Past Lives eccellente opera prima di Celine Song
di Armando Lostaglio
E’ un gioiello di dolcezza Past Lives, opera prima della sudcoreana Celine Song. Visto al Cinema Lovaglio di Venosa, è un film di equilibrio estetico, di sentimentalismo: chi siamo, perché ci innamoriamo. Un’opera di esemplare scrittura e di profonde interpretazioni: eccellenti prove per Greta Lee, Teo Yoo e John Magaro. All’età di dodici anni, i due amici d’infanzia Nora e Hae Sung vengono separati dopo che la famiglia di Nora emigra dalla Corea del Sud. 24 anni dopo, si riuniscono – solo per pochi giorni – quando Hae Sung realizza il sogno di andare a trovare Nora a New York. Il film rimanda ai temi cari a Michelangelo Antonioni (L’avventura, 1960) e vagamente ispirato a Joyce (Gente di Dublino, 1987), portato sullo schermo da John Huston. L’incomprensione e l’incomunicabilità fanno parte della liturgia del mito. E tutto viene compensato da quello che comunemente chiamiamo amore. Temi orientali si fondono con quelli più nostri. “In questa vita, tu e Arthur avete gli ottomila strati di in-yun necessari per stare insieme” – dice Hae Sung a Nora. In-yun deriva dal buddismo, non si instaura tra i due coreani bensì tra un occidentale e una donna coreana. Ebbene, 12, 24, 36: sulle dozzine di anni si dipana questa storia di passioni e di rimpianti, di fantasie e di ambizioni che solo la realtà di coppia “relega” nel concetto di amore. Cosa vorrà dire questa immenso specchio d’acqua di contraddizioni nel quale ci riflettiamo, spinti dal desiderio? Sul sottile filo della conoscenza di sé, una donna e il suo amichetto di giochi e passioni adolescenziali si rincontrano nella terza dozzina di anni, dopo essersi cercati e aver comunicato via Skype, nella seconda. Filo interrotto, come crudelmente si interrompe la prima età, quella della adolescenza, nella quale i due si erano scambiati tenerezze. Poi lei emigrerà dalla città natia, Seoul. Sarà quindi in Canada con la sua famiglia, e la terza fase, quella determinante, si svolge a New York, quando lei tocca il sogno di essere un’affermata scrittrice (richiamo autobiografico della regista). È qui che la coppia si rivede, ma lei è già sposata, con Arthur, un collega. Tre destini si incontrano: sono seduti nel bar (è l’incipit del film); una voce fuori campo si chiede chi siano, se l’una sia amante dell’altro, il coreano o l’americano, e lei che è coreana ed americana insieme. Lo spettatore non lo sa; i dialoghi sono intensi (per gran parte in lingua coreana) sanno di amori confessati ed interrotti, mentre gli sguardi restano come lame a cesellare questa storia che apparirebbe espiata. C’è una bella amicizia anche fra i due uomini: il caso e il caos delle passioni li porterebbe quasi a competere, invece no. Lo sviluppo finale del film è uno struggente piano-sequenza, fra lacrime liberatorie e rimpianti inafferrabili. Rimane Nora la padrona del suo passato e del presente. I due maschi sono il corollario (infelice) di esistenze cercate e mai trovate. Past Lives, candidato agli Oscar, è un gioiello cinematografico come molti altri di questa stagione da incorniciare, passati tutti sul grande schermo del Cinema Lovaglio di Venosa, che continua a deliziare palati raffinati e non solo.