Quella volta che i maiali si ubriacarono
di Armando Lostaglio
Mimì ricorda di quella volta che un’azienda vinicola di Rionero fece riversare nei canali del vino andato a male. E che finirono nella fiumara, dove i maiali si abbeveravano. Bevendo quell’acqua adulterata, le povere bestie si ubriacarono. Impazziti, fuggivano senza meta e grugnivano, per giorni.
Lamenti e risate, ilarità diffuse per quell’episodio così inconsueto. In quel tempo lontano che oggi pare non vero. Sovviene il titolo di quel film diretto nel 2000 dal curdo-iraniano Bahman Ghobadi Il tempo dei cavalli ubriachi, storia di sofferenza di bambini che impressionò al festival di Cannes. Altre geografie, altri tempi.
Mimì ricorda lo ricorda quel tempo, come lampi di luce, e fatti accaduti nella sua adolescenza, con le tragedie della guerra appena alle spalle. Di quella volta che era l’Ottava di Pasqua, il 1945, l’8 di aprile, che quella maledettala jeep dei militari americani investì la processione dalle parti del Macello, ferendo mortalmente due bambini. Lui li aveva visti scappare quei militari di colore, fino al quartiere dell’Annunziata, e tanto lo impressionò quel sangue secco sulla pelle scura mai vista prima di allora. “Che impressione!”
E ricorda ancora del tempo giocoso che li faceva arrampicare sul mascio tutto scivoloso ed insaponato, l’albero della cuccagna carico di prosciutti e di salami: alla festa della SS. Annunziata, ma anche a Sant’ Mauro celebrato al quartiere dei Morti, lì campeggiava il mascio. E a Monticchio, sul lago dorato, verso la funivia, le Mura di Sant’Ippolito e l’abbazia di San Michele. E la Festa r’ la Maronna, la processione popolare, la banda dei bravi musicisti a Rionero, la Giuseppe Verdi, i cavzun c la r’cotta aròcia, specialità solo di questo luogo. Che festa! E quanta fede.
Così li ricorda Mimì, mentre piange il fratello maggiore, Donato, appena scomparso.
Anni lucenti di speranze, spesso deluse, ma comunque avvinti di traguardi bene o male raggiunti, da quel tempo dei maiali ubriachi.
A lui vanno questi versi di Vittorio Sereni:
La Terrazza
Improvvisa ci coglie /la sera. /Più non sai /dove il lago finisca;
un murmure soltanto /sfiora la nostra vita /sotto una pensile terrazza.
Siamo tutti sospesi /a un tacito evento
questa sera /entro quel raggio di torpediniera
che ci scruta poi gira /se ne va…