IL CONCORSO (recensione di Francesco Sirleto )
un film di Philippa Lowthorpe del 2020. Una storia vera, verificatasi nel 1970; una tappa importante per il Movimento di Liberazione della Donna.
Visto questa sera al cinema Caravaggio di via Paisiello, nell’ambito della programmazione del Cinecircolo romano 2021/22. Un film ideato e realizzato da donne (la regista Lowthorpe, la soggettista e sceneggiatrice Rebecca Frayn, la maggior parte delle principali interpreti tra le quali le bravissime Keira Knightley, Gugu Mbatha-Raw, Jessie Buckley e molte altre).
Un film che unisce fermezza e determinazione nella rivendicazione dei diritti delle donne, orgoglio per le lotte contro i pregiudizi e le convenzioni patriarcali e maschilisti, insieme alla leggerezza e all’umorismo impiegati nella narrazione di una storia di più di 50 anni fa: la contestazione, fatta da un piccolo gruppo di donne coraggiose e impegnate culturalmente e socialmente, dell’edizione 1970 del concorso di Miss Mondo, una delle più indecenti manifestazioni di sfruttamento del corpo e della bellezza femminili, ridotti ad oggetti di consumo e strumenti di produzione di profitto.
Una storia che ci riporta indietro di alcuni decenni, ad un passato che, confrontato allo squallido presente e al vuoto assoluto di un reale movimento di massa contro la mercificazione del corpo femminile, ci sembra di poter collocare in un ideale (o forse illusorio) e auspicabile futuro. Il risultato è un miscuglio di nostalgia e di malinconia, attenuate però dal puro e piacevole divertimento che si prova nel seguire le due direttrici nelle quali si sviluppa il racconto: da una parte i tentativi (a volte timidi e maldestri) di organizzazione di lotta e di contestazione del concorso di Miss Mondo 1970, posti in essere da un piccolo gruppo di militanti femministe; dall’altra i sogni e le volontà di riscatto di alcune delle concorrenti che, discriminate a causa del colore della pelle, assumono l’insperata qualificazione al concorso come occasione di riscatto individuale e sociale. Questi due gruppi di donne, apparentemente in contraddizione tra loro, sono però destinati a incontrarsi, almeno sul piano della comune consapevolezza dell’ingiustizia nella quale sono costrette tutte le donne da una società le cui strutture, nonostante il progresso complessivamente raggiunto, sono ancora a misura di padre, marito e amante, padroni e dominatori. Le donne, dunque, sono le autentiche protagoniste di questa storia di mezzo secolo fa; e non si può certamente rimanere indifferenti e non simpatizzare per i loro sforzi e per il coraggio da loro dimostrato, soprattutto se si è consapevoli, pur appartenendo al genere maschile, dei notevoli passi indietro che, soprattutto in questi ultimi trent’anni, sono stati fatti lungo il percorso dell’emancipazione femminile. A proposito di maschi: una mediocre o addirittura pessima figura quella che, nel film e nella storia reale narrata, rimediano i pochi personaggi maschili, a partire dal famoso attore americano Bob Hope, chiamato a vestire i panni dell’ospite d’onore nella serata finale del concorso. Un ospite capace soltanto di volgari e scontate battute sessiste.
Un buon film, in definitiva, un film che consiglierei soprattutto ai più giovani, agli adolescenti maschi e femmine, con la segreta speranza che le ragazze di oggi possano e sappiano raccogliere il testimone, delle lotte per i diritti delle donne, lasciato sul terreno dalle loro nonne e bisnonne.
Roma, 23 febbraio 2022