IL SOL DELL’AVVENIRE (Recensione di Catello Masullo)
(sinossi e credits da cinematografo.it )
IL SOL DELL’AVVENIRE
ITALIA – FRANCIA 2023
Sinossi: Giovanni è un regista, Paola una produttrice. Giovanni gira un film ambientato nel 1956, scrive un film da Il nuotatore di Cheever e immagina un film con tante canzoni italiane.
Regia: Nanni Moretti
Attori: Nanni Moretti, Margherita Buy, Barbora Bobulova, Mathieu Amalric, Benjamin Stender, Jerzy Stuhr, Elena Lietti, Blu Yoshimi, Flavio Furno, Beniamino Marcone, Francesco Brandi, Francesco Rossini, Rosario Lisma, Laura Nardi, Zsolt Anger, Teco Celio, Valentina Romani
Sceneggiatura: Francesca Marciano, Nanni Moretti, Valia Santella, Federica Pontremoli
Fotografia: Michele D’Attanasio
Musiche: Franco Piersanti
Montaggio: Clelio Benevento
Scenografia: Alessandro Vannucci
Durata: 95′
Colore: C
Genere: COMMEDIA – DRAMMATICO
Produzione: NANNI MORETTI E DOMENICO PROCACCI PER FANDANGO, RAI CINEMA, SACHER FILM, LE PACTE
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
Data uscita: 2023-04-20
RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: All’indomani della presentazione al Festival di Cannes, dove è da sempre adorato, uno dei maggiori quotidiani d’oltralpe esultante titolava, più o meno, abbiamo di nuovo il nostro amato vecchio Moretti. Perché, dopo il precedente “Tre Piani” (il primo, ed immagino l’unico, non su suo soggetto originale), molti “morettiani” erano rimasti delusi. Per la “perdita” dello stile, della ironia, del modo di raccontare tipico del “Moretti touch”. Grande tripudio del suo “ritorno”, quindi. Credo che i cugini francesi non abbiano però apprezzato appieno lo stile (neo)morettiano di questo ultimo “Il Sol dell’Avvenire”. Se è infatti vero che Moretti abbandona la cupezza senza sorriso di “Tre Piani”, è anche vero che questo ultimo Moretti è vecchio e anche nuovissimo allo stesso tempo. Mai stato così libero il suo cinema come in questo. Si prende gioco di tutti. A cominciare, certamente, di sé stesso (la autoironia sulla maniacale avversione ai “sabot”, e ancora di più, nel tenere in ostaggio per una intera notte la troupe dell’action movie che sta girando la moglie produttrice, Margherita Buy, sono da antologia). Ma si prende gioco anche del suo pubblico, dei morettiani duri e puri, tra i quali i francesi, che avevano invocato a gran voce il ritorno al Moretti di una volta, per essere confortati delle proprie certezze. Perché questo è un nuovo Moretti, ancora una volta più veloce, più avanti del suo stesso pubblico (nel film a Jerzy Stuhr, che gli chiede “Lei non ci pensa al pubblico mentre fa un film, vero?”, risponde, sibillino e ironico: “No, non ci penso. Dico che non ci penso, ma non so se è vero…”). Si prende gioco, in modo sublime e inarrivabile, delle grandi nemiche del cinema in sala, le piattaforme (mi sarebbe piaciuto vedere le facce degli spettatori francesi, che osteggiano le piattaforme molto più di noi, alla scena in cui “asfalta” i due dirigenti di Netflix…). E si prende gioco perfino della storia, con la geniale trovata ucronica che la ribalta (“La storia non si fa con i se, e chi lo ha detto? Io la storia la voglio fare proprio con i se!”, dice, programmaticamente, lo stesso Moretti a Silvio Orlando nel film). E si prende gioco anche del cinema nel cinema, che guarda il cinema mentre si fa, che fa espliciti rimandi ad altro cinema (meravigliosa la intemerata sui tentativi di improvvisazione di Barbora Bobulova, citando Cassavetes). In definitiva un Moretti libero, innovativo e geniale, perfino onirico (si prende il lusso di celiare la scena finale de “La Dolce Vita”, con Marcello Mastroianni e Valeria Ciangottini). Da non perdere.
Curiosità: la scena in cui, in una platea cinematografica, Moretti appare dietro due ragazzi innamorati, è stata girata nel cinema “Delle Provincie” a Roma. Una scena di pochi secondi, che ha impegnato la sala dalle 7 di mattina a notte fonda, come spesso accade al perfezionista Moretti, con Tonino Errico, il mitico direttore dello storico cinema parrocchiale nei pressi di Piazza Bologna, tra il disperato ed il raggiante…
Valutazione sintetica: 8.5