Bardo, False Chronicle of a Handful of Truths (Recensione di Anna Piccini)
(sinossi e credits da cinematografo.it)
- Bardo, False Chronicle of a Handful of Truths
- Bardo, Falsa Crónica de Unas Cuantas Verdades
MESSICO – 2022
Sinossi: Un’esperienza immersiva epica e visivamente straordinaria, ambientata durante l’intimo e commovente viaggio di Silverio, un noto giornalista e documentarista messicano che vive a Los Angeles. L’uomo, dopo aver ricevuto un prestigioso riconoscimento internazionale, è costretto a tornare nel suo paese natale, ignaro che questo semplice viaggio lo spingerà verso una profonda crisi esistenziale. La follia dei suoi ricordi e delle sue paure riesce a perforare il presente, riempiendo i suoi giorni di un senso di sconcerto e stupore. Tra emozioni e abbondanti risate, Silverio lotta per trovare risposte a domande universali eppure intime, riguardanti la propria identità, il successo, la fragilità della vita, la storia del Messico e i profondi legami sentimentali che condivide con la moglie e i figli. In breve, cosa significa essere umani in questi tempi molto particolari.
- Regia:
- Attori:
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- Sceneggiatura: Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone
- Fotografia: Darius Khondji
- Musiche: Bryce Dessner
- Scenografia: Eugenio Caballero, Carlos Y. Jacques – (art director)
- Arredamento: Daniela Rojas
- Costumi: Anna Terrazas
- Durata: 174′
- Colore: C
- Genere: COMMEDIA, DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: (65 mm)
- Produzione: ALEJANDRO GONZÁLEZ IÑÁRRITU, STACY PERSKIE, ESTUDIOS CHURUBUSCO AZTECA, M PRODUCTIONS, REDRUM
- Distribuzione: NETFLIX
- NOTE
– SECONDO FILM DEL REGISTA GIRATO INTERAMENTE IN MESSICO, DOPO ‘AMORES PERROS’ (2000).
– PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 79. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2022).
Recensione di Anna Piccini: Alejandro González Iñárritu non smentisce la sua (meritata) fama di raffinato e visionario costruttore di immagini, di straordinario virtuoso del punto camera, di demiurgo di scene di una piena ridondanza, di una rara complessità con un numero impressionante di attori contemporaneamente presenti davanti all’obiettivo. Molte le sequenze da antologia, a cominciare dall’esergo inziale, con il quale il film si ricongiunge nel finale con struttura circolare, oppure l’incubo con il (geniale) parto all’incontrario. O ancora lo spargimento a mare delle “ceneri viventi” di Mateo, il figlio (quasi) mai nato (una magia della scuola di effetti visivi messicani). Totalmente suggestiva la parte delle scene oniriche, nelle quali perfino le musiche riecheggiano quelle impareggiabili felliniane di Nino Rota, che ne fanno di diritto uno dei maggiori contendenti alla competizione a distanza con il nostro Paolo Sorrentino a fregiarsi del “titolo” di regista più felliniano della nostra epoca. Imperdibile, tre ore di puro, poetico, magico cinema cinema.
Valutazione sintetica: 9