LA PASSION DE DODIN BOUFFANT, recensione di Catello Masullo
(credits e sinossi da cinematografo.it , wikipedia )
LA PASSION DE DODIN BOUFFANT
FRANCIA 2023
Sinossi: Francia, XIX secolo. Da più di vent’anni Eugénie è una stimata cuoca, socia e collega del celebre gastronomo Dodin Bouffant. A forza di passare del tempo insieme in cucina, tra i due nasce un sentimento innegabile. Ma Eugénie, per mantenere la sua libertà, si è sempre rifiutata di sposare il suo Dodin.
Regia: Tran Anh Hung
Attori:
- Juliette Binoche: Eugénie
- Benoît Magimel: Dodin Bouffant
- Emmanuel Salinger: Rabaz
- Patrick d’Assumçao: Grimaud
- Galatea Bellugi: Violette
- Jan Hammenecker: Magot
- Frédéric Fisbach: Beaubois
- Bonnie Chagneau-Ravoire: Pauline
- Jean-Marc Roulot: Augustin
- Yannik Landrein: padre di Pauline
- Sarah Adler: madre di Pauline
Sceneggiatura: Tran Anh Hung
Fotografia: Jonathan Ricquebourg
Colore: C
Genere: Drammatico
Distribuzione: LUCKY RED
Recensione di Catello Masullo: L’ antropologo Richard W. Wrangham ha osservato che solo quando, in epoca preistorica, l’atto del cibarsi non fu più legato alla semplice sopravvivenza, ma acquisì la capacità di trasformarlo in piacere e cultura, l’uomo diventò davvero “uomo”. Me lo ha fatto venire in mente una delle tante significative e belle battute di questo film, pronunciata da uno degli amici e frequentatori abituali della tavola di Dodin Bouffant, noto all’epoca come il “Napoleone” degli Chef : “il vino è l’unica cosa che fa bere l’uomo anche quando non ha sete”. “La passion de Dodin Bouffant” è uno dei film più “gourmand” della storia del cinema (Migliore Regia a Cannes, Miglior Film a San Sebastiàn. Premio del Pubblico a Milla Valley). Le scene di preparazione di cibi celestiali sono coreografate come balletti d’opera, con gesti preparati nei minimi dettagli e quelle di degustazione fanno arrivare sapori e sentori attraverso lo schermo come per pressione osmotica. La cura dei particolari è maniacale, perfino quella dei suoni, come il pipiare della pipa o i sospiri e gli ansimi del protagonista durante lo sforzo creativo. La chimica tra i monumentali Juliette Binoche e Benoît Magimel è patente (non a caso hanno vissuto assieme in coppia per anni ed hanno una figlia in comune). Magistrale, sensoriale, imperdibile.
Curiosità, ho chiesto all’attrice protagonista: “Juliette sei sempre molto presente in modo attivo nel film. Ma c’è una scena che è passiva, quando Benoît Magimel ti serve una cena fatta esclusivamente per te, preparata con grande amore, per la persona che ama. È una scena di solo tuo piano di ascolto, senza parole, in cui reciti con gli occhi e con il corpo. Come l’hai preparata? E poi, hai discusso con il regista del momento in cui scompari dal film e che mi sembra faccia mancare un po’ di luce al film stesso?”. Questa la risposta di Juliette Binoche: “non volevamo che gli stereotipi prevaricassero il piacere del cibo. Siamo stati aiutati da uno chef con i gesti giusti. Assaggiando. Abbiamo avuto il piacere di assaggiarli davvero. Quando Benoit arrivava con i veri piatti e i veri dessert ero furibonda. Non riuscivo a ricreare la sorpresa davanti a quel dessert. Ed allora ho dovuto recitarlo nuovamente. Ma sono rimasta delusa perché sapevo che c’era l’anello e penso di non saper recitare la sorpresa. Ma poi quando l’ho trovato sono stata sorpresa lo stesso. Come attori siamo sempre alla ricerca di qualcosa che ci passa aiutare. Circa la mia assenza, non posso rispondere. Sarebbe ingiusto. Le assenze e le presenze sono entrambe importanti. Bisogna aver fiducia nel regista e nella storia. E vedere come regge all’assenza”.
Valutazione Sintetica: 8