The Horsemen, recensione di Riccardo Rosati

The Horsemen

 

Genere: thriller

Nazione: USA

Anno produzione: 2009

Durata: 110’

Regia: Jonas Åkerlund

Cast: Dennis Quaid, Zhang Ziyi, Peter Stormare, Patrick Fugit, Neal McDonough, Eric Balfour, Clifton Collins Jr., Liam James, Deborah Odell, Aaron Hughes

                    Sceneggiatura: Dave Callaham

 

 

 

 

 

 

Dentro l’oblio di un uomo

Dalla scomparsa della moglie, il rancoroso detective della polizia Aidan Breslin (Dennis Quaid) si estranea sempre di più dai suoi giovani figli Alex e Sean. La sua vita comincia a precipitare dal momento in cui si trova coinvolto in una indagine su dei perversi omicidi legati alla profezia biblica dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse.

Mentre Breslin compie nuove agghiaccianti scoperte, si accorge pian piano di un legame scioccante tra lui e i quattro assassini seriali. Quello che dovrebbe essere solo un complesso caso investigativo, comincia a insinuarsi nella sua vita…

 

Da dove vengono i mostri

Un film che non porta nulla di nuovo nell’attuale panorama cinematografico, considerata la riproposizione della inflazionata tematica che vede spesso i serial killer trarre ispirazione per le loro  nefandezze dalla religione, con l’aggravante che nella pellicola di  Jonas Åkerlund questo suggestivo, seppur inquietante, argomento sembra venire utilizzato più come espediente per attirare spettatori, che come base di una sceneggiatura solida e coerente.

Se consideriamo poi cult del genere come Il silenzio degli innocenti (1991) e Seven (1995), The Horsemen si attesta quale una produzione che lascia abbastanza a desiderare: colpa di una trama scontata e di un utilizzo inefficace della suspense. L’unico  elemento di interesse del film è quello sociale legato alla aspra critica rivolta a dei genitori assenti, sovente responsabili della genesi di quei “mostri metropolitani”, da anni protagonisti delle pagine di cronaca nera in TV o sui giornali. A tal proposito, il produttore Brad Fuller sostiene che: “Il vero cattivo del film è la trascuratezza”, “… è il catalizzatore per cui ogni rapporto, tra padri e figli, madri e figli, assassini e vittime, prende forma o viene modificato in qualche modo. Come tutti sappiamo, la trascuratezza può dar vita a profondi sentimenti di dolore, colpa e anche vendetta. Gli omicidi seriali dei Quattro Cavalieri sono una manifestazione diretta di queste sensazioni”.

 

Per quanto riguarda gli attori, un po’ piatta la prova dell’astro nascente del cinema cinese, Zhang Ziyi, inserita nel cast essenzialmente come orpello e non per delle spiccate qualità recitative. La bella attrice orientale pare ormai ripetersi in ogni ruolo affidatole, non riuscendo a calarsi bene nell’inquietante personaggio che interpreta in questa vicenda.

Sebbene vengano tirati in ballo denti strappati, feti e Snuff Movie, questa opera non suggestiona né disturba; siamo decisamente sul già visto e rivisto. Un finale originale, benché non imprevedibile, non salva comunque un prodotto dalla qualità modesta, per non dire proprio mediocre.

Riccardo Rosati