Critiche a cura di Franco Mariotti
KUŞ OLSAM – IF I WERE A BIRD regia di CÜNEYT IŞIK
Osserviamo il razzismo insinuarsi silenzioso nella quotidianità di Berfin, bambina di origini curde che frequenta una scuola di Istanbul. Il corto si apre con la purezza entusiasta della bambina, che divide le sue giornate tra disegni e lunghe chiacchierate col nonno. Segue poi una parabola discendente in cui i dialoghi si arricchiscono di complessità, parallelamente al disvelarsi che qualcosa in Berfìn sta cambiando: col passare dei giorni, con l’impercettibile violenza di una goccia che scava la pietra, la continua esposizione ad atteggiamenti discriminatori smorza i sorrisi di Berfìn. I voti a scuola peggiorano. La bambina, nella sua innocenza, non riesce a mettere insieme i pezzi se non in un dialogo immaginario col padre che non c’è più. La madre assiste sconfortata, fino a rendersi conto della necessità di proteggere Berfìn dal sopruso invisibile che sta inconsapevolmente subendo. “Nonno, cosa è il razzismo?” chiede Berfìn nella battuta finale, che ci riporta al fatto che i bambini siano incapaci di circoscrivere con la ragione la crudeltà maliziosa di una cultura che vuole dividere, eppure ne vengano irreparabilmente affetti.
IO LA SEDIA ME LA PORTO DA CASA regia di AURORA DEIANA
Chi vincerà il prestigioso concorso letterario di cui è attesissima la cerimonia di premiazione? Stefania è una scrittrice, conserva una straordinaria levità, incorrotta dalla disillusione data da un mondo, quello editoriale, che la lascia sempre al secondo posto. Vive le sue giornate con Gianpaolo, il compagno e il suo primo supporter, in una casetta colorata vicino al mare. Il mare è l’altro grande protagonista del corto, alleato prezioso che lenisce le ferite, che alleggerisce le fatiche e che culla, riportando alla bellezza semplice del movimento. Perché Stefania, lo capiremo solo alla fine, è affetta da una malattia che la costringe sulla sedia a rotelle, limitandola non solo nella mobilità, ma anche nelle opportunità. Stefania non si lascia piegare: davanti agli ostacoli sprigiona il suo amore per la vita e, complici Gianpaolo, l’acqua del mare e soprattutto la sua brillante ironia, ritrova sempre se stessa. Fino a sbaragliare le difficoltà e la temuta concorrenza, aggiudicandosi lei il primo premio.
MY DOLLY regia di FABIO SCHIFINO
Una ragazzina soffre inerme la violenza del padre nei confronti della madre. È dotata di una fantasia che travalica il grigiore della vita reale, grazie a cui incontra un cappellaio. Questi, nel riparare le bambole, ripara piano piano anche il suo cuore e quello della madre. Un percorso catartico, in cui il provvidenziale incontro con il cappellaio restituisce fiducia anche lì dove c’è tragedia, dando la possibilità di riappropriarsi della propria esistenza e dei propri affetti. La magia corre parallelamente al dramma, raccontandoci il desiderio incrollabile del cambiamento e la costruzione del coraggio per perseguirlo.