War – La guerra desiderata (2022) (Recensione di Catello Masullo)
War (2022)
Directed by
Writing Credits
Cast (in credits order) Produced by
Cinematography by
Casting By
Production Design by
Art Direction by
Makeup Department
Production Management
Second Unit Director or Assistant Director
Sound Department
Visual Effects by
Stunts
Camera and Electrical Department
Animation Department
Casting Department
Editorial Department
Location Management
Script and Continuity Department
Additional Crew
Sinossi: Tom, laureato in lingue romanze, alleva vongole, a dimostrazione che “spesso le cose non hanno un perché”. Lea, la figlia maggiore del Vice Ministro della Difesa, fa la psicoterapeuta all’Asl. Costretti dalla burocrazia a scontrarsi, i due si ritrovano testimoni e coinvolti nella folle escalation che li circonda, e che sta spingendo Spagna e Italia verso una guerra, nel cuore stesso dell’Europa. Giorno dopo giorno vediamo cambiare i sentimenti e le paure della gente, sempre più incapace di affrontare una situazione considerata impossibile e definitivamente stanca di sopportare ancora la realtà che li circonda. Ma non è facile scegliere il male minore o a quale causa votarsi.
Recensione di Catello Masullo: Una scritta posta ad esergo iniziale di “War – La guerra desiderata” di Gianni Zanasi precisa che il film è stato scritto nella primavera del 2019, tre anni prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Oggi ha un sapore decisamente profetico. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, Zanasi era in sala di montaggio ed è stato avvisato con un messaggio da un amico che gli dava, appunto del profeta. Come ha precisato lo stesso regista alla presentazione del film alla Festa di Roma: “io non prevedo il futuro, è il futuro che sta andando all’indietro. Mi auguro, nell’orrore di quello che sta succedendo, che il cinema possa ancora una volta rimettere il futuro dove è giusto che stia. Dopo il presente”. Questo film ha un forte impatto, non lo si può negare, anche e soprattutto per i climi di guerra che tornano in Europa dopo 70 anni di pace, quando tutti pensavano non fosse più possibile. Dal punto di vista cinematografico non tutto va liscio come l’olio. Alcuni snodi narrativi non appaiono sufficientemente giustificati. L’acceleratore sui toni del grottesco a volte sembra troppo pigiato. E le rotture della credibilità sono forse un po’ troppe. Zanasi, comunque sa raccontare e dirige uno stuolo di attori di grande qualità.
Curiosità, ho chiesto al regista: “Gianni, immagino che hai fatto ricerche sulle origini delle guerre. Che idea ti sei fatta sulle cause principali? A parte quelle ufficiali, quali religioni, divergenze come quella della sorte di prigionieri stranieri come nel film, e, soprattutto gli interessi economici (“c’est l’argent qui fait la guerre”), hai trovato tra le cause principali il testosterone? Se ci fossero più donne a comandare ci sarebbero meno guerre?”. Questa la risposta di Gianni Zanasi: “se fosse così sarebbe tutto molto più semplice. Ogni tanto si incontrano donne che non scherzano a testosterone. Credo che abbia a che fare con il fatto che il conflitto è un motore del mondo. Dell’uomo. Dentro di noi c’è conflitto. Senza conflitto non c’è storia, non c’è mistero. Non c’è il film. Luca ama Lea. Il conflitto non solo è inevitabile, ma è anche vitale. Produce sentimenti e complessità. La guerra è un’altra cosa. Non mi sento di poter dire cosa far nascere una guerra. Da questa primavera sono orrificato. Come ci volessero portare ad una realtà in bianco e nero. L’orrore che mi arriva è terribile. Penso che i film hanno il potere di far emergere anche violentemente la complessità dell’amore. In questo piccolo possiamo cercare di fermare l’orrore. Valutazione sintetica: 6.5
|