Il caso e il fato secondo Woody Allen
Di Armando Lostaglio
Si può raccontare la nostra esistenza con leggerezza e matura
consapevolezza? la nostra vita assomiglia al “Coup de chance”
dell’ottantasettenne Woody Allen, che torna a Parigi per dirigere il suo
primo film non parlato in inglese: la sua città elettiva si rivela una
gradevole digressione sui temi cari al regista newyorchese, a partire
dal ruolo che svolge il caso, è non di meno la cultura evoluta nella
vita degli esseri umani.
L’ultimo film (forse davvero l’ultimo come ha lui stesso annunciato)
del genio newyorchese, narra certo del fato nelle nostre vite talvolta
sbandate e mai paghe. La storia apparirebbe addirittura scontata se non
ci fosse il tocco di Allen. È quella di Fanny e Jean, che sembrano la
coppia di sposi ideale: sono entrambi realizzati professionalmente,
vivono in un meraviglioso appartamento in un quartiere esclusivo di
Parigi, e sembrano innamorati come la prima volta che si sono
incontrati. Ma quando Fanny s’imbatte accidentalmente in Alain, un ex
compagno di liceo, perde la testa. Non passa molto tempo prima che i due
decidano di rivedersi, e più continua questa frequentazione più i due ex
compagni diventano intimi.
Il colpo di scena o di classe del finale racchiude in poche sequenze la
poetica di questo autore, amato odiato contestato ma che ancora sa
narrare la vita e il fato che la governa, come pochi al mondo…
Ci sovviene Nietzsche:
“Bisogna avere il caos dentro di sé per generare una stella danzante”.