IO VIVO ALTROVE! (Recensione di Catello Masullo)
IO VIVO ALTROVE!
Italia, Slovenia 2023
Sinossi: Biasutti e Perbellini hanno lo stesso nome, Fausto, e odiano entrambi la vita nella grande città. I due Fausto si conoscono per caso durante una gita per fotoamatori, diventano amici e iniziano a coltivare il sogno di andare a vivere in campagna, mantenendosi con il frutto delle proprie fatiche. Quando Biasutti eredita la vecchia casa della nonna a Valvana, sulle colline del nord est, il sogno può finalmente realizzarsi: l’accoglienza in paese, però, si dimostra meno calorosa del previsto.
SCHEDA FILM
Regia: Giuseppe Battiston
Attori: Giuseppe Battiston – Fausto Biasutti, Rolando Ravello – Fausto Perbellini, Diane Fleri, Maurizio Fanìn, Roberto Citran, Teco Celio
Soggetto: Gustave Flaubert
Sceneggiatura: Marco Pettenello, Giuseppe Battiston
Fotografia: Duccio Cimatti
Musiche: Pasquale Catalano
Montaggio: Giuseppe Trepiccione
Durata: 104′
Colore: C
Genere: Commedia
Tratto da: Bouvard e Pécuchet romanzo di Gustave Flaubert
Produzione: ROSAMUNT, MINIMUM FAX ITALIA, TUCKER FILM CON RAI CINEMA E IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO DELLA CULTURA
Distribuzione: ADLER ENTERTAINMENT
Data uscita: 2023-01-19
Recensione di Catello Masullo: Film di esordio alla regia dello straordinario attore Giuseppe Battiston, co-protagonista anche davanti alla macchina da presa con l’amico di lunga data Rolando Ravello. Liberamente (molto liberamente) ispirato “Bouvard e Pécuchet”, romanzo di Gustave Flaubert. Dal quale si discosta non poco, soprattutto nello sguardo. Mentre lo sguardo di Flaubert è molto giudicante, quello di Battiston è invece raccontante. Flaubert disapprova, quasi odia i suoi protagonisti, Battiston, invece, li comprende, vuole loro bene. Flaubert è negativo, laddove Battiston è positivo: pur passando di fallimento in fallimento, i suoi due antieroi sono in fondo un emblema dello spirito positivo, della ricerca della felicità attraverso una bella amicizia. Battiston fa centro e costruisce, con la complicità di Marco Pettenello in scrittura, una commedia tragi-comica, ammantata di fiaba, totalmente riuscita. Con uno stuolo di straordinari attori di provenienza teatrale, ai quali il regista ha lasciato ampia libertà di plasmare i dialoghi e la fisicità dei rispettivi personaggi. Particolarmente azzeccato il ritorno alla recitazione di Rolando Ravello che aveva deciso di dedicarsi solo alla regia. Un ruolo del tutto importante riveste nel film la fotografia. Intesa come oggetto materico, di carta, che resta nel tempo, ed invecchia con te, lontano anni luce dalla caducità delle immagini digitali che si dissolvono nelle memorie dei telefonini e dei tablets, con una obsolescenza ancora più rapida di quella dei supporti che le contengono. Sono bellissime e sono state fatte tutte da Emilia Mazzacurati, che Battiston aveva incontrato sul set di “La Sedia della Felicità”, ultimo film girato dal padre di lei, l’indimenticabile Carlo Mazzacurati. Da non perdere.
Curiosità, ho chiesto al regista: “Giuseppe, nei piani sequenza del ballo tra Diane Fleri e Rolando Ravello, alla musica dal Jukebox con la canzone di Silvie Vartan, e quello del sotto-finestra della casa della Fleri con i bambini che giocavano, non entri con la macchina nella scena, come se volessi mantenere la giusta distanza, uno stile alla Mazzacurati, con il quale hai fatto tre film, ne hai colto ispirazione? Ti ha influenzato nello stile di regia? E poi, come hai scelto Rolando Ravello, è stato anche come risarcimento/scambio, dato che lui ti ha diretto in un film come attore?”. Questa la risposta di Giuseppe Battiston: “Sulla influenza di Mazzacurati, certamente si. Per la scelta del co-protagonista non parlerei di cortesia. Rolando lo conosco molto bene. So che da diverso tempo ha deciso di non fare più l’attore. Certe cose che gli avevo visto fare mi avevano colpito molto, personaggio non convenzionale. Gli ho parlato con molta serenità. Ero attrezzato ad un rifiuto. Si è fatto coinvolgere di buon grado. È un peccato che abbia deciso di non recitare più. La regia è stata molto entusiasmante. Il lavoro interessante è stato dopo. Durante le riprese avevo sottovalutato. C’era tantissimo lavoro da fare. Avevo fatto un lavoro molto profondo di preparazione con tutti gli attori. avevo dalla mia il conforto di aver scritto la storia e di sapere cosa volevo raccontare. Ma non potevo dedicarmi ad ogni cosa con la precisione che meritava”.
Valutazione sintetica: 7.5