti quando si sono presentati in redazione ed hanno dichiarato : “Non vogliamo fare un film su Diabolik, ma il film di Diabolik”).
VALUTAZIONE SINTETICA: 7.5