INGEGNERI ITALIANI A CONVEGNO SULL’ACQUA: LA EMERGENZA DEL XXI SECOLO
“Quinta Conferenza Nazionale dell’ingegneria Italiana”: “Acqua : Emergenza del XXI Secolo” – Napoli 28 e 29 novembre 2008.
Resoconto a cura di Catello MASULLO
Nei giorni 28 e 29 novembre 2008 si è svolta a Napoli, la “Quinta Conferenza Nazionale dell’ingegneria Italiana”, dedicata, per l’occasione ad un tema di scottante attualità : “Acqua : Emergenza del XXI Secolo”. Organizzata dal Consiglio Nazionale Ingegneri e dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli, con il Patrocinio del ministero dell’Ambiente, della Regione Campania, della provincia di Napoili, del Comune di Napoli. E con la fattiva partecipazione della Associazione Idrotecnica Italiana, della Associazione Ingegneri e dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Salerno.Il Comitato Scientifico è stato composto da : Pietro Ernesto De Felice, Giuseppe De Martino, Romeo La Pietra, Pasquale Penta e Silvio Stricchi.
Il Convegno è stato evocativamente dichiarato “contro il sistema della camorra e contro tutte le associazioni delinquenziali”.
Paolo Stefanelli, Presidente Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha porto i saluti introduttivi, complimentandosi per la scelte del tema. “Gli ingegneri vogliono uscire dalle proprie tane e prendere posizione sui grandi temi” ha esordito. Si è complimentato anche per la scelta del logo: cerchio d’acqua stretto da 5 mani di colore diverso. “Solo lo 0.08% dell’acqua del pianeta è utilizzabile ai fini della alimentazione umana” ha affermato. “La prepotenza prescinde dalla risorsa. Come per la favola del lupo e dell’agnello. C’è il rischio che un bene così raro possa essere utilizzato come pretesto per scatenare nuovi conflitti. Con esito scontato a favore del lupo dell’occasione. L’acqua è una risorsa limitata e le tematiche delle privatizzazioni saranno trattate in questo convegno. Il secondo forum mondiale sull’acqua ha stabilito che l’acqua è un bene di mercato. Concetto che non possiamo condividere. L’acqua deve essere una “res publica”. L’approccio a queste problematiche deve essere etico. Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile. L’acqua deve unire e non dividere i popoli, come vuole esemplificare il logo del convegno. Questo è il tema della Quinta conferenza nazionale della ingegneria Italiana”.
L’Ing. Luigi Vinci, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli, ha dato il benvenuto ed ha ringraziato tutte le numerose autorità presenti. Ha voluto preliminarmente ricordare una citazione/omaggio di un grande partenopeo, il compianto Massimo Troisi : “scusate il ritardo” , dal momento che l’ultima conferenza nazionale è del 2004 , e anche per il ritardo nell’affrontare il tema dell’acqua, che si pensava di trattare già dal 2003, anno internazionale dell’acqua. “L’acqua non può essere considerato un bene economico”, ha affermato. “Le maggiori preoccupazioni degli italiani dell’Italia meridionale sono, nell’ordine, l’acqua , il traffico e la criminalità organizzata. Auspico che gli ingegneri si incontrino tutti gli anni per affrontare i temi fondamentali sui quali fare sentire la propria voce. Da gennaio partirà una piattaforma multimediale dell’Ordine che potrà essere vista in web tv da chiunque, sulla quale verrà messa anche questa conferenza”, ha concluso.
Armando Zambiano, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Salerno ha portato l’accento sulla necessità di un modello nuovo di sviluppo basato su un uso sostenibili delle risorse.
Il Prof. Edoardo Cosenza, Preside della Facoltà di Ingegneria Federico II di Napoli, che è più antica di Italia, essendo stata fondata da Gioacchino Murat nel 1811, ha ricordato che da questa Università escono 2.500 laureati all’anno, e che il 7% degli ingegneri italiani si laurea a Napoli. “Nella famosa classifica delle Università mondiale redatta dalla Università di Shangai”, ha continuato il Preside, “nelle prime 100 al mondo per ricerca scientifica, ci sono tre facoltà di ingegneria italiane, il Politecnico di Torino la Sapienza di Roma e la Federico II di Napoli, nessuna nazione europea ne ha 3. Si fa ingegneria di avanguardia, dalle nano macchine alla bioingegneria e quella aerospaziale. Anche l’ingegneria dell’acqua deve avere nuovi stimoli. Il tema dell’acqua è straordinario. Complimenti anche per aver dedicato il convegno alla lotta alla camorra e complimenti per il bellissimo logo, e poi dicono che gli ingegneri non hanno fantasia!”, ha brillantemente concluso il suo saluto.
Il ministro per l’ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha inviato un messaggio di saluto, letto dal Presidente Stefanelli, che ha sottolineato l’importanza per il tema e si è complimentata con gli ingegneri per aver dedicato la loro conferenza nazionale a tale settore strategico. Ha annunciato una “Carta dell’acqua”, come era avvento per la carta sismica. Auspicando la limitazione degli sprechi.
L’On Pecoraro Scanio ha svolto un intervento appassionato, che ha largamente travalicato i limiti di un saluto istituzionale. “Sono contento di vedere realizzate, in tempi anche abbastanza brevi, alcune sollecitazioni che avevo lanciato in passato”, ha preliminarmente dichiarato con soddisfazione. “Il tema dell’acqua non solo è molto forte. Abbiamo spostato soldi del CIP 6 dai petrolieri per trasferirli sul solare ed il solare sta decollando. Una economia sull’ambiente si può fare anche con i capitali privati. UWWAP (United Nations World Water Assessment Programme, ndr.) è la organizzazione mondiale dell’Unesco dell’acqua che io ho portato in Italia a Perugia e pochi lo sanno. Queste sono le cose sulle quali investire. La riconversione del sistema agricolo dalla irrigazione a pioggia a quella a goccia o a quella intelligente è uno dei temi di cui l’ingegneria si deve occupare. Siamo i migliori al mondo per la meccanizzazione agricola e invece investiamo nella ricerca sulle biotecnologie, spinti dalle multinazionale degli OGM, Novartis e Monsanto, che possono pagare giornalisti e politici. Gli ingegneri possono fare un gran lavoro sull’acqua e soprattutto sul rapporto dell’acqua con l’agricoltura che è ancora il settore che ne consuma di più. Quando ci sono i disastri quelli che dovrebbero trovare le soluzioni denunciano la complicatezza della situazione. Non esiste la cultura della manutenzione. Occorre sempre attender il disastro per fare degli interventi. Con costo infinitamente superiori, fino a 100 volte quello degli interventi preventivi. In Italia sono in vigore concessioni idriche che risalgono ai tempi dell’unità di Italia. Ce ne sono tra 30.000 e 100.000, molte a titolo gratuito. Se non si toccano questi vetusti privilegi, è difficile intervenire. Siamo un paese vischioso, in cui tutti vogliono le riforme ed i grandi cambiamenti, salvo quando toccano i loro privilegi. I cambiamenti climatici in atto ci portano ad eventi sempre più estremi, sia a livello di alluvioni che di siccità. Occorre intervenire in anticipo. Con una azione costante. E’ assurdo usare le acque delle sorgenti del Sele per l’industria. A Gela usavano l’acqua potabile per l’industria e alle persone veniva data l’acqua desalinizzata. Per convincerli a fare il contrario ci è voluta una grande pressione istituzionale. Siamo un paese ricco d’acqua con i massimi consumi pro-capite di Europa ed abbiamo ancora vasti strati di popolazione che hanno ancora l’acqua razionata. Credo che si possa pervenire a scelte largamente condivise, facendo cose buone, che creino occupazione e lavoro”.
L’On. Paolo Russo, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, ha portato il saluto della Camera agli Ingegneri italiani. Ha sottolineato la centralità del tema dell’acqua, di dimensione cosmica ed epocale. Concentrandosi all’ambito locale, ha voluto ricordare che “la città di Napoli perde il 60% dell’acqua nella rete di distribuzione. Occorrono sistemi di misura del valore del bene affinché non sia sprecato. Serve un piano irriguo nazionale, serve che si investa in tecnologie ma anche che si usi quanto già prodotto, con l’utilizzo delle tecniche di irrigazione moderne. Non credo che l’OGM sia il molok che risolva tutti i problemi del pianeta, ma credo che investire in ricerca di colture che siano meno idro-esigenti sia cruciale, specie per i paesi che più soffrono della mancanza d’acqua. Occorre un diverso approccio etico, con uno stile di vita diverso. Se continuiamo a maltrattare l’acqua nel nostro paese, siamo un po’ ladri di futuro. Dobbiamo aprire una grande stagione di dialogo nel nostro paese. Vogliamo audire in commissione le rappresentanze degli ingegneri per la costruzione del Piano irriguo nazionale”, è stata la conclusione dell’On. Russo.
Il Prof. Walter Canapini, Assessore all’Ambiente della Regione Campania, ha esordito ricordando che : “ho fatto parte del gruppo che ha dato vita a Lega Ambiente e sono stato Presidente di Green Peace Italia, ho avuto buoni maestri, che mi hanno insegnato che la gestione delle risorse idriche è cruciale, specie in un momento come quello attuale di cambiamento climatico. Sono stato chiamato per dare una mano sulla emergenza dei rifiuti, che avremmo dovuto evitare. Siamo in un’epoca in cui i nostri figli avranno il rischio di un eccesso di virtualità e di virtualizzazione, come per la attuale crisi economica. Ho a che fare con ragazzi d’oro che sanno tutto degli acronimi della Commissione Europea. Vivo come un dramma personale il fatto che questi ragazzi non abbiano come prospettiva che di doversi trasferire nel 2013 quando i fondi europei per queste aree non ci saranno più. Sono tutti bravissimi, che se fossero a Milano sarebbero già quadri super pagati. Ogni euro deve tradursi in servizi e prodotti veri. Ci sono in Campania una novantina di isole ecologiche con costi che sono il 300% dell’area padana. E’ uno spreco inimmaginabile. Le esperienze delle autorità di bacino sono inspiegabilmente mortificate. La maggiore emergenza ambientale in Italia si chiama bacino padano, una delle 4 aree al mondo in cui si respira la peggiore aria, in cui il Po ha visto ridurre ad un terzo le sue portate. Guai a ripristinare la logica secondo la quale l’acqua è res nullius. Sono venuto via quando a Bologna non si è voluto applicare lo schema di Ugo Finzi della banca Mondiale : gestione la cui efficienza debba essere misurata, non importa se pubblica o privata. Prevenire, produrre il massimo del riciclo (Salerno è all’84% della raccolta differenziata con la raccolta porta a porta), bonificare, tornare alla ordinarietà” è stato l’accorato appello di Ganapini, che ha così continuato : “Le autorità di bacino pianificano l’uso, le autorità d’ambito pianificano. Regaliamo 8.000 l/s di acqua pura alla Puglia quando siamo al dissesto di bilancio. Gestiamo degli acquedotti in economia ed abbiamo delegato ai privati la esazione delle tariffe. Occorre ridare ruolo alle autorità di bacino. Bisogna scegliere i gestori con gare pubbliche. La Campania fu in altri tempi un grande laboratorio in positivo, con grandi interventi della Cassa per il Mezzogiorno. I grandi depuratori hanno i digestori vuoti e noi non sappiamo dove mettere la sostanza organica. I regi lagni rappresentano un comprensorio di origine romana, portato al meglio in epoca borbonica, vanno riportati alla realtà mescolando tradizione ed innovazione. La kenaf potrebbe sostituire la canapa per rallentare i flussi e fare fito-depurazione. Il prof Massimilla, il maestro dell’incenerimento su letto fluido, non è stato profeta in patria”.
L’ACQUA NEL DIBATTITO SUL RISCALDAMENTO MONDIALE
Una delle relazioni più attese della Conferenza nazionale degli Ingegneri era certamente quella del Prof. Ing. Roberto Vacca. Che non ha tradito le aspettative. Con la consueta accattivante oratoria e con il fascino della trasgressione del solista, che canta spesso fuori del coro.
“Il titolo del convegno è emergenza. Emergenza per chi?” ha provocatoriamente esordito il futurologo per antonomasia. “Un miliardo non ha acqua potabile. 2.5 miliardi non hanno sevizi igienici. A Milano c’è un convegno simile che parla di strategie per l’acqua. Non tutti sentono il problema dell’acqua. Si è tentato di introdurre nella carta dei diritti dell’uomo 60 anni fa il diritto all’acqua. Alcuni paesi si sono opposti e non è stato introdotto. Tra “acaricidi” e “acquisti” non c’è la parola “acqua” nell’indice dell’Istat! E non c’è nemmeno la parola energia. Il titolo che mi è stato assegnato è il tema dell’acqua nell’ambito del riscaldamento globale. Il nostro pianeta è stato sempre soggetto a cambiamenti climatici. 18.000 anni fa esisteva uno strato di ghiaccio spesso due chilometri in Europa ed in America. Poi si è cominciato a sciogliere ed è cominciata la nostra civiltà. Questo è un cambiamento climatico! Un ingegnere serbo, Milutin Milancovich, ha calcolato la eccentricità delle eclittiche e ha tirato fuori una teoria di cicli di 100.000 anni. Teoria seria, ma senza conferme. Quando sono stati fatti i carotaggi nei ghiacci si è confermata questa teoria. Siamo alla punta del cambiamento climatico previsto da Milankovich. C’è anche un ciclo di 1000 anni, 1000 anni fa faceva più caldo, quando i vikinghi scoprirono la Groenlandia e che chiamarono, appunto, terra verde. Svensmark, un danese, ha correlato le temperature alte dell’atmosfera con le nubi basse. Quando il campo magnetico solare è molto intenso ci sono nuvole basse rade e fa caldo. La piccola era glaciale è durata dal 300 al 600, in quel periodo il Tamigi gelava tutti gli anni. Per occuparci d’acqua dobbiamo sapere quando e dove pioverà. La previsione è molto ardua. Non è semplice sapere come funzionano le nuvole basse. C’è da studiare. La pioggia non è un fenomeno semplice. Non dipende solo da situazioni termodinamiche ma anche elettriche. Per quanto attiene al campo elettrico dell’atmosfera, ogni metro che saliamo il potenziale aumenta di 100 volt. A 50 km di quota c’è un potenziale di 400.000 volt. Per ogni m2 ci sono 3 picoampère. La potenza scaricata in terra dal condensatore atmosferico è di 720 Mw. La tassa sul carbonio non ci dovrebbe essere. Se facciamo un inventario di quanta acqua dolce abbiamo a disposizione, si raggiunge la cifra di 140 km3, 50 in Italia, 5 per l’uso civile, 20 per l’agricoltura, 15 all’industria. La pioggia si concentra per il 30% sul Rio delle Amazzoni e per il 9% sul fiume Congo. Spesso si dice: salviamo il Sahel. Esiste un progetto italiano, il Transacqua. Il Fiume Congo ha una portata di 40.000 m3/s, se ne potrebbero sottrarre 3.000 ed arrivare al lago Ciad e salvare il Sahel. Ci sono altri grandi progetti, in Canada ed in Cina. L’acqua produce energia. Tra i primati che ha l’Italia ci sono quelli negativi sull’investimento in ricerca ed innovazione, ma abbiamo quello positivo dell’accumulo dell’energia, oltre 7 Gw, con i laghi di ri-pompaggio. Il Prof. Paris ha ipotizzato di realizzare alla foce del Congo una centrale da 35 Gw. Gli italiani hanno già realizzato ad Inga una centrale di 1.8 Gw, per le miniere del Katanga, poi la guerra ha impedito la realizzazione dello schema. La energia dal Congo potrebbe essere importata in Italia con un perdita di trasporto del 15%, con cavi sottomarini.
Gli ingegneri non dovrebbero essere da meno dei calciatori, per coraggio, e fantasia. Studi fatti dal centro strategico internazionale americano, per 150 pagine sulle strategie, sono molto formali e parlano di collaborazione tra accademia e governi. Ma non ci sono programmi dettagliati. Lo scopo degli studi è stabilizzare la situazione internazionale e soprattutto la sicurezza degli USA.
Non è vero che la temperatura si alzerà e saremo sommersi dall’acqua di scioglimento dei ghiacciai. Perché non è mai successo prima. Quello che è vero è che bisogna studiare di più. Obama ha promesso che farà un decreto in cui la CO2 sarà considerato un gas velenoso. È sconcertante, se non ci fosse la CO2, la terra sarebbe un pianeta morto. Gli scienziati hanno mosso pesanti ironie su Al Gore. Al Gore non ci ha capito niente! Evitiamo i catastrofismi e studiamo meglio di quanto facciamo adesso quello che ci accade intorno. Non esiste in Italia un Politecnico fondato da un’industria. La Intel ha ridotto i consumi d’acqua da 30 milioni di m3 a 20. La stampa ci dice ogni giorno quale è il cambio tra euro e yen, ma non ce ne frega niente! Sarebbe meglio che pubblicassero ogni giorno quanto consumiamo di acqua, con la sfida di consumarne meno domani. Nel Lazio il 24% non ha capito bene che il sole gira intorno alla terra ed una percentuale maggiore pensa che prendendo degli antibiotici passa il raffreddore. Sarebbe importante aumentare il livello culturale delle persone!”, è stata la provocatoria e brillante conclusione del Prof. Vacca.
EFFETTI CLIMATICI E MEDIATICI
Il Professor Del Giudice della Università Federico II di Napoli, ha iniziato il suo intervento dichiarando: “Sono un idraulico, forse uno degli ultimi, lavoro all’Università e vivo il problema del “tre più due”. Per giustificare la riforma si diceva: “Gli studenti si laureano troppo vecchi e arriveranno troppo vecchi al lavoro”. Il 99% dei ragazzi va al più due. Non c’è da mangiare per gli ingegneri quinquennali, figuriamoci per i triennali. Nessuno si ferma a 3!”.
“Per quanto attiene al cambiamento climatico”, ha continuato il Professor Del Giudice, “viviamo nell’epoca globale, globalizzazione significa anche che tutte le informazioni viaggiano istantaneamente. Siamo attratti dalla informazione più eclatante. E quindi siamo bombardati da notizie sul cambiamento climatico. Ma dobbiamo fare gli ingegneri, il prof Rossi ha preso i dati di un centinaio di anni di piogge. Ma cambiamento climatico sulle enciclopedie riguarda migliaia di anni. Adesso il nostro dipartimento, che non si chiama più di idraulica ma di Ingegneria Ambientale, abbiamo un pluviografo. Viaggiamo tra 800 e 900 mm di pioggia l’anno a Napoli. Si dice che c’è la tropicalizzazione del clima. Ma a Napoli c’è stato sempre una concentrazione di pioggia a settembre e ad ottobre.
Di perdite idriche si può parlare in termini tecnici ma anche in termini gestionali. Occorre dare un vantaggio al gestore affinché possa adoperarsi a ridurre le perdite. Per esempio facendogli pagare l’acqua captata”.
In merito alla supposta e troppo mediaticamente sbandierata tropicalizzazione del clima è intervenuto Catello Masullo, raccontando: “molti anni fa, per condurre uno studio sulle precipitazioni intense, cercavo una pubblicazione di Tommaso Gazzolo, uno dei grandi artefici del Servizio Idrografico Italiano, che tutto il mondo ci invidiava. Non trovando la pubblicazione nella biblioteca dell’Istituto di Costruzioni Idrauliche della Sapienza, pensai bene di andarla chiedere direttamente all’autore, che all’epoca aveva ancora il suo ufficio a Porta Pia. Mi accolse con grande cortesia e disponibilità. E, oltre a regalarmi una copia della pubblicazione, ormai introvabile, volle aggiungere un commento sulle piogge intense. Facendomi notare che a volte gli annali idrologici nascondono dati rilevanti. È il caso di una eccezionale precipitazione sulla città di Genova (*). La cui registrazione è spezzata in due, dal momento che la misura dei pluviometri ordinari si fa, per solito, alle 9 di mattina, per totalizzare la precipitazione delle 24 ore precedenti. Ma se si cumulano i risultati di 24 ore a cavallo tra un giorno idrologico ed un altro, si scopre che in 24 ore sono stati registrati a Genova oltre 900 millimetri di pioggia. Cioè più di quanto piove in un intero anno a Napoli. Occorre quindi adottare cautela prima di parlare di tropicalizzazione del clima, in quanto eventi estremi si sono registrati anche molti decenni or sono, quando di riscaldamento globale e di tropicalizzazione non si parlava affatto!”.
(*) ndr : Se si tracciano le linee di fetch (la lunghezza di mare in cui sviluppano le onde generate dalla direzione del vento) a partire dallo stretto di Gibilterra verso l’Italia, si può notare che quelle più lunghe sono due, una diretta verso la Liguria e la città di Genova in particolare, e l’altra diretta verso la Campania e le zone della penisola Sorrentina e del Sarnese in particolare. Le zone italiane cioè dove si registrano le maggiori alluvioni e disastri naturali a seguito di precipitazioni molto intense e/o di lunga durata.
ATTI DI INGEGNERIA INDISPENSABILI PER LA DIFESA DALLE ALLUVIONI
Il Prof. Ing. Lucio Umbertini, della Università La Sapienza di Roma, ha esordito con una constatazione : “Spesso si sente dire che tutti parlano di acqua tranne gli ingegneri , magari idraulici. In questa sede non possiamo certo dirlo!”.
“Nel nostro paese c’è veramente bisogno di parlare di cambiamenti climatici per essere preoccupati della alluvioni?”, si è chiesto. “Ne abbiamo sempre avute. Vuole essere un alibi per i politici? Un paese fragile come l’Italia deve continuare a studiare come poter prevenire e arginare fenomeni del genere.
Per preservare le popolazioni ci vuole un atto di ingegneria, non può essere solo un provvedimento come un elenco del telefono per un piano di protezione civile. Bisogna fare sudi, progetti e realizzazioni. Una serie concatenata di atti di ingegneria. Si fece qualche anno fa un lavoro comune con il CNI per associare sempre la previsione di una quota per i compensi professionali.
Con il tre più due si studia poca matematica e poca fisica. Vengono meno le basi forti che caratterizzavano la formazione dell’ingegnere. Il CNI ha oltre 200.000 iscritti, è giusto che si batta per salvaguardare la professionalità del ruolo dell’ingegnere e che aiuti le facoltà di ingegneria a difendersi dalla perdita di professionalità, in particolare l’ingegneria idraulica si difende peggio delle altre specializzazioni.
La partecipazione ad organizzazioni scientifiche è estremamente frammentata , non abbiamo mai trovata una casa comune, abbiamo difficoltà a sopravvivere come Associazione Idrotecnica , Italicid, ecc. da soli , ci vorrebbe una forma di coordinamento” è stato l’appello conclusivo e propositivo del Prof. Ubertini.
IL RISCHIO DI SICCITA’ E DI DESERTIFICAZIONE NELL’AMBIENTE DEL MEDITERRANEO
Il Prof. Giuseppe Rossi, del Dipartimento di Ingegneria Ambientale della Università di Catania ha trattato il tema de “Il rischio di siccità e desertificazione nell’ambiente Mediterraneo”.
“L’aridità è una caratteristica climatica permanente, mentre la siccità è legata alla variabilità”, è stata la distinzione iniziale del Prof. Rossi, “e per sovra-sfruttamento può portare alla, desertificazione. Che deriva soprattutto da fattori antropici”. Si può parlare di siccità meteorologica, agricola, idrologica, operativa (carenza idrica) .
“Più che per altre calamità naturali è possibile ipotizzare misure di mitigazione”, ha precisato il Prof. Rossi.
“Uno studio sulla siccità del ’22 di Eredia, rimane tutt’ora valido. Il DPCM 47/96 previsto dalla legge Galli non ha avuto effetti. La legge che da strumenti sono il 152/99 e la delibera CIPE del ’99, che mettono assieme siccità e desertificazione.
Tra le cause occorre annoverare il governo dell’acqua frammentato e poco efficace”.
Sui Cambiamenti climatici l’esperto in siccità ha raccomandato l’adozione del principio di precauzione, che, anche in condizioni di incertezza, dovrebbe farci prender seriamente in considerazione la causa antropica nel riscaldamento globale. Le precipitazioni medie annue sono in diminuzione in Sicilia dal 1921 di quasi 2 mm anno. Ma a Palermo dal 1800 il decremento è di solo mezzo millimetro l’anno. I modelli climatici ci dicono che le temperature potrebbero aumentare al 2099 anche di 3 gradi e le precipitazioni diminuire anche del 15 – 30%. Il catastrofismo è da evitare, ma occorre prepararsi ad eventi in tale direzione, ha consigliato il Prof. Rossi.
“La legge 183/89 non prevede il rischio siccità esplicitamente, ma l’aspetto deve essere considerato nel piano di gestione di cui al DLgs 152/2006.
Ci sono le condizioni perché anche a livello italiano ci sia una normativa specifica per la lotta alla siccità. La direttiva quadro europea era incompleta. Un gruppo di lavoro europeo propone un piano di gestione della siccità da allegare al piano di bacino. Con una pianificazione della gestione del rischio di siccità, attraverso la caratterizzazione delle siccità idrologiche ed il monitoraggio delle stesse e delle riserve idriche.
La valutazione del rischio richiede la simulazione del completamento del sistema idrico e dei risultati
La procedura di valutazione del rischio può avere applicazioni pratiche. Ne è stata fatta una al sistema Agri-Sinni, dove nel 2001-2002 si sono avute la metà delle risorse idriche medie. Sono state fatte simulazioni per prevedere una riserva pluriennale nei grandi invasi del sistema per far fronte alle magre.
Per gestire la conflittualità tra i diversi usi in caso di siccità, ci vuole un comitato di gestione che coordini i vari usi in base alle soglie di disagio. Soddisfacendo solo una parte dei fabbisogni. Anche per il potabile, che se viene soddisfatto al 90%, pur se prioritario, non succede nulla.
Un vivace dibattito è seguito allo stimolante intervento del Prof Rossi.
Catello Masullo ha così argomentato la sua domanda al relatore: “Trenta anni fa, quando i computers erano ancora scatoloni grandi come un banco dei surgelati di un supermercato, preparando la mia tesi di laurea giocavo con le serie idrologiche disponibili all’epoca per individuare i periodi di siccità prolungati. Ne venne fuori una periodicità undecennale delle serie idrologiche, apparentemente influenzate dalla stessa periodicità delle macchie lunari. Ma avrebbe senso prevedere capacità di compenso negli invasi per far fronte a serie di precipitazioni decrescenti per periodi così lunghi?”.
Il Prof Rossi ha così risposto: “non ci credo molto a tali periodicità sugli 11 anni, le perdite per evaporazione sono tali che dopo tre o 4 anni non vale più la pena”.
LA PREVENZIONE DEGLI EVENTI IDROGEOLOGICI ESTREMI
Il Prof. Giuseppe De Martino, della Università Federico II di Napoli, è stato chiamato, per la sua autorevolezza e altissima competenza specifica, a coordinare il Quarto tavolo Tematico della Conferenza, avente per tema “Prevenire gli eventi idrogeologici estremi”.
Il Prof. De Martino ha esordito sottolineando la gravità del combinato disposto, per il nostro paese, di eventi estremi ed elevato grado di vulnerabilità del territorio. Nonché delle azioni di agenti esogeni, uso indiscriminato del suolo, abusivismo edilizio, occupazione di aree delle fasce fluviali, mancanza di opere di regimentazione idraulica, di sostegno di costoni pericolanti, mancanza di manutenzione, mancanza di razionale pianificazione degli interventi.
“Non c’è stato rispetto dell’ambiente fisico” ha denunciato ancora. “Ci aspetta un futuro meno rischioso grazie alla accresciuta sensibilità dei politici, alla ricerca scientifica, alla attività della Autorità di Bacino nella programmazione dell’uso del suolo, la formazione di una nuova coscienza ambientale.
La fase attuativa può essere rappresentata dal modello Sarno, pianificato e gestito dal Vice Commissario di Governo prof Versace, che riguarda rischio di alluvione e rischio da colate rapide di fango. Non ci sono ancora criteri di progettazione consolidati. A lui occorre riconoscere questo merito.
Non occorre gestire le emergenze. Occorre prevenire e non agire solamente a seguito di calamità, molto spesso annunciate.
Oltre al rischio dell’acqua in più c’è anche quello dell’acqua in meno, cioè della siccità. Lo scorso novembre nella Regia di Caserta si fece un convegno proprio sull’acqua in più e l’acqua in meno.
Mi piace segnalare infine un Volume molto interessante di Giuseppe Rossi sulla siccità”, è stata la conclusione della prolusione del Prof. De Martino