THE HOLDOVERS – LEZIONI DI VITA recensione di Catello Masullo
(credits a sinossi da Cinematografo.it e AntonioGenna.net)
THE HOLDOVERS – LEZIONI DI VITA
The Holdovers
STATI UNITI 2023
Sinossi: A nessuno piace l’insegnante Paul Hunham, né ai suoi studenti, né ai suoi compagni di facoltà, né al preside, che trova la sua pomposità e rigidità esasperanti. Senza famiglia e senza un posto dove andare durante le vacanze di Natale del 1970, Paul rimane a scuola per supervisionare gli studenti impossibilitati a tornare a casa. Dopo pochi giorni, rimane solo uno studente: un quindicenne che crea problemi di nome Angus, un bravo studente il cui cattivo comportamento minaccia sempre di farlo espellere. Insieme a Paul e Angus c’è la capocuoca Mary, una donna afroamericana il cui figlio è stato recentemente trovato morto in Vietnam. Queste tre persone molto diverse tra loro formano un’improbabile famiglia natalizia. Il vero viaggio è come si aiutano a vicenda a capire che non sono legati al proprio passato: possono scegliere il proprio futuro.
Regia: Alexander Payne
Attori:
PERSONAGGI | INTERPRETI | DOPPIATORI |
PAUL HUNHAM | Paul Giamatti | FRANCO MANNELLA |
ANGUS TULLY | Dominic Sessa | EMANUELE RUZZA |
MARY LAMB | Da’Vine Joy Randolph | EVA PADOAN |
MISS LYDIA CRANE | Carrie Preston | FRANCESCA FIORENTINI |
TEDDY KOUNTZE | Brady Hepner | DANNY FRANCUCCI |
ALEX OLLERMAN | Ian Dolley | |
YE-JOON PARK | Jim Kaplan | |
JASON SMITH | Michael Provost | RICCARDO SUAREZ |
DOTT. HARDY WOODRIP | Andrew Garman | RICCARDO LOMBARDO |
DANNY | Naheem Garcia | |
THOMAS TULLY | Stephen Thorne | |
JUDY CLOTFELTER | Gillian Vigman | LAURA ROMANO |
STANLEY CLOTFELTER | Tate Donovan | |
ELISE | Darby Lily Lee-Stack |
Sceneggiatura: David Hemingson
Fotografia: Eigil Bryld
Musiche: Mark Orton
Montaggio: Kevin Tent
Durata: 133
Colore: C
Genere: COMMEDIA DRAMMATICO
Produzione: DAVID HEMINGSON, BILL BLOCK, MARK JOHNSON
Distribuzione: UNIVERSAL PICTURES
Data uscita: 2024-01-18
Recensione di Catello Masullo:
Alexander Payne è un raffinato e coltissimo sceneggiatore e regista USA, di origine greca (il suo vero cognome è Papadopoulos). Una carriera prestigiosa, densa di importanti riconoscimenti: nel 2000 viene candidato insieme a Jim Taylor all’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale per “Election” (1999, sua anche la regia). Nel 2003 ha vinto il Golden Globe per la sceneggiatura del film “A proposito di Schmidt” (candidato anche alla Palma d’oro al 55mo Festival di Cannes). Nel 2004 scrive e dirige “Sideways – In viaggio con Jack”, avventura on the road di due amici tra i vigneti della California che gli vale numerosi riconoscimenti, tra i quali il Golden Globe e l’Oscar per la miglior sceneggiatura. Nel 2012 ottiene il suo secondo Oscar per la sceneggiatura di “Paradiso amaro” (2011, da lui anche diretto e giudicato miglior film dalla giuria dei Golden Globes). L’anno successivo è in concorso al Festival di Cannes con “Nebraska”, che vale a Bruce Dern il premio per la miglior interpretazione maschile e che viene poi candidato a sei premi Oscar. Nel 2017 apre la 74ma edizione del Festival di Venezia con il film “Downsizing”. Parla uno splendido italiano, come ha dimostrato all’auditorium di Roma quando accettò l’invito agli incontri organizzati da Antonio Monda e dove ricevette in omaggio una speciale e preziosa bottiglia da collezione di vino Sassicaia, che veniva citato nel suo celebrato “Sideways – In viaggio con Jack”. Questo “The Holdovers – Lezioni di vita” è il suo miglior film di sempre. Raffinato e coltissimo, come il regista (si impara sempre qualcosa dai film di Payne: “Nella terza guerra punica, i romani assediarono Cartagine per 3 anni, alla fine i cartaginesi mangiavano sabbia e bevevano le loro urine, da qui il termine “punitivo”, dice Giamatti. Oppure: “La storia non è semplice studio del passato, ma è comprensione del presente” (Giamatti a Dominic Sessa). Ancora: “In ogni bambino c’è un artista, il problema è rimanere artisti anche da adulti. Lo ha detto Picasso” (Carrie Preston a Dominic Sessa). E, infine: “Come diceva Democrito, il mondo è mutamento, la vita è percezione” (Giamatti ad uno stupefatto Babbo Natale nel Capodanno 1971). Una storia che racconta l’incontro tra tre diverse infelicità, la cui reciproca e progressiva conoscenza finisce con il cambiare (far evolvere) ciascuno dei tre protagonisti. Una sorta di romanzo di formazione collettivo. Payne, originario del Nebraska, conosce bene la malinconia densa e sorda dei personaggi emarginati della profonda provincia americana, e se ne serve in maniera creativa. Ne conosce le frustrazioni e le umiliazioni, spesso nascoste da maschere dai comportamenti urticanti e antipatici, come si è abituato a fare da decenni il docente magistralmente interpretato da Paul Giamatti, sempre a suo agio con la direzione di Payne, e qui ai suoi vertici espressivi di sempre. Lo sguardo del regista è da entomologo, da anatomopatologo dei sentimenti. Scava con precisione, in profondità, descrivendo minuziosamente i caratteri, con semplici, minimi ma continui spostamenti del punto di vista. Mettendo alla berlina una America retriva e bacchettona, le cui regole assurde possono essere messe in crisi e scardinate da improvvisi ed inaspettati lampi di intensa umanità. In definitiva un film di altissima qualità cinematografica, in tutti i reparti, a partire dalle interpretazioni inarrivabili, di cui si sono accorti ai Golden Globe che gli hanno attribuiti i prestigiosi premi : Miglior attore in un film commedia o musicale a Paul Giamatti, e Migliore attrice non protagonista a Da’Vine Joy Randolph (era candidato anche al miglior film commedia o musicale). Speriamo se ne accorgano anche agli Oscar (dove sono già arrivate le pesanti candidature: al miglior film, al miglior attore a Paul Giamatti, alla miglior attrice non protagonista a Da’Vine Joy Randolph, alla migliore sceneggiatura originale a David Hemingson, al miglior montaggio a Kevin Tent).
Da Non perdere.
Curiosità: gli “holdovers” del titolo sono, dal significato letterale del termine, “quelli che sono trattenuti, che restano”.
Valutazione sintetica: 8.5