RECENSIONE
Francesco Sirleto
LA VITA CHE VERRÀ (Herself), un film di Phyllida Lloyd, uscito nel 2020, interpretato da Clare Dunne, che oltre ad essere protagonista, è anche autrice del soggetto e sceneggiatrice.
Visto ieri sera al cinema Caravaggio, nell’ambito della programmazione del Cinecircolo romano. Ambientato in Irlanda, questo terzo lungometraggio di un’ottima ed esperta regista teatrale come Phyllida Lloyd, narra una storia abbastanza “comune” per i nostri tempi: la violenza di genere (a senso unico, però, nel senso che a subirla è sempre la donna) esercitata tra le mura domestiche, da un marito-compagno che considera la partner come oggetto di sua proprietà e non si rassegna in nessun modo alla ribellione e all’allontanamento da parte della donna. Soprattutto nel caso in cui nella storia siano presenti anche i figli (in questo caso le due bambine, Emma e Molly, costrette ad assistere e a subire anch’esse la violenza paterna). Ciò che distingue questa storia, da molte altre tristissime vicende attuali (molte delle quali con esito tragico), è il sospirato lieto fine, quello al quale vanno incontro la giovane mamma Sandra e le sue due bambine, grazie alla rete di protezione e di solidarietà che sorge e si sviluppa intorno a loro, una rete formata da persone semplici che si mettono a disposizione di Sandra con il loro lavoro e il loro tempo libero per la costruzione di una casa che dovrà accogliere la mamma e le due bambine. Una casa che verrà data alle fiamme dal padre-padrone come ultimo disperato tentativo di riprendersi ciò che considera le sue proprietà. Una casa che, però, potrà essere nuovamente ricostruita grazie alla medesima rete di solidarietà che nemmeno l’ottusa burocrazia istituzionale (quella dei regolamenti dei servizi sociali e dei tribunali dei minori) riesce a scalfire. È opportuno sottolineare come, di questa rete di solidarietà, facciano parte non solo donne, ma anche uomini. Un bel film, tutto sommato, che, nonostante la dura tragicità del tema trattato, esprime un messaggio di ragionevole fiducia nella capacità dell’uomo di farsi carico dei problemi delle persone in difficoltà, soprattutto quando queste persone sono animate da un coraggio incrollabile. Bravissime l’attrice protagonista, Clare Dunne, e le due bambine Molly McCann e Ruby Rose.
Francesco Sirleto