42a EDIZIONE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO: IL FILM DI LOUIS FEUILLADE VENDEMIAIRE
42a EDIZIONE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
A PORDENONE IL FILM DI LOUIS FEUILLADE VENDEMIAIRE, ALLEGORIA DEL VINO COME FONTE DI VITA
LE DOLOMITI NEL FILM DI ARNOLD FANCK LA MONTAGNA DEL DESTINO
L’ARTE DEI COSTUMI NEL CINEMA MUTO: LA CONFERENZA
DI BETH WERLING, INTRODOTTA DA DEBORAH NADOOLMAN LANDIS,
SUGLI ABITI DI SCENA DI MARY PICKFORD
Il programma di giovedì 12 ottobre
Giovedì 12 ottobre è la giornata di Louis Feuillade, con un titolo quasi dimenticato della sua sterminata produzione ventennale di oltre 800 tra corti e mediometraggi (di cui due terzi oggi perduti): Vendemiaire (FR 1919), in programma al Teatro Verdi alle 14.30. Feuillade fu l’inventore del feuilleton e del serial cinematografico con Fantômas e Les Vampires che ebbero un fenomenale successo e l’incondizionato favore dei surrealisti. Vendemiaire rappresenta una parentesi rispetto alla produzione dei serial ed è per il regista una sorta di ritorno a casa in quella regione vinicola della Linguadoca che aveva lasciato alla morte dei genitori, produttori di vino, per andare a vivere a Parigi. La storia del film si svolge nella fase finale della prima guerra mondiale con protagonista un ufficiale diventato cieco in seguito a una ferita di guerra che accoglie nella sua tenuta altri rifugiati in cambio di un aiuto per la vendemmia. Vendemiaire è un’evidente allegoria del vino come fonte di vita ma rimanda a un periodo di privazioni e lutti ancora troppo vicino perché la gente avesse la voglia di vedere una storia ambientata in quei tempi di guerra. Il film fu quindi un clamoroso fiasco e finì nel dimenticatoio: rivederlo oggi significa ridargli il giusto valore che fa di Vendemiaire il più bel film sulla viticoltura, di precisione quasi etnografica, e un grande poema bucolico.
Dalla campagna francese alle montagne delle Dolomiti con il film, Der Berg des Schicksals (La montagna del destino, DE 1924) di Arnold Fanck, appassionato di sci e alpinismo con la passione della fotografia, qui al suo debutto nel lungometraggio di fiction. Fanck si occupò di tutto, produzione, regia, sceneggiatura, montaggio, e per le parti principali reclutò il campione olimpico di sci Hannes Schneider e l’alpinista professionista Luis Trenker che diventerà a sua volta celebre regista di film di montagna. Il restauro del film si è basato sulle due ultime copie esistenti in Germania: una era appartenuta al Gosfilmofond di Mosca e l’altra faceva parte della collezione di Leni Riefenstahl.
Grande spazio alla comicità con le strane coppie del programma sullo slapstick in cui spiccano i danesi Pat e Patachon, che alla fine degli anni ’20 erano il duo comico più popolare in Europa.
La serata, a partire dalle 21.00 al Teatro Verdi, prevede la replica di Poker Faces (US 1926) di Harry Pollard accompagnato dalla Zerorchestra con la musica composta da Juri Dal Dan, già presentato nella pre-apertura delle Giornate. Il film sarà anticipato da un omaggio a Max Linder e dal cortometraggio della sezione sulla Ruritania A Truthful Liar (US 1924), prodotto da Hal Roach con la regia di Hampton Del Ruth, con il divo del vaudeville Will Rogers.
Alle 17.30, sempre al Teatro Verdi avrà luogo la conferenza di Beth Werling, storica e curatrice di mostre, dal titolo “Mary Pickford in 26 costumes and 5 golden curls” [Mary Pickford in 26 abiti di scena e 5 riccioli d’oro]. A introdurla Deborah Nadoolman Landis, ideatrice di questa iniziativa giunta al secondo anno che intende mettere in risalto il ruolo fondamentale dei costumi nel cinema.
Pordenone, 11 ottobre 2023
Le Giornate del Cinema Muto – Ufficio stampa