Astolfo (2022) (Recensione di Catello Masullo)
Directed by
Gianni Di Gregorio |
Writing Credits (in alphabetical order)
Gianni Di Gregorio | Marco Pettenello |
Cast
Simone Colombari | … | Sindaco | |
Gianni Di Gregorio | … | Astolfo | |
Agnese Nano | … | Franca | |
Stefania Sandrelli | … | Stefania | |
Alberto Testone |
Produced by
Angelo Barbagallo | … | producer |
Fabrizio Colucci | … | line producer |
Maria Panicucci | … | executive producer |
Cinematography by
Maurizio Calvesi |
Film Editing by
Marco Spoletini |
Casting By
Francesca Borromeo | |
Claudia Mignosi |
Production Design by
Isabella Angelini |
Set Decoration by
Luigi Conte |
Costume Design by
Gaia Calderone |
Makeup Department
Alessandro Zappaterra | … | makeup artist |
Production Management
Andrea Usai | … | production manager |
Second Unit Director or Assistant Director
Giulia Di Battista | … | third assistant director |
Marcella Libonati | … | first assistant director |
Andrea Papa | … | second assistant director |
Sound Department
Paolo Amici | … | sound effects editor |
Claudia Aureli | … | dialogue editor |
Daniele Quadroli | … | sound effects editor |
David Quadroli | … | sound effects editor |
Stefano Sabatini | … | boom operator |
Gianluca Scarlata | … | sound mixer |
Paolo Segat | … | re-recording mixer |
Federico Tummolo | … | sound mixer |
Visual Effects by
Lena Di Gennaro | … | visual effects producer |
Rodolfo Migliari | … | visual effects supervisor |
Roberto Saba | … | compositing supervisor |
Camera and Electrical Department
Ernesto Busillo | … | first assistant camera A camera |
Lorenzo De Marco | … | second assistant camera |
Dario Indelicato | … | digital imaging technician |
Noemi Seminara | … | Video Assist Operator |
Federica Urso | … | First assistant camera B camera |
Casting Department
Giulia Di Battista | … | extras casting assistant |
Costume and Wardrobe Department
Ilenia Miggiano | … | assistant costume designer |
Gabriele Porrelli | … | Additional costumer |
Editorial Department
Daniela Sarli | … | assistant editor |
Marco Spoletini | … | editor |
Script and Continuity Department
Chiara Pandolfo | … | script supervisor |
Additional Crew
Scarduffa Denise | … | Payroll |
Alessandro Luzi | … | head of payroll |
Alice Taetti | … | production accountant |
Sinossi: Astolfo è un professore in pensione che vive a Roma in un vecchio appartamento da cui viene sfrattato. Il professore decide di tornare in provincia, sulle colline di Artena dove è ubicato il palazzo nobiliare di famiglia. Trova la casa abitata da un povero diavolo caduto in disgrazia come lui. Insieme decidono di affrontare il presente, il sindaco, che ha costruito sulle terre appartenute in un tempo remoto alla sua famiglia, e un prete invadente, che ha murato il suo salone e occupato le sue stanze per la ricreazione. Ma l’amore per Stefania, una bella signora introdotta dal cugino sciupafemmine, scuoterà l’ordinarietà del quotidiano e darà un senso nuovo alla sua esistenza.
Recensione di Catello Masullo: Gianni di Gregorio, dopo una lunga carriera da sceneggiatore, aveva esordito alla regia, alla giovanissima… età di 59 anni, con il fulminante “Pranzo di Ferragosto” che trionfò alla Mostra di Venezia e partecipò l’anno successivo al Premio Cinema Giovane & Festival delle Opere Prime, in occasione del quale ancora ricordo che l’intervista con il pubblico che gli feci fu una delle più esilaranti della storia del festival. Perché lui è così come si descrive nei suoi film, di cui è sempre anche attore protagonista: una quintessenza di grazia, gentilezza nel descrivere sentimenti rari che sono una boccata d’aria per il cuore. Dotato di una gentile arrendevolezza che diventa una opportunità per creare continuamente nuovi rapporti umani. Apparentemente antico, ma anche molto contemporaneo. Sicuramente portatore sano di una simpatia contagiosissima. Un inguaribile amante dell’essere umano. Pensate che ha offerto alla collaboratrice del tabaccaio sotto casa, che abita lontano e non faceva in tempo ad andare a casa e tornare durante la chiusura per pranzo, di andare a schiacciare un pisolino sul suo divano, avendo l’accortezza in quell’orario di non parlare ad alta voce con gli altri ospiti per non svegliarla. Ed ha veramente ospitato tante persone del paese in cui ha una casa, in occasione di un lungo soggiorno, con le quali condividere bicchierate e piacevoli conversazioni. Episodio che gli ha ispirato la storia di questo suo ultimo, quinto film da regista. Dove, novità, compare l’aspetto sentimentale, che aveva sempre avuto timore di introdurre nei film precedenti. In definitiva un film garbato piacevole, toccante, ironico, divertente (a tratti anche irresistibilmente comico). Con attori “giusti” per ogni ruolo. Da non perdere.
Curiosità, ho chiesto al regista: “Gianni, come hai lavorato sulle location? Vedendo il film si ha l’impressione di una ambientazione in un unico borgo, ma dai titoli di coda si vedono varie location, anche lontane tra loro, da Artena e Montenero di Bisaccia. E poi una curiosità che potrebbe anche essere una provocazione impertinente per i tuoi prossimi film. Il tuo meraviglioso sorriso si impone fortissimo in questo film. In grado di affascinare convincere chiunque. Potrebbe anche essere il sorriso di un serial killer che così convince le vittime che poi taglia a pezzettini da mettere in valigia. Potresti sorprendere i tuoi fan con un film horror?”. Questa la risposta di Gianni Di Gregorio: “ domanda bellissima. Sarei anche tentato ma non lo so fare, verrebbe esilarante. Prendo tutto con il ridere sopra. Forse perché sono comico. Anche cattivo mi piacerebbe. Mi volevo muovere da Trastevere. Però ho fatto una distanza di un’ora di macchina. Ho sentito già una libertà, la luce del posto. Il paese è bello, sono stati tutti carini. Eravamo anche alloggiati. Con il vinello della signora, il prosciutto. Nei miei film qualcosa di caldo e di caloroso e di umano c’è sempre. Nel programma c’era Montenero di Bisaccia ma la scena non l’abbiamo più girata.” Ha commentato anche il produttore, Angelo Barbagallo: “di Gianni ce n’è uno solo. I grandi artisti hanno una unicità. Oltre la sua straordinaria qualità di interprete, ha un suo sguardo. Se mille persone vedono una cosa insieme a Gianni, il modo in cui la vede lui è unico. È appassionato alle persone che incontra, anche per strada. E questo si sente. Per questo è amatissimo. In modo sincero e semplice. La semplicità è la cosa più difficile da raggiungere al cinema. Per la domanda sul serial killer conosco Gianni da 42 anni. Quando ci conoscevamo da poco partecipò ad un documentario con rai3 sui giovani talenti comici italiani. Si chiamava Riso in Bianco. In quello che si girò su Nanni, c’era Gianni trasformato da cinese con una macchina fotografica che si muoveva sui set dove Nanni girava, come fosse un agente segreto. Doveva risultare inquietante. Ma non metteva paura a nessuno. In quegli anni era fra gli allievi di una ottima scuola di teatro, quella di Ferzen, che era all’avanguardia, Gianni era molto frustrato e smise di frequentare, perché in queste cose drammaticissime, quando lui entrava in scena tutti si fermavano e tutti si mettevano a ridere. Ma lo racconta meglio Gianni. Così ha precisato il racconto accennato da Barbagallo direttamente il regista: “il Macbeth lo avevo studiato molto, con le mani insanguinate dicevo: “di chi sono queste mani?”. E tutti ridevano. Ferzan mi chiudeva le luci. Mi mandò a casa, dicendomi che ero bravissimo, ma che non potevo fare Macbeth perché ero un comico!”.
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