La leggenda del santo bevitore di Ermanno Olmi da un racconto di J. Roth, recensione di Stefano Valente

La leggenda del santo bevitore di Ermanno Olmi da un racconto di J. Roth

 

by Stefano Valente

 

TRAMA. Sotto i ponti della Senna uno sconosciuto benefattore dona ad Andreas Kartack, un barbone, ex minatore senzatetto, 200 franchi; Andreas, che tiene al proprio onore, vuole sdebitarsi: il distinto signore chiede allora che il “prestito” venga restituito a Santa Teresa di Lisieux, cui egli è devoto, indicando una chiesa in cui si trova la sua statua.

Grazie all’insperato prestito, Andreas rinasce. Tra un bicchiere e l’altro incontra una serie di personaggi che interferiscono con la sua determinazione a restituire i 200 franchi alla santa. Nelle due settimane e mezzo successive, Andreas incontra nuovamente Karoline, una donna per cui aveva involontariamente ucciso ed era stato in prigione; ritrova un vecchio compagno di scuola, Kanjak, divenuto un pugile famoso; e si gode un’avventura amorosa con Gabby, una ballerina di varietà. In ultimo incontra un suo compagno di bevute che da scroccone convince Andreas a spendere i soldi dovuti alla santa.

Ma il rimorso dei 200 franchi è pungente. Nella mattina della terza domenica, Andreas si avvia infine a pagare il suo debito ma, ancora una volta ubriaco, viene colto da un malore e muore poco dopo aver scambiato una bambina per la santa ed averle offerto i duecento franchi. [da Wikipedia]

I duecento franchi offerti ad Andreas gratuitamente dallo sconosciuto benefattore sono abbastanza scopertamente simbolo della grazia di Dio al peccatore. Egli tuttavia dà la sua parola e si impegna a restituire la somma alla santa come a sdebitarsi. Ora però sorge il problema di come interpretare gli incontri straordinari e per molti versi miracolosi che costringono Andreas a differire continuamente il momento di saldare il suo conto. In un primo momento possiamo pensare che questi incontri siano non solo un incidente di percorso ma anche una specie di tentazioni simili a quelle che impediscono a Pinocchio di ubbidire a Geppetto ed andare a scuola. Ma questo modo di intendere contrasta vistosamente col modo in cui il regista presenta questi incontri solo all’apparenza contingenti e casuali. Infatti questi ultimi ci vengono presentati come miracolosi e provvidenziali essi stessi così come lo sono stati gli incontri con l’anziano benefattore. Allora un’altra interpretazione si impone: è Dio stesso a inviare questi angeli senz’ali ad Andreas proprio con lo scopo di rendere impossibile al protagonista ripianare il suo debito, è questo perché Andreas deve capire che la grazia non richiede contraccambio. Per questo miracolo segue a miracolo – e grazia su grazia. La grazia non va ricambiata ma accolta – solo questo basta alla salvezza. Andreas stesso – possiamo allora dire – muore in grazia di Dio non perché si sia pentito dei suoi peccati (resta bevitore sino alla fine), ma perché ha sperimentato l’amore gratuito di Dio per lui ed il solo modo di rispondere a questo amore è ad esso abbandonarsi. Per questo la morte del santo bevitore è bella e lieve. Noi non abbiamo debiti, ma siamo debito. E l’abisso che ci separa dal nostro creditore può essere attraversato prima e colmato poi non da noi ma solo dall’amore e dalla grazia del Dio di Gesù Cristo. A noi spetta solo di aprirci a questa grazia sovrabbondante e allora la nostra vita sarà una vita miracolosa dove tutto è circonfuso di luce.

 

STEFANO VALENTE