Non Credo in Niente (Recensione di Catello Masullo)

Non Credo in Niente (Recensione di Catello Masullo)

(sinossi e credits da cinematografo.it )

NON CREDO IN NIENTE

ITALIA 2023

Sinossi: Un viaggio notturno sui binari paralleli delle vite di quattro ragazzi, sullo sfondo di una Roma deteriorata, tanto quanto le loro certezze. È solo l’abitudine, come quella di una sosta al paninaro notturno, a rendere dolce il veleno. I protagonisti tenteranno di affrontare le proprie fragilità, assediati da una costante insicurezza esistenziale. Bisogna crederci, sì… ma in cosa?

SCHEDA FILM

Regia: Alessandro Marzullo

Attori: Gabriel Montesi – Meccanico, Demetra Bellina – Numero 4, Lorenzo Lazzarini – Paninaro, Giuseppe Cristiano – Centocelle, Renata Malinconico – Cara, Mario Russo (III) – Jonio, Antonio Orlando – Receptionist, Jun Ichikawa – Hostess

Sceneggiatura: Alessandro Marzullo

Fotografia: Kacper Zibça

Musiche: Riccardo Amorese

Montaggio: Francesca Addonizio

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: LORENZO LAZZARINI, LORENZO GIOVENGA, VALENTINA SIGNORELLI PER DAITONA IN COLLABORAZIONE CON FLICKMATES, ALESSANDRO MARZULLO, NICHOLAS FIORENTINO, GIULIO ROSSI, GIANCARLO CROCETTI, MARTINA CAVAZZANA

Distribuzione: DAITONA, FLICKMATES

Data uscita: 2023-09-28

 

IN  CONCORSO  AL 25° FESTIVAL “INVENTA UN FILM” LENOLA 2023

Recensione di Catello Masullo: Una citazione di Zygmunt Bauman, posta ad esergo iniziale, recita: “Nella nostra epoca il mondo intorno a noi è tagliuzzato in frammenti scarsamente coordinati, mentre le nostre vite individuali sono frammentate in una successione di episodi mal collegati tra loro”. Non si tratta solo di una citazione programmatica, ma sembra la rappresentazione icastica del film. Mi fa tornare alla mente un poemetto elegiaco del tredicesimo secolo di Riccardo da Venosa, “De Paulino et Polla”, in cui si legge “conveniunt rebus nomina saepe suis” (spesso i nomi si addicono alle cose cui appartengono)… Il film è effettivamente molto frammentato. Visivamente ambizioso ed audace, spesso ai confini dell’estetizzante, anche nel sonoro. Smarrisce a tratti, per questo, la attenzione dello spettatore. La innecessaria sovrabbondanza di virtuosismi richiama parimenti il celeberrimo aforisma che Gioacchino Rossini rivolse ad un giovane compositore: “C’è del bello e c’è del nuovo. Ma ciò che è bello non è nuovo e ciò che è nuovo non è bello.”. Non “salvano” il film interpretazioni impegnate, né i due fil-rouge che tentano una impossibile ricucitura dei tanti frammenti, quello del paninaro e quello del meccanico, che si risolvono i due macchiette in libera uscita, pur con note divertenti.     

 

Valutazione sintetica: 6.5/7