Critiche a cura di Paola Dalla Torre
ACQUASANTA regia di Gianfranco Piazza e Tito Puglielli
Il documentario alterna interviste, immagini tratte da archivi che riguardano il passato e immagini che riprendono il presente. Il filo rosso a legarle è il tema del lavoro e soprattutto il lavoro nel cantiere navale di Palermo, l’ultima fabbrica rimasta in città. Il lavoro con le sue fatiche, i suoi rischi, le sue problematiche. Con uno stile incisivo, il documentario si mette a servizio della storia che racconta e dei suoi protagonisti, lasciandoci entrare nelle loro vite senza far sentire la presenza ingombrante della macchina da presa e senza imporre nessun punto di vista precostituito. Lasciando che sia lo spettatore a trarre le sue osservazioni sulla problematica realtà messa in scena.
CI SIA ABITUA A TUTTO di FEDERICO D’ANNUNZIO
Un piccolo gioiello di semplicità. La clip, con un’unica inquadratura in cui il protagonista è in scena in piano medio e a cui succede di tutto, riesce a raccontare con profondità le problematiche, grandi e piccole, che ci troviamo ad affrontare nella nostra quotidianità. Rendendo bene l’idea che l’esistenza non è mai come ce la saremmo aspettata. Come il palloncino che compare ad un tratto: il protagonista lo gonfia e qualcuno lo fa scoppiare. Nonostante questa disillusione, lo sguardo stralunato del protagonista è comunque un invito a non arrendersi e ad affrontare ogni giorno con un sorriso leggero.
DOCUMENTO regia di MARCO IERMANÒ
Non c’è niente di più spiazzante e vero dello sguardo di un bambino e delle parole che pronuncia. Questo documentario, attraverso un ritmo in crescendo, grazie anche alla musica che l’accompagna, ci racconta senza fronzoli e orpelli ma con sincerità e autenticità la visione di alcuni bambini di una scuola della periferia romana su temi difficili e spinosi come quelli della violenza, del razzismo e dell’intolleranza. Il regista è bravissimo a entrare piano piano in sintonia con i suoi piccoli attori-non attori, a stimolarli, a farli sentire a proprio agio e a permettere loro di esprimersi. Un piccolo gioiello che ci mostra come sia possibile fare una didattica veramente utile ed inclusiva nelle scuole.
GUERNICA regia di DANIELE BARBIERO; artista CRISTIANO TURRINI
Un uomo e una donna che si rincorrono, si allontanano, si avvicinano: la clip racconta bene le sfide che una coppia deve affrontare quando la malattia arriva a mettere tutto in dubbio. Come nell’immagine che ritorna, dei due che si guardano negli occhi girando in circolo, la vita è un giro tondo in cui dobbiamo affidarci l’uno all’altro. La clip si affida ad uno storytelling efficace che racconta bene questi alti e bassi di vicinanza e lontananza, in cui però non ci si perde mai di vista.
ISOLAMENTO regia di VINCENZINA MORA artista Carlo Romano Settanni, Maria Valeria Matteo
Le immagini, tratte dal web e montate insieme al ritmo della musica, ci fanno rivivere i due anni terribili di pandemia, dalla quale ancora non siamo del tutto fuori. Sono un memento della tragedia che abbiamo dovuto affrontare, ma al tempo stesso ci ricordano anche come siamo riusciti ad affrontarla. Con forza, speranza, aiutandoci gli uni con gli altri. Da un canto di dolore, dunque, la clip ci fa passare ad un canto di gioia nei confronti della capacità di resilienza dell’umanità.
LE COSE DA FARE regia di GIORGIO MANNUCCI; artista GIULIA PRATELLI
Attraverso una messa una scena minimale ma molto espressiva, che richiama lo stile di Lars Von Trier in Dogville, la clip riesce a raccontare con profondità ed emotività (grazie anche alla bella musica) la piaga della violenza sulle donne. Le luci, la messa in scena e il montaggio contribuiscono all’unisono a rendere l’atmosfera angosciante e disperata, rendendo perfettamente il senso di paura, orrore e morte delle donne che subiscono violenza in famiglia. La protagonista che giace a terra raggomitolata su se stessa è l’immagine più forte del senso di impotenza di fronte ad ogni violenza.
MUTHA & THE DEATH OF HAM-MA FUKU regia di DANIEL SUBERVIOLA
Un piccolo capolavoro. Per le immagini, per la messa in scena e il montaggio e per l’utilizzo della voce off che ci aiuta ad entrare emotivamente in contatto più profondo con la storia. Una storia di per sé già fortemente emozionante, visto che racconta le giornate di una donna che si occupa di cercare e neutralizzare mine antiuomo nel Sahara. Una storia che viene raddoppiata dalla storia d’amore raccontata dalla voce off della narratrice. Il documentario è un film in tutto e per tutto, che non ha nulla da invidiare a grandi kolossal americani, ma dotato di un’anima, in cui il colore viola della veste della protagonista, i suoni del deserto, il vento, la sabbia, compongono una vera e propria poesia audiovisiva.
OBLIGÈ regia di GIULIO ROSATI artista EPOQUE (JANINE TSHELA NZUA) feat. AXEL
Dinamica e ritmata, la clip ci conduce in una sorta di danza, accompagnata dalla bella musica, che si compie tra i due protagonisti. La ragazza e il ragazzo comunicano la loro solitudine, accentuata dalle location che ben si adattano agli stati d’animo dei due giovani. Espressivi i loro volti, espressive le loro parole e i loro movimenti, che ben ricostruiscono tutto un mondo culturale e generazionale.
PER GRAZIA NON RICEVUTA regia di DAVIDE MELIS
Uno stralunato on the road che ha il dono della leggerezza che, come diceva Calvino, è la chiave per la felicità umana. I due autori riescono ad affrontare il tema difficile del carcere senza ricorrere a nessuna immagine stereotipata e senza farci vedere mai una cella. E, in un ritmo che cresce, affrontano temi importanti come quello della colpa, della giustizia, della redenzione, attraverso un pensiero laterale che ci permette di vedere cose note con occhio differente, liberandolo da preconcetti e pregiudizi, e facendoci arrivare all’anima e al cuore dei problemi. E ci fa venire voglia di vedere un Ape-car zigana, che raccoglie ex-voto, in giro per tutta Italia.
PUPUS regia di MIRIAM COSSU SPARAGANO FERRAYE
L’Opera dei Pupi siciliani è un intero mondo culturale che cerca di sopravvivere al passare del tempo, all’erosione della modernità. Il documentario racconta con incisività la sua strenua lotta per essere tramandato di generazione in generazione. Lo sguardo del regista coglie con semplicità e incisività lo stupore, la felicità, la meraviglia dei giovani bambini che si avvicinano a quel mondo, nelle cui storie sono nati e cresciuti, e che alterano al mondo dei videogiochi sul cellulare. La ricchezza dei Pupi, però, la loro bellezza, domina su tutto, messe in risalto dalle immagini attente e misurate dell’opera. Entriamo nella quotidianità della vita di questo padre e dei suoi figli e grazie allo sguardo antropologico del regista anche noi ci riappropriamo di tutto un mondo che appartiene alla nostra tradizione, al nostro immaginario, e che dobbiamo ricordarci di non dimenticare.
ROTTAMI regia di GILBERTO FICARA; artista GARBINO (IAGO BALDASSARRI/ELISABETTA DEL FERRO)
Il riferimento a Moby Dick che ascoltiamo nell’incipit della clip ci permette di capire che il suo tema sarà quello dei mostri interiori che ognuno di noi deve affrontare. Attraverso una messa in scena espressiva, tra rottami di automobili e rifiuti industriali, il protagonista si muove alla ricerca del senso di sé stesso. La clip utilizza bene anche il montaggio per assecondare gli stati d’animo del personaggio, i suoi pensieri, che appunta sul suo taccuino, circondato solo dalla solitudine e dal silenzio. Sono le sue parole le uniche a sentirsi e a raccontarci il suo travaglio interiore. Che è poi quello di ognuno di noi.
VIVARIUM regia di PIERSAVERIO PIZZICHEMI; artista VERONICA DI NOCERA
Serve uno sguardo “alieno” per capire quanta bellezza stiamo distruggendo, quanta ricchezza stiamo dissipando e con quanta crudeltà stiamo attaccando tutto quello che ci circonda. La clip, attraverso la lente del genere filosofico per eccellenza della fantascienza, ci mette di fronte alle nostre colpe e ci invita a fare qualcosa. Il ritmo sincopato rende molto bene il senso di angoscia dello sguardo di chi vede veramente quello che sta accadendo e ci costringe ad assumere quello sguardo alieno, mettendoci di fronte a tutte le nostre colpe.