IL RITORNO DI MACISTE recensione di Catello Masullo
Sinossi: La storia di Bartolomeo Pagano è intreccio di diversi racconti. Storia del primo cinema muto italiano, quello che con Pastrone inventa nuove tecniche e nuovi linguaggi. È storia di un’Italia che scopre la nascita della grande industria e permette l’affermarsi della prima “dittatura di massa”. È storia di “un uomo qualunque”, che viene strappato al pesante lavoro del porto e diviene simbolo della forza al servizio della giustizia sociale.
Per raccontare tutto ciò, si è scelto di ibridare il linguaggio del documentario con quello della finzione. Richiamare sulla scena Maciste, farlo venir fuori dal film Cabiria, per fargli capire chi sia e dove si trovi attraverso un cicerone, collocherà la sua vita nell’oggi. Passato e presente sono intrecciati grazie alle immagini dei film della serie di Maciste e a quelle prese degli archivi. Riscopriamo il cinema muto, oggi, per raccontare, grazie a scene di film muti girati con il linguaggio degli anni di Pastrone, scene della vita di Pagano. La sua storia, quella di un camallo di Genova che dall’oggi al domani viene proiettato su di una platea internazionale, diventando il primo supereroe italiano, diventa occasione per riflettere sul cinema delle origini, per riportare alla luce quel periodo in cui il cinema italiano è stato leader nel mondo. (Maurizio Sciarra)
REGIA: Maurizio Sciarra
NAZIONE: Italia
ANNO: 2023
DURATA: 79′
CAST: Giuseppe Abbagnale, Steve Della Casa
Recensione di Catello Masullo: Si imparano più cose nei 79 minuti de “Il Ritorno di Maciste” che in un intero corso di cinema. Un documento di basilare importanza questo del valente documentarista Maurizio Sciarra. Apprendiamo che il nome Maciste fu inventato dal vate Gabriele D’Annunzio, che, per la cifra di 50.000 lire, una vera fortuna per il 1914, accettò (a malincuore) di creare un contesto storico per il terzo secolo a.C. e le didascalie del colossal “Cabiria” di Pastrone (definendo il telo bianco del cinema come “il luogo dell’opera d’arte totale”). Il film più lungo e ambizioso mai girato fino ad allora. Un successo planetario, che ha cambiato la storia del cinema, con la invenzione della tecnica di ripresa rivoluzionaria del carrello. Apprendiamo che le pose di “Maciste Imperatore” (uno dei 31 film girati in 10 anni dal fenomeno Bartolomeo Pagano, pescato tra i Camalli di Genova) ispirarono quelle di Benito Mussolini. Apprendiamo che il cinema muto era tutt’altro che improvvisazione, ma attenta e precisa preparazione (da antologia le sequenze affiancate dell’edizione finale di Cabiria, con quelle del “tournage” (scene tagliate) e del backstage, solo di recente scoperte). E apprendiamo tante altre cose. E ammiriamo la raffinata tecnica registica e pregevoli effetti visivi. E ammiriamo la straordinaria presenza scenica del mitico pluricampione olimpico di Castellammare di Stabia, Giuseppe Abbagnale, il quale, dopo un lungo corteggiamento al limite dello stalking, ha accettato la parte con una unica condizione: ”non farò cose che non so fare”. In un’epoca in cui tutti vogliono fare quello che non sanno fare è una straordinaria lezione. Da non perdere.
Valutazione Sintetica: 8