I NOSTRI IERI (Recensione di Catello Masullo)
titolo originale:
I nostri ieri
titolo internazionale:
Yesterday
regia di:
cast:
Peppino Mazzotta, Francesco Di Leva, Maria Roveran, Daphne Scoccia, Denise Tantucci, Teresa Saponangelo, Thierry Toscan, Elia Schilton, Francesco Calogero, Marta Pizzigallo, Domenico Gennaro, Francesca Mazza, Denis Campitelli, Vladimir Doda, Prince Obi
sceneggiatura:
fotografia:
montaggio:
Maurizio Baglivo, Cristina Bartoletti
costumi:
musica:
produttore:
Antonio Tazartes, Andrea Papini, Marita D’Elia
produzione:
Atomo Film, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Regione Lazio, Emilia-Romagna Film Commission
distribuzione:
vendite estere:
paese:
Italia
anno:
2022
durata:
119′
formato:
colore
status:
Pronto (14/02/2022)
premi e festival:
- Festa del Cinema di Roma2022: Alice nella città – Panorama Italia
NOTE DI REGIA:
Un carcere, se pure immaginario, comporta la presenza di un delitto. Delitto che nel film si svela senza alcuna violenza esibita. Il nostro carcere immaginario è pieno di cancelli di ferro e custodisce i ricordi che prendono vita nella realizzazione del saggio di un corso di cinematografia. I nostri ieri ne è il titolo, Luca, documentarista, ne è l’artefice che si troverà a mettere a confronto il proprio semplice e ingenuo passato con quello immenso, nella sua gravità, del detenuto Beppe del quale viene raccontata la storia: paradossalmente, la cinica messa in scena del suo delitto permette al gruppo di detenuti che collaborano alla realizzazione del saggio di trovare riscatto proprio nel lavoro di squadra compiuto.
Così, dall’incontro casuale di tre esclusioni (materiale, affettiva, sociale) i protagonisti costruiscono le basi per un nuovo futuro.
Lo stile del film è il frutto di profonde riflessioni condivise dall’intero cast artistico: pervasi dalla bulimia di immagini frenetiche che ci circondano, abbiamo sentito il bisogno che le immagini stesse ritrovassero il proprio tempo per permettere ai personaggi di parlare sottovoce, quasi fossero le loro anime a sussurrare, per narrarci quanto di più profondo è contenuto nei ricordi che generano le nostre identità.
SINOSSI: Attorno alla ricostruzione cinematografica di un delitto ruotano le vite di Lara, Greta, Caroline, Luca, Beppe: sono alla ricerca di chi sappia ascoltare. La passione per il lavoro spinge Luca (Peppino Mazzotta), documentarista prestato temporaneamente all’insegnamento in una struttura carceraria, a ricostruire, per il saggio di fine corso, l’inspiegabile delitto del camionista Beppe (Francesco Di Leva). Durante la lavorazione dell’episodio i detenuti coinvolti nel laboratorio ritrovano un senso nel lavoro compiuto, mentre Luca, ripercorrendo a ritroso gli avvenimenti, incontra la rete dei legami familiari che ruotano attorno all’accaduto: la sorella della vittima (Daphne Scoccia), l’interprete della vittima (Maria Roveran), e la famiglia che ha abbandonato Beppe (compresa sua moglie, interpretata da Teresa Saponangelo). La contemporanea e inaspettata visita della figlia di Luca (Denise Tantucci), che torna a trovarlo dopo anni di lontananza, lo costringerà non solo ad interrogarsi sul suo stesso rapporto tra identità e memoria, ma anche a comprendere che l’affetto che gli viene richiesto dal mondo che lo circonda è la soluzione per uscire dalla sua crisi.
Recensione di Catello Masullo: Andrea Papini è un ingegnere idraulico, come me (o meglio non esattamente come me che mi ostino ancora a svolgere (anche) questa professione), ma soprattutto un fine cineasta. Nasce in Piemonte, a Varallo nel 1958, vive e studia a Milano fino alla laurea in Ingegneria (1984). Nel 1989 si trasferisce a Roma dove risiede e lavora. Regista di cortometraggi e spot pubblicitari negli anni ottanta, ha realizzato tre lungometraggi (“La Velocità della Luce” nel 2007, “La Misura del Confine” nel 2010, e questo “I Nostri ieri del 2022) ed ha in preparazione il quarto. Negli anni novanta ha fondato, con la Rai, Microcinema, il primo network digitale italiano di sale cinematografiche. Ha tenuto lezioni sul cinema digitale al Master del Politecnico di Milano e alla Scuola Nazionale di Cinema di Roma. Quando partecipò al Premio Cinema Giovane& Festival delle Opere Prime, con il suo film di esordio, “La Velocità della Luce”, e condussi l’incontro con il pubblico, come faccio da sempre con tutti i registi esordienti del Festival, mi piacque sottolineare una curiosità da Guinness: un ingegnere idraulico giornalista/critico cinematografico che intervistava un ingegnere idraulico regista… Il suo ultimo film è stato proposto, nel quadro della Festa del Cinema di Roma, dalla XX edizione di Alice nella città, diretta da Gianluca Giannelli e Fabia Bettini e organizzata dall’Associazione Culturale PlayTown Roma, con il sostegno della Direzione Generale Cinema del MiC, della Regione Lazio, del Comune di Roma in collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma e Auditorium della Conciliazione. Una sezione parallela e autonoma della Festa del Cinema, che vanta 20 edizioni, contro le 17 della Festa, e che ha guadagnato nel tempo sempre maggiore stima, considerazione e successo, in ragione della qualità della selezione. Giannelli, che è venuto a presentare il film in occasione della proiezione allo splendido Auditorium della Conciliazione, ha usato, come sentite parole di apprezzamento per questo film, i termini di dolcezza e garbo. Che molto bene si addicono a questa opera, e che, in questo, somiglia molto al suo autore. Dolcezza e garbo che sarebbero ossimorici pensando alla ambientazione (il carcere) e alla vicenda (un efferato omicidio). Ed anche in questo c’è la grande maestria del film e di Andrea Papini. Che usa ancora il suo attore feticcio, Peppino Mazzotta. Affiancato per l’occasione da attori di altissimo livello e notorietà, come Francesco Di Leva, Maria Roveran, Daphne Scoccia, Denise Tantucci, Teresa Saponangelo, Thierry Toscan, Elia Schilton, Francesco Calogero (quest’ultimo anche raffinato regista, di rara cultura ed a sua volta dotato di squisito garbo). È un vero piacere assistere ad un film di così rara piacevolezza, scevro da montaggi frenetici, riprese ravvicinate, macchine a mano da far venire il mal di mare, pornografia dei sentimenti e delle immagini, e così via elencando la sintassi che sembra pervadere il cinema commerciale attuale, da qualsiasi paese provenga. Per contro “I Nostri Ieri” tocca temi alti, di assoluto interesse e dai significati metaforici che ci inducono apprezzabili riflessioni. Si tratta di un film da non perdere, per cinefili e non.
Curiosità: Quando a suo tempo segnalai ad Andrea Papini di aver scorto su una bancarella di senegalesi una copia pirata del suo secondo film, “La misura del confine”, lui se ne dolse e se ne preoccupò, come era giusto e comprensibile che facesse. Gli feci notare, però, che l’investimento fatto dalle centrali di falsificazione sul suo film era un (seppur improprio e distorto) segno di successo e di richiesta da parte del mercato. Non auguro ad Andrea Papini di essere ancora piratato per questo suo ultimo film, ma, piuttosto, che il pubblico vada a vederlo sul grande schermo delle sale, unico luogo dove si possa materializzare e godere la magia del cinema di qualità, come quello che sa fare.
Valutazione sintetica: 8