LA QUATTORDICESIMA DOMENICA (Recensione di Catello Masullo)

LA QUATTORDICESIMA DOMENICA (Recensione di Catello Masullo)

 

LA QUATTORDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

ITALIA 2023

Sinossi: Bologna, anni 70. Marzio, Samuele e Sandra sono giovanissimi e ognuno ha un suo sogno da realizzare. La musica, la moda, o forse la carriera. I due ragazzi, amici per la pelle, fondano il gruppo musicale I Leggenda e sognano il successo. Sandra è un fiore di bellezza e aspira a diventare indossatrice. Qualche anno dopo, nella quattordicesima domenica del tempo ordinario, Marzio sposa Sandra mentre Samuele suona l’organo. Quella ‘quattordicesima domenica’ diventa il titolo di una loro canzone, la sola da loro incisa, la sola ad essere diffusa da qualche radio locale. Poi un giorno di quei meravigliosi anni novanta in cui tutto sembra loro possibile, si appalesa all’improvviso la burrasca, un vento contrario e ostile che tutto spazza via. Li ritroviamo 35 anni dopo. Cosa è stato delle loro vite, dei loro rapporti? Ma soprattutto cosa ne è stato dei loro sogni?

Regia: Pupi Avati

Attori: Gabriele LaviaEdwige FenechMassimo LopezLodo GuenziGreg BaldiGreg BaldiCesare BocciJacopo Rampini

Fotografia: Cesare Bastelli

Colore: C

Produzione: Antonio Avati, Santo Versace, Gianluca Curti per Duea Film, Minerva Pictures con Vision Distribution in collaborazione con Sky

Distribuzione: VISION DISTRIBUTION

Data uscita: 2023-05-04

 

Recensione di Catello Masullo: Pupi Avati, 84 anni, 66 film da sceneggiatore, 57 da regista, 27 premi e 55 nomination, è un maestro indiscusso del nostro cinema. I suoi film si riconoscono anche da un fotogramma, per l’inconfondibile “Avati touch”. I ricordi dell’infanzia e della gioventù sono una costante. La sua specialità, sublime. Straordinarie le atmosfere crepuscolari del declino artistico di Marzio, che canta sempre la stessa canzone, in modo sempre più patetico. Condite dalla sempre più patetica gelosia patologica ed avvelenata. Un film deliziosamente nostalgico. Impreziosito da interpretazioni di livello elevatissimo, e da musiche di grande professionalità ed ispirazione. Come sempre grande classe di regia, intuizioni felici, ironie superlative. Avati attinge a piene mani nella autobiografia, con chiari riferimenti alle sue nozze, celebrate il 24 giugno del 1964, ed un grande ed appassionato omaggio alla sua fedele ed amata consorte. Si respira una grande aria di cinema. Di cinema-cinema, quello di una volta, e di quello dei migliori.

Da non perdere

Curiosità: in occasione della presentazione alla stampa specializzata, ho chiesto: “vorrei chiamare in causa i compositori delle musiche. Come avete lavorato con Avati, che è stato un musicista, lui dice fallito, ma pur sempre musicista? è molto esigente? Quante musiche vi ha bocciato? Cosa vi ha chiesto?”. Queste le risposte dei musicisti.

 

Lucio Gregoretti: è il quinto film che ho il piacere di fare con Pupi. Sono arrivato in un secondo momento. È nato con la bellissima canzone di Cammariere con il testo di Pupi. Poi sono arrivato per gli arrangiamenti ed altre musiche. Con Pupi accade spesso che delle musiche vengano bocciate. Io ho fatto 5 film, Pupi ne ha fatti 50. C’è una routine, nasce intorno ad una canzone.

 

Sergio Cammariere: qualche anno fa ho dichiarato su un quotidiano che mi sarebbe piaciuto moltissimo lavorare con un grande regista come Pupi Avati. Dopo questa dichiarazione ci siamo incontrati per caso con Pupi in via Margutta e lui aveva letto l’articolo. È cominciato un rapporto. La nascita di questa canzone. Cercavamo entrambi qualcosa di struggente, rievocativo. Il testo lo ha scritto Pupi, abbiamo cominciato da lui. Con un endecasillabo che per i compositori sono di grande ispirazione. Ci siamo dannati tantissimo fino a quando non siamo arrivati alla struttura. Ho fatto parecchie colonne sonore. Ma questa la considero la più importante. Ringrazio Pupi per aver avuto questa possibilità.

 

Valutazione sintetica: 7.5/8