L’ONDA LUNGA CONTRO LA SCIENZA
Catello Masullo
Mi arriva in questi giorni sul telefonino un filmatino, in cui una giovane ed avvenente ragazza fa una proposta/appello davvero singolare. Per combattere questa ondata di caldo anomala, che attribuisce ai cambiamenti climatici, propone tutti insieme di accendere l’aria condizionata di tutte le case ed edifici, metterla al massimo ed aprire le finestre in modo da poter raffreddare il mondo (sigh!) e risolvere una volta per tutte l’emergenza caldo. Delle due l’una : o questa ragazza è un grande e promettente attrice, oppure è una inguaribile oca. In entrambi i casi è pericolosa. Perché sempre di più si avverte la propensione a credere alle più improbabili “bufale” piuttosto che alla scienza. Nella specie, e chiedo venia a chi mi legge che ha qualche rudimento di scienza termodinamica e che quindi troverà noiosa la spiegazione , piuttosto ovvia, dovessi dire, è evidente che i condizionatori sono macchinari che sottraggono calore ad un ambiente chiuso, per riversarlo all’esterno dello stesso. Più lavorano al massimo, più calore espellono all’esterno. Se si accende l’aria condizionata e si aprono le finestre e l’aria esterna è più calda di quella interna, ovviamente la quantità di calore inviata all’sterno aumenta, perché le macchine devono lavorare per cercare (invano) di sottrarre calore all’aria dell’ambiente interno la cui temperatura si livellerà sempre più a quella esterna, avendo aperto le finestre. E maggiormente si va ulteriormente ad incrementare la temperatura dell’aria esterna e la cosiddetta “isola di calore” delle città che fa sì che le temperature delle aree urbane siano sensibilmente più alte di quelle delle aree di campagna e di mare, anche si 5 o 6 gradi centigradi. Anche a causa del riscaldamento prodotto dai sempre più numerosi condizionatori. Quindi l’invito della ragazza andrebbe esattamente nel senso contrario. È cioè una proposta da “asini”! Un professore della Facoltà di Ingegneria di Roma bocciava più di un allievo con una semplice domanda : “cosa è un frigorifero con la porta aperta?”. La risposta esatta è : “dal punto di vista termodinamico è una stufa!”. Un apparecchio che cioè produce calore. Perché il compressore del frigo non si ferma mai, dato la porta è aperta e l’aria calda dell’ambiente non permette all’aria che è all’interno del frigo di raffreddarsi. E quindi il motore va di continuo e continua a cercare di sottrarre calore all’aria interna al frigorifero ed a espellere calore nella stanza dove si trova. E quindi, globalmente è una stufa. Non vi venga quindi in mente di aprire il frigorifero per trovare refrigerio. Otterreste un aumento delle temperatura della vostra stanza. Per raffreddarvi vi ci dovreste rinchiudere dentro, ma morireste asfissiati in pochi minuti se le guarnizioni tengono come in genere avviene. Per restare in argomento, lasciatemi smentire un’altra bufala. Alcuni credono che un ventilatore in funzione è in grado di abbassare la temperatura dell’aria di una stanza. Mentre invece fornisce refrigerio alle persone solo quando le stesse sono investire dal “vento” che produce, perché tale movimento d’aria facilita la evaporazione delle micro-goccioline di sudore che la nostra pelle produce in caso di calore eccessivo, per termoregolare la temperatura del nostro corpo. Questa evaporazione sottrae calore al nostro corpo e lo fa passare nell’ambiente . E’ lo stesso meccanismo che vi consente di ottenere un cocomero fresco in spiaggia in assenza di frigo, lo avvolgete in un asciugamano bagnato e lo mettete al sole, la intensa evaporazione sottrae calore al cocomero che vi risulterà più fresco dell’aria ambiente. Quindi non serve a nulla lasciare un ventilatore acceso in una stanza vuota. Serve solo a sprecare energia elettrica. E, se proprio volessimo essere pignoli, ad aumentare impercettibilmente la temperatura di quella camera per il piccolo calore che sviluppa il motorino elettrico che fa girare le pale.
Tutta questa premessa climatica per riflettere, assieme a chi lo volesse, al montare dell’onda lunga antiscientifica. Che sembra permeare sempre di più anche le società occidentali che si sono sviluppate grazie all’epoca dei lumi, grazie alla rivoluzione scientifica favorita, anche, dalla rivoluzione francese e dalla rivoluzione industriale.
Le balzane teorie antiscientifiche sono sempre più in voga. Perché sono moto più “sexi” delle noiose spiegazioni scientifiche (ne ho appena dato sopra un esempio efficace). Sono semplici, accattivanti. In genere si riferiscono a “complotti” orditi da multinazionali, in combutta con i cattivissimi governanti, prezzolati dai più ricchi della terra, a danno dei poveri cittadini, menati per il naso e tosati con le tasse.
Ed ecco quindi montare le teorie “novax” contro i vaccini, quelle contro le cosiddette “scie chimiche” che sarebbero irrorate da potenti macchinazioni mondiali (tipo la “Spectre” contro cui lottava James Bond…) per cambiare le menti delle persone (e convincerli a comprare più pop corn?…). Contro la verità ufficiale dello sbarco dell’uomo sulla luna (si pretende di far credere che era tutta una messa in scena organizzata in uno studio cinematografico). E tante altre ancora.
In verità ci sono fenomeni, come i cosiddetti “cambiamenti climatici” , per i quali i dati scientificamente inoppugnabili sono ancora pochi per potersi esprimere con certezza. Ad esempio, il Prof. Prodi, fratello del più famoso politico italiano, più volte presidente del consiglio e Presidente della Commissione Europea, che era un climatologo di fama internazionale, in uno dei suoi ultimi articoli affermò che con i dati a disposizione non si poteva affermare con certezza se stavamo andando verso un riscaldamento o un raffreddamento globale. Per parte mia ho dimostrato più volte, in vari consessi scientifici nazionali e internazionali, che, almeno per l’Italia la “bufala” secondo la quale i cambiamenti climatici hanno provocato temporali ed alluvioni mai viste prima è destituita da ogni fondamento. Dal momento che i maggior eventi piovosi intensi si sono verificati molti decenni fa, e mai più superati. Ed ho anche smentito più volte l’atra bufala secondo la quale l’Italia sarebbe un paese in via di desertificazione. In Italia, infatti, piovono dal cielo, mediamente, qualche anno un po’ di più, qualche anno, come quello corrente, un po’ in meno in meno (accade in media ogni 11 o 12 anni, il periodo delle macchie solari), 350 miliardi di m3 di acqua, di cui ne vengono utilizzati tra il 10 ed il 15%, quindi tra l’85 ed il 90% di questa montagna d’acqua viene persa in mare, oppure in infiltrazione o in evaporazione. Ergo, per evitare ogni emergenza idrica, basterebbe adottare lo spirito del buon padre di famiglia, cioè mettere da parte le risorse quando sono abbondanti, per usarle quando sono scarse. Con accumulo di acqua. Invasi. Anche con le tanto vituperate “dighe”. Che non servono solo a conservare l’acqua per i tempi magri, ma anche ad evitare le tante vittime e danni da alluvioni. Per trattenere cioè le violente piene dei fiumi, eliminandole o attenuandole
Come difendersi, allora, dalle bufale anti-scientifiche? Il metodo più efficace, da sempre, è studiare! Certo è faticoso. Non si può diventare esperti in tutti i campi. Ci si può però informare correttamente. Quando meno verificare le fonti delle notizie che impazzano in rete. Un aiuto ve lo può dare Paolo Attivissimo (di nome e di fatto…) un esperto informatico che si è data la missione di sbugiardare le principali bufale che girano in rete. Il suo sito è diventato un vero punto di riferimento : http://www.attivissimo.net/ , da consultare come prima e più immediata fonte di contro-informazione e di verifica delle fonti.
Come esempio degli esempi, mi vorrei, infine, soffermare sull’attentato alle torri gemelle di N.Y. dell’11 settembre 2001. Dopo qualche anno sono cominciate a girare ed diventare di moda teorie “complottistiche”, secondo le quali gli attentati erano falsi ed architettati dagli USA.
Mi incuriosì in quegli anni un articolo apparso su “Diario”, diretto da Deaglio, un settimanale schiettamente di sinistra e che non poteva essere quindi sospettato di essere filo-americano.
Il titolo e sottotitolo di copertina non lasciavano dubbi sulle convinzioni in materia da parte del settimanale: “Il complotto dell’11/9? Una boiata pazzesca.” . “La tesi del complotto dilagava su internet e approdava anche in televisione. Perché seducente, misteriosa, fluida. Peccato che sia solo un ammasso di balle. Storia di un’inchiesta giornalistica che l’ha smontata, ma che non viene presa in considerazione. (anche “Diario” è pagato dalla CIA?)”.
“Popular Mechanics” è un giornale di divulgazione tecnico-scientifica che esce negli USA da 100 anni, ed ha una consolidata reputazione. Alcuni anni fa ha promosso un’inchiesta approfondita per analizzare le teorie complottiste che vorrebbero i mega attentati del 2001 opera della CIA. Sono stati impiegati 30 giornalisti che hanno intervistato 300 esperti. Il risultato, compendiato in un numero speciale uscito nel marzo 2005, è che nessuno dei teoremi dei dietrologi reggeva alla prova dei fatti.
Per chi, come immagino, non riuscirà a trovare il tempo di ritrovare e leggere l’intero articolo, faccio alcuni estratti (e considerazioni personali) su alcuni dei punti più controversi (e maggiori cavalli di battaglia dei complottisti).
1) MANCATO INTERVENTO DEI CACCIA MILITARI : I caccia si sono alzati in volo, ma non sapevano cosa cercare, dal momento che i terroristi spensero subito i trasponders, gli emettitori che consentono la identificazione degli aerei in volo. Ed in quel momento c’erano in volo nei cieli USA 4.500 aerei commerciali!
2) CROLLO DELLE TORRI DOVUTO A MICROCARICHE ESPLOSIVE POSTE IN PRECEDENZA : i due aerei avevano ciascuno circa 40.000 litri di kerosene al momento dell’impatto, che brucia a 1100/1200 gradi. L’acciaio perde il 90% della propria resistenza già a 1000 gradi. Non è un caso che le torri siano crollate circa un’ora dopo l’impatto : è il tempo che resistono le vernici antincendio, dette “intumescenti”, che proteggono le strutture metalliche. I più grandi esperti demolitori interpellati dalla rivista scientifica, hanno calcolato che per demolire le torri sarebbero state necessarie almeno 75 tonnellate di esplosivo da piazzare sui pilastri di acciaio dopo aver rimosso la vernice protettiva(GULP!). Gli sbuffi che si sono visti sono dovuti all’effetto della espulsione d’aria dovuta agli incendi ed alla violenta espulsione dell’aria quando gli edifici sono implosi.
3) PENTAGONO COLPITO DA UN MISSILE CRUISE E NON DA UN AEREO : centinaia di pendolari hanno visto con i propri occhi il Boeing schiantarsi sul Pentagono. I resti dell’aereo sono stati trovati numerosi tra le macerie. Gli esami del DNA sui resti umani hanno permesso di identificare quasi tutti i passeggeri ed i 5 dirottatori. Il foro relativamente piccolo nella parete è tipico dello sbriciolamento di metallo leggero contro una struttura in cemento armato bunkerizzato ed il corpo dell’aereo ha continuato a sbriciolarsi all’interno dell’edificio, lasciando penetrare solo le parti più pesanti, che sono state ritrovate, come il carrello. Le immagini delle telecamere sono poco chiare perché non erano dimensionate per riprendere con nitidezza un oggetto a 800 km/ora.
4) Ad onta delle evidenze scientifiche si sviluppò una poderosa campagna mediatica che vide protagonisti i principali epigoni italiani del complottisti : l’eurodeputato Giulietto Chiesa, Dario Fo e Claudio Fracassi. E c’è da scommettere che in milioni ci credettero. Perché le spiegazioni di meccanici ed ingegneri, pur difficilmente confutabili, sono molto meno affascinanti da percepire.
Ebbi all’epoca vivaci discussioni con amici che si erano schierati dalla parte dei sostenitori della teoria del complotto. Uno di questi mi disse che queste tesi del complotto erano state sottoscritte da ben 32 professori universitari USA. La cosa mi insospettì. Ed allora cercai le fonti per verificare. Scoprì così che la banda di “buontemponi” professori universitari era capitanata da un professore di fisica il cui articolo complottista era stato smentito da tutti i suoi colleghi, tanto da costringerlo a ritirarlo, e da un professore di “filosofia”. Seguivano “cultori” di lettere classiche, economia, bio-ingegneria (da non confondere con “ingegneria”, che è cosa diversissima!), scienze aerospaziali, filosofia delle religioni, filosofia morale ed etica, movimenti paficisti, psicologia e scienze ambientali (gulp!). Ma in mezzo a questi 32 professori universitari , dov’è un professore di scienza delle costruzioni? Dov’è un esperto titolare di grande impresa demolizioni di edifici?
Io da ingegnere, mi schiero con gli ingegneri. Nel 2003 ho assistito ad un convegno scientifico tenuto nella facoltà di ingegneria della Università La Sapienza di Roma, durante il quale esperti italiani ed americani, ai massimi livelli tecnici, sono entrati nei più minuti dettagli sul cedimento strutturale delle torri. Fornendo una analisi scientifico/ingegneristica per me assolutamente convincente. Con prove scientifiche che mi sono apparse inconfutabili. Mentre nessuna prova scientifica è stata mostrata dai dietrologi di professione.
Potrà mai la scienza salvarci dalla stupidità? Ai posteri!