LA CHIMERA, (Recensione di Catello Masullo)

  • LA CHIMERA, (Recensione di Catello Masullo)

(credits e sinossi da cinematografo.it)

 

 

 

  • LA CHIMERA

ITALIA, SVIZZERA, FRANCIA 2023

Sinossi: Ognuno insegue la sua chimera, senza mai riuscire ad afferrarla. Per alcuni è il sogno del guadagno facile, per altri la ricerca di un amore ideale… Di ritorno in una piccola città sul mar Tirreno, Arthur ritrova la sua sciagurata banda di tombaroli, ladri di corredi etruschi e di meraviglie archeologiche. Arthur ha un dono che mette al servizio della banda: sente il vuoto. Il vuoto della terra nella quale si trovano le vestigia di un mondo passato. Lo stesso vuoto che ha lasciato in lui il ricordo del suo amore perduto, Beniamina. In un viaggio avventuroso tra vivi e morti, tra boschi e città, tra feste e solitudini, si svolgono i destini intrecciati di questi personaggi, tutti alla ricerca della Chimera.

Regia: Alice Rohrwacher

Attori: Josh O’Connor – Arthur, Carol Duarte – Italia, Alba RohrwacherIsabella Rossellini – Flora, Vincenzo Nemolato – Pirro, Lou Roy-Lecollinet – Melodie, Yile Vianello – Beniamina, Barbara Chiesa – Nella

Sceneggiatura: Alice Rohrwacher

Fotografia: Hélène Louvart

Montaggio: Nelly Quettier

Scenografia: Emita Frigato

Costumi: Loredana Buscemi

Durata: 134

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: CARLO CRESTO-DINA PER TEMPESTA, AMKA FILMS PRODUCTIONS, AD VITAM, ARTE, RAI CINEMA, CANAL PLUS, CINÉ PLUS, RSI/SSR SRG

Distribuzione: 01 DISTRIBUTION

TRAILER

NOTE

– REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DI CNC CINÉMA DU MONDE, SWISS FEDERAL OFFICE OF CULTURE. – SELEZIONATO PER IL CONCORSO INTERNAZIONALE DELLA SELEZIONE UFFICIALE AL 76ESIMO FESTIVAL DI CANNES. – CO-PRODOTTURI: ALEXANDRA HENOCHSBERG, PIERRE-FRANÇOIS PIET, GREGORY GAJOS MICHELA PINI, AMEL SOUDANI, OLGA LAMONTANARA.

– XVIII FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2023) SEZIONE BEST OF 2023

Recensione di Catello Masullo: Alice Rohrwacher è uno dei nostri talenti registici giovani maggiormente riconosciuti a livello mondiale. La sua libertà di linguaggio fuori degli schemi rende riconoscibili ed apprezzati i suoi film. La cifra stilistica che meglio la contraddistingue potrebbe essere l’incanto. E, naturalmente la poesia, la cinefilia, sempre presente, a piene mani. La sua ricerca avanza e matura film dopo film, verso una consapevolezza sempre più definita. Non sempre la ricerca porta a risultati equilibrati, specie quando l’asticella è posta molto in alto, ma è un rischio che vale la pena di correre, per garantirsi la originalità e la qualità della proposta.

Curiosità, ho chiesto alla regista: “Alice, sul linguaggio cinematografico, perché l’omaggio alle comiche del muto? Ci dici in quali borghi della Tuscia viterbese hai girato e che ruolo hanno avuto nel racconto?”. Questa la risposta di Alice Rohrwacher: “il film è in qualche modo sulla archeologia, anche sulla parte più scura, sui predatori dell’archeologia. Un riferimento è stato il bel libro di Fabio Isman, pietra miliare, “I predatori dell’archeologia perduta”. Lavorando sull’archeologia, ci volevo mettere liberamente anche quella del nostro strumento comunicativo, del cinema. Sia i supporti dal 16 mm al super 16 mmm ai 35 mm, che hanno espresso il cinema delle origini. Più che alle comiche il riferimento è a Buster Keaton. Ma anche Bud Spencer e Terence Hill. Credo che la libertà risplenda e dia luce al film. Accedendo a fonti che hanno dato nutrimento alla mia memoria. I borghi e i personaggi che lo abitano: “sono i morti che danno la vita” è una frase che mi ha segnato, che ho sentito in quei luoghi. L’avvento del materialismo. Un film incantato sul disincanto. Abbiamo deciso che non c’era più niente di sacro, in modo feroce, ma anche burlesco. Quella terra era giusta per raccontare la dissacrazione”.

 

Valutazione sintetica: 7/7.5