Dopo la partecipazione al Social World Film Festival, all’Ischia Global Festival e al RomAfrica Film Festival, Miss Agata, il corto scritto, co-diretto e interpretato da Anna Elena Pepe, che vede nel cast anche Andrea Bosca, Chiara Sani e Yahya Ceesay andrà al Reggio Calabria Film Festival (di cui è Direttore Generale Michele Geria e Direttore Artistico Mimmo Calopresti) giovedì 3 agosto alle ore 21.30. Seguirà un interessante Focus sul tema della violenza e sui femminicidi alla presenza dell’Avv. Emma Staine, Assessore Regione Calabria Politiche Sociali e trasporti e dell’Avv. Giovanna Suriano.
Co-diretto da Sebastian Maulucci, scritto dalla Pepe con Nicola Salerno e prodotto da Ladybug Crossmedia (Italia) e Tabit Films (Inghilterra) in una co-produzione italo-inglese, Miss Agata è una comedy drama, che con l’incedere narrativo diventa man mano sempre più dark.
Il film, infatti, racconta la storia di Agata (Anna Elena Pepe), una donna di poco più di trent’anni dall’apparenza un po’ maldestra e buffa ma che invece nasconde un passato difficile. Alex (Andrea Bosca), infatti, l’ex fidanzato violento, continua a tormentarla nella totale indifferenza delle istituzioni, costringendola a cambiare città per sfuggirgli. Agata nel suo cammino incontra Nabil (Yahya Ceesay), un richiedente asilo gambiano, un possibile principe azzurro che lei non è pronta a vedere nella luce giusta..
Utilizzando gli espedienti narrativi e stilistici tipici del black humor inglese, l’autrice affronta il difficile e sempre più attuale tema della violenza sulle donne, affrontandolo però da un punto di vista singolare. Miss Agata è la storia di una “vittima imperfetta” che non è più capace di vedere la realtà e agire in modo lucido.
DICHIARAZIONI DI ANNA ELENA PEPE:
“Sono veramente molto felice che il Reggio Calabria Film Fest abbia scelto il mio cortometraggio per aprire un dibattito sulla violenza di genere. In Miss Agata si parla infatti del trauma che la vittima può sviluppare dopo la violenza. Una vera e propria sindrome da stress post traumatico simile a quella dei reduci di guerra. Generalmente se ne parla poco perché non fa notizia se una donna non riesce a ricostruirsi una vita normale, se non riesce ad avere una carriera o una nuova storia d’amore. È importante invece creare consapevolezza sull’argomento in modo da poter supportare le vittime in modo appropriato nel percorso di uscita dall’evento traumatico ripetuto, che ‘e molto complicato”.