Orologio binario da nerd, di Roberto Vacca – L’Orologio, 15 giugno 2023
Esistono da parecchi anni orologi binari. Potremmo chiamarli “da nerd” perché chi li porta deve spiegare come funzionano e con ciò si da’ una patente di nerd o tecnologo “nato digitale” [detto anche “geek”] Segnano il tempo con due file di lumini o spie.
La superiore mostra l’ora e ne ha 4 che, a partire da sinistra corrispondono ai valori 8 4 2 1. Segnano dunque le ore da 0 a 12 con le configurazioni seguenti – ove la spia accesa è indicata con 1, spenta con 0
0 0 0 0 0
1 0 0 0 1
2 0 0 1 0
3 0 0 1 1
4 0 1 0 0
5 0 1 0 1
6 0 1 1 0
7 0 1 1 1
8 1 0 0 0
9 1 0 0 1
10 1 0 1 0
11 1 0 1 1
12 1 1 0 0
La fila inferiore di spie mostra i minuti e ne ha 6 che corrispondono partendo da sinistra ai valori: 32 16 8 4 2 1. Se sono tutte spente indicano il minuto zero. Indicano il minuto 59 con la configurazione: 1 1 1 0 1 1 [32 + 16 + 8 + 2 +1]. Per utilizzarlo è ovviamente necessario imparare a leggere i numeri in base 2 e a tradurli in base 10. Se leggiamo l’ora e il display mostra;
1 0 0 1
1 0 1 1 0 1
Sarà normale che mormoriamo “nove – quarantacinque” e che diciamo a chi ci ha chiesto l’ora:
“Sono le nove e tre quarti,”
La figura che segue mostra un esemplare di orologio binario prodotto nel 2002 da Philippe Stern e Florian Schatz a Kiel (Germania), che pesa 128 grammi ed è garantito impermeabile fino alla profondità di 10 metri.
Si chiama “The one men binary time” e costa circa 140 Euro. I fabbricanti promettono di versare una commissione del 16% a chi procuri nuovi clienti. Vendono anche giochi elettronici, gadget ornamentali e T-shirt la scritta:
get Digital
FAIR GEEKWEAR
che dovrebbe convincere chi la legge a pensare digitale non solo per leggere quegli orologi, ma anche in altri contesti.
Sembra improbabile che questo modo di segnare l’ora incontri il favore del pubblico. Ho raccontato la storia al Prof. Raffaele Esposito, esperto in teoria dell’informazione che mi ha risposto:
“L’oggetto appartiene alla categoria NNF cioè No Need Felt – “Non se ne sente il bisogno.”